Football e Dintorni

Finchè sei zero a zero puoi vincere

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NO REGRETS

2020-03-16 11:22:44

La vita di Stig Tofting fra contrasti in mezzo al campo e le eccessive trasgressioni fuori passando per le sue tragedie umane.Il destino non gli ha fatto sconti ma lui l'ha affrontato sempre "No Regrets",nessun rimorso.

Il dramma che gli cambia la vita


Horning e’ un centro abitato  a qualche chilometro da Aarhus,la seconda citta’della Danimarca,un sobborgo di poco meno di 10.000 abitanti nella penisola dello Jutland.In una nazione come quella danese che alla birra e’legata da oltre 5 mila anni,da quando i vichinghi la preferivano all’acqua,i pub sono veri e propri luoghi di culto.

Ce ne sono diversi anche a Horning di pub,nonostante le piccole dimensioni del paese  e  uno in particolare,gestito da un signore che ha da poco superato i 50 anni,di corporatura massiccia e con i capelli rasati, co n le sembianze da vecchio lottatore di Wrestling in pensione.

Il pub,Horning,la Danimarca tutta,sono adesso il luogo dove l’anima di questo cinquantenne ha trovato la quiete dopo una vita di eccessi,tormenti e dolori strazianti.

Il protagonista in questione e’ Stig Tofting e l’inizio della sua storia parte proprio dalla cittadina danese,oggi divenuta sobborgo di Aahrus,dove passa la sua gioventu’ fra corse in bicicletta e calci ad un pallone nella squadra giovanile locale.

Il quadretto felice della vita di Stig ha il  suo primo fragoroso,devastante squarcio a 13 anni.

Stig ha appena finito l’allenamento prima della finale del torneo giovanile che si giochera’ il giorno dopo e il suo allenatore gli ha appena comunicato che lui sara’titolare.Tofting e’al settimo cielo e imbraccia con entusiasmo la sua bicicletta per andare a dare la notizia ai propri genitori.La manciata di chilometri che separano la sua abitazione dal campetto di allenamento vengono divorati tutti di un fiato,ma quando parcheggia la sua bicicletta di fronte casa non trova suo padre ad accoglierlo in giardino,ne’ sua madre alla finestra.Intuisce che c’e’ qualcosa che non va ed entra in casa,sale al piano di sopra dove gli si fa’ incontro il suo amato cane Lucky mentre la scena che si palesa davanti a lui e’agghiacciante.Il padre e la madre,riversi in un lago di sangue,senza vita.Stig e’ incapace di ogni reazione.Le uniche parole che usciranno dalla sua bocca in quel giorno,saranno:”Io domani gioco quella finale”.

La finale la gioco’,naturalmente la vinse la sua squadra e Stig fu’ eletto miglior giocatore.Tutto questo il giorno seguente l’immane tragedia che ha stravolto la sua vita..

 

“Ancora oggi ricordo quel giorno. Mi sono ripetuto tante volte che se fossi rimasto a casa avrei potuto evitare che mio padre sparasse a mia madre. Ma sarei potuto morire anche io e non sarei qui. Perdere i propri genitori a 13 anni lascia il segno.”


La sua carriera fino alla nazionale

Il suo dramma rimase segreto.Se lo porto’ dentro Stig con tutta la sua rabbia che trasformera’in maniera straordinariamente positiva in campo quanto tragicamente infelice fuori.Il prosieguo della sua vita si divide  fra il pallone,dove scala le categorie dell’Aarhus e la sfera privata dove inizia a lavorare in una ditta  della sua citta’come operaio mentre nel tempo libero frequenta una banda di Bikers fra tatuaggi,scorribande,incontri violenti e rapine.

Nel frattempo gli osservatori delle grandi squadre iniziano ad interessarsi di lui e appena superati i 20 anni arriva la chiamata dell’Amburgo per lui.

Ma l’avventura non sara’ fra le piu’ felici,in 2 anni colleziona solamente 8 presenze e una personalita serrata come lui fa’ molta fatica a integrarsi e legare con un ambiente rigido come quello  tedesco.

Nel ’95 quindi fa’ ritorno nuovamente ad Aarhus.Non ne puo’ fare a meno.Quello e’ il suo posto nel mondo che abbandonera’ svariate volte ma mai definitivamente.

Intanto a Stig gli e’ stato affibbiato il suo primo soprannome,il “Bulldog”.Quell’appellativo gli portera’ fortuna nella sua seconda avventura nello Jutland infatti in due stagioni segnera’ ben 17 reti.Un bottino di tutto rispetto per un mediano che fa’ della grinta e della vigoria fisico-atletica le sue migliori doti.

