GENNARO CAROTENUNTO

La leggenda della principessa kaguya. La storia racconta di Okina, un tagliatore di bambù, che una notte, lavorando, scorse una canna di bambù splendente; dopo averla tagliata, vi trovò all’interno una bambina molto piccola, grande «come un pollice». La portò a casa, dalla propria moglie, e non avendo figli i due decisero di adottarla. Quando poi tornò al lavoro, Okina si accorse però che ogni volta che tagliava il bambù vi trovava dentro una piccola pepita d’oro, capendo che quella sorta di magia era in qualche modo causata dalla piccola bambina chiamata Kaguya (notte splendente). Passarono gli anni e Kaguya crebbe accudita dai genitori amorevoli – e, grazie alle pepite, più che benestanti – e divenne una donna bellissima, sempre più ambita dagli uomini del paese nonostante i genitori avessero anche provato a tenerla il più possibile nascosta. Si presentarono quindi cinque principi provenienti da diverse parti della terra, chiedendo la mano della ragazza; lei, però, non aveva nessuna intenzione di accettare e per questo chiese ad ognuno dei pretendenti, come pegno d’amore, una cosa difficilissima da ottenere. Infatti al primo chiesa la sacra ciotola del Buddha, al secondo un ramo di un albero dal tronco d’oro e dalle foglie d’argento, al terzo la pelle di un topo di fuoco, al quarto un gioiello che si trovava sulla testa di un drago, al quinto una conchiglia nascosta nella pancia di una rondine. Nessuno riuscì nell’impresa e perfino l’imperatore del Giappone, che si presentò per sposarla, fu rifiutato: Kaguya rivelò infatti di provenire dalla Luna e che presto sarebbe ritornata nel suo pianeta natale. L’imperatore mandò molti soldati ad impedire che la sua amata partisse, ma gli esseri celestiali che vennero a prendere Kaguya, loro principessa, accecarono tutti e così la ragazza scomparve. Lasciò una lunga lettera e una goccia dell’elisir della vita, ma l’imperatore portò entrambi i doni sul monte Fuji per bruciarli: così si spiegavano sia il fumo che usciva dal monte vulcanico, prodotto dall’elisir che bruciava, sia il suo nome (che si riteneva derivasse da fushi, immortalità).

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Bergen-NORVEGIA Città d’origine del famosissimo musicista Kygo, Bergen vive di suoni, sensazioni e sapori come nessun altro luogo. Pesce fresco e altre delicatezze locali si intonano a una dinamica scena artistica di musei e gallerie. Le strade della capitale dei fiordi sono fiancheggiate da fiabesche casette in legno e hanno come caratteristico sfondo sette montagne. Bryggen, il porto medioevale del periodo anseatico, con i suoi circa 60 edifici storici tutti allineati, è nell’elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e molte delle fondamenta più antiche risalgono al XII secolo.

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Il Fushimi Inari Taisha (伏見稲荷大社?) è il principale santuario dedicato al kami Inari, situato a Fushimi-ku, a Kyōto in Giappone. Il santuario si trova alla base di una montagna chiamata anch'essa Inari, che è a 233 metri dal livello del mare e che comprende diversi sentieri verso altri santuari minori. Dai tempi antichi in Giappone Inari è sempre stato visto come il patrono degli affari, e sia commercianti sia artigiani tradizionalmente venerano Inari. In primo luogo, tuttavia, Inari è il dio del riso. Ognuno dei torii al Fushimi Inari-taisha è stato donato da un'azienda giapponese.Il santuario divenne oggetto del mecenatismo imperiale durante la prima parte del Periodo Heian.Nel 965 l'Imperatore Murakami decretò che i messaggeri portassero dei resoconti scritti degli eventi importanti ai kami guardiani del Giappone. Questi heihaku si presentarono inizialmente a 16 santuari, tra cui anche il Fushimi Inari-taisha.Dal 1871 al 1946, il santuario di Inari è stato ufficialmente designato uno dei Kanpei-taisha (官幣大社?), ciò significa che si trovava nel primo rango dei santuari.[4] Il santuario attira diversi milioni di fedeli per il Capodanno giapponese, nel 2006 la polizia ha dichiarato che per tre giorni furono presenti 2,69 milioni di persone, soprattutto dal Giappone occidentale.Questo popolare santuario si dice abbia ben 32 000 sotto-santuari (分社 bunsha?) in tutto il Giappone.Le prime strutture sono state costruite nel 711 sulla collina Inariyama, nel sud-ovest di Kyoto, ma il santuario fu spostato nell'816 su richiesta del monaco Kūkai. La struttura principale del santuario è stata edificata nel 1499[5] Nella parte inferiore della collina ci sono la porta principale (楼門 rōmon?, "porta torre") ed il santuario principale (御本殿 go-honden?). Dietro ad essi, in mezzo alla montagna, il santuario interno (奥宮 okumiya?) è raggiungibile con un sentiero fiancheggiato da migliaia di torii. Sulla cima della montagna ci sono centinaia di cumuli (塚 tsuka?) per il culto privato. Nel libro del folclorista Kiyoshi Nozaki Kitsune: Japan's Fox of Mystery, Romance and Humor c'è l'immagine di un dipinto del 1786 raffigurante la porta principale del santuario di cui si dice che sia costruita da Toyotomi Hideyoshi. Le volpi (kitsune), considerate messaggeri, si trovano spesso nei santuari di Inari. Un attributo ricorrente è la chiave (del deposito di riso) nella loro bocca. A differenza della maggior parte dei santuari scintoisti, il Fushimi Inari-taisha, in armonia con i tipici jinja di Inari, ha molte statue di volpi, che sono oggetto di venerazione.

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