Fiorenza Merati

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Cani e Emozioni

2019-10-24 11:29:53

Sono educatrice cinofila ormai da tanti anni e fin dall'inizio della mia formazione e dell'attività in campo poi, la parte che più mi ha attirato e affascinato del lavoro di educazione è la parte emozionale e relazionale.


Dopo tanti studi e pubblicazioni scientifiche, ormai è stato assodato che gli animali provano emozioni. Per chi ha un animale in casa e condivide tempo e spazio con lui o lei, tutti questi studi risultano sicuramente inutili e superflui, perché noi sappiamo che i nostri compagni a quattro zampe condividono con noi emozioni quali la paura, la gioia, la noia, la tristezza, la rabbia, la sorpresa,...

Forse tanti di voi però non sanno che, parlando di cani e di educazione del cane, queste emozioni possono andare ad influenzare quella che è la modalità di apprendimento e memorizzazione di qualcosa che vorremmo insegnare al nostro cane o che sta imparando da solo attraverso esperienze di esplorazione. Infatti spesso certi comportamenti per noi sbagliati, fastidiosi, indesiderabili, sono frutto di un insegnamento abbinato a un'emozione sbagliata.

Alcuni errori e problemi di gestione sono quindi dovuti a un errore di associazione tra il comportamento che vorremmo che il cane proponesse e l'emozione che il cane prova nel momento in cui propone quel comportamento. Il più delle volte si tratta di errori involontari (non è nostra intenzione creare un problema nel cane, ma non ci accorgiamo che lo stiamo facendo) o di associazioni fatte in modo spontaneo dal cane.

Un esempio per farvi capire: mi capita spesso di vedere che quando è il momento della passeggiata e il proprietario ha bisogno di mettere guinzaglio e collare al cane, questo inizia a fare il matto e a correre per la casa, nascondersi, non farsi prendere finché il proprietario in qualche modo riesce a placcarlo e a fargli indossare il guinzaglio per fare l’uscita che poi il cane adora fare. Quindi il problema non è dato dal fatto che il cane non vuole uscire, ma più probabilmente dal fatto che il momento del dover indossare il collare e il guinzaglio è stato associato a euforia e quindi a gioco. Può essere successo che con il cane cucciolo, al momento dell’uscita abbiamo avuto bisogno di vezzeggiarlo, di attirarlo verso di noi muovendoci e chiamandolo con voce estremamente allegra e invitante, per poterlo distrarre da ciò che stava facendo e riuscire quindi a portarlo fuori prima che ci sporchi in casa. Se chiamarlo in modo molto giocoso e euforico diventa un’abitudine, il cane nel tempo, ci mette del suo e interpreta il momento dell’indossare il collare per uscire, come momento di gioco associato ad euforia. Anche da adulto. Risultato: noi non riusciamo a richiamare il cane senza doverlo rincorrere per casa, lui assimila quell’atteggiamento come quello corretto per quel momento. Il tutto, il più delle volte, si crea involontariamente ma di fatto, il momento dell’uscita si trasforma in un incubo per noi, in un gioco per il cane.

Se sostituisco l’euforia dell’uscita, con la calma dell’indossare il collare, pian paino riesco a risolvere il problema e al momento dell’uscita chiamando il cane, questo imparerà ad avvicinarsi a me con calma per farsi mettere collare e guinzaglio per godersi poi insieme la passeggiata.

Questo ovviamente è solo un esempio, se anche voi constate un problema nel richiamare il cane nel momento di uscire di casa, non è detto che sia questo l’errore che avete fatto. Potreste averne creato uno diverso in base al carattere del vostro cane oppure, se avete adottato un adulto, non avete creato voi il problema ma il cane l’ha assimilato in eventuali esperienze pregresse. Ogni caso è a sé. Come ogni cane.

Si tratta comunque in generale di errori risolvibili in tempi più o meno brevi in base all'età del cane, la razza, il carattere, l'indole, ma anche al tempo, all'impegno e al modo in cui la persona affronta il problema e ci lavora.

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