La Germania torna all’assalto e questa volta e’ il turno del Duisburg a convincere Stig a lasciare Aarhus per la seconda volta.Nella valle della Ruhr rimarra’3 anni conquistando con la piccola realta teutonica due salvezze ed addirittura una partecipazione alla Coppa delle Coppe.

Nel ‘2000 torna nuovamente all’Amburgo,transitando solo per qualche partita sempre nella sua citta’natale.

E’ l’anno degli Europei e la sua Danimarca arrivera’ ultima nel girone eliminatorio senza fare neanche un punto,ma il mondo iniziera’a conoscere quella montagna di muscoli che in mezzo al campo difficilmente viene sottomessa dagli avversari.


I mondiale del 2002 crocevia della sua vita,in campo e fuori


Ma il culmine della sua notorieta’ lo avra’ nel bene e nel male due anni piu’ tardi ai mondiali di Korea.Succede di tutto e di piu’.

In campo la squadra vince il girone battendo Uruguay e Francia.Stig ha al suo fianco nel centrocampo nordico,Thomas Gravesen,un altro che non le manda a dire formando una diga che superla e’ difficile quanto scalare l’Everest.Una giornata sbagliata nell’ottavo di finale contro l’Inghilterra nega ai danesi di replicare il quarto di finale raggiunto 4 anni prima.Ma appena finito il mondiale Stig stacca la spina e accende il diavolo che c’e’ in lui.

Durante una cena con la squadra aggredisce un dipendente del ristorante,il quale li ospitava,reo di averli intimati ad abbassare il tono della loro voce.Testate e pugni da un Tofting in preda all’alcool non si augurano neanche al peggior nemico e il cuoco finisce malissimo.Finisce male anche per Stig il quale viene arrestato.Per lui saranno 4 mesi di carcere che scontera’ sino alla fine.Quando esce Stig e’ lo stesso uomo.Lo stesso vulcano che tracima rabbia e rancore,pronto a esplodere da un momento all’altro.Senza mai un passo indietro.Come indica anche il nuovo tatuaggio sull’addome..”No Regrets”.Nessun rimorso.La vita di Stig Tofting,spiegata in due parole.

Ma i tormenti  non sono finiti.Dopo il licenziamento dal Bolton,arriva l’ennesimo squarcio nella sua anima.Un giornale scandalistico danese rivela al mondo i dettagli della sua tragedia familiare che fino a quel momento era riuscito a tenere nascosto.Sara’ uno scandalo in Danimarca,tanto che il direttore della testata verra’ licenziato,ma Stig che nel frattempo si e’costruito la sua di famiglia deve incassare il colpo.

L'ultimo dramma e il ritiro dal calcio giocato


Tofting,torna a giocare ad Aarhus nel frattempo.E’ il 2003 ed ha quasi 34 anni,ma il destino non ha pieta’ di lui.Perde la terza figlia per un male incurabile dopo pochi giorni dalla nascita.

A questo punto inevitabile l’ennesima fuga,in Cina,al Tianjin Teda dove pero’ la nostalgia del suo paese ora cosi lontano e’ troppo forte.Dopo pochi mesi torna nuovamente all’Aarhus,ma la musica non e’ cambiata e durante una cena di squadra in preda all’alcool,perde il controllo e malmena due compagni di squadra.

Via di nuovo.Questa volta nella vicina Svezia.L’Hacken e’ la piccola squadra che lo accoglie per una stagione nel 2005,anno in cui uscira’anche la propria autobiografia”No Regrets”.

La sua carriera di calciatore ormai e’ al crepuscolo ed arriva nel 2006/2007 al Randers.Stig appesi gli scarpini al chiodo,prova a fare l’allenatore.Prima proprio al Randers,poi di nuovo nella sua Aarhus.Ma forse non fa’ per lui.Stig ha bisogno di combattere.Intraprende la carriera di pugile,nella quale partecipa a qualche incontro di beneficienza fra cui quello con Rene’Dif,l’ex cantante degli Aqua.L’incontro a Copenaghen fara’addirittura  da contorno ad un match di Holyfield.

Dopo questa ultima parentesi nel ring la vita’ di Tofting prende finalmente una parabola verso la normalita’.Si chiude il cerchio,si apre il pub dove oggi troviamo Stig,l’omaccione grosso e distinto con l’anima squarciata da una vita piena di “Up and Down” ma con un’unica certezza.No Regrets.


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