Filippo Scicchitano

Medioevo islamico, i selgiuchidi nomadi che divennero sultani (Cap 2)

2019-11-29 05:48:39

Un trittico che narra la Storia del Grande Impero Selgiuchide, realtà fondamentale per lo sviluppo e la diffusione della fede sunnita, base dell'ortodossia islamica. In questi articolo scoprirete una parte della Storia universale sovente riposta in secondo piano, benvenuti nel Medioevo dell'Islam.

Seconda parte (II)

I successori di Toghrul Beg, primo sultano selgiuchide:

Il secondo sultano turco selgiuchide è Alp Arslan, (1059-1172) detto “Il leone valoroso”, titolo degnamente acquisito con le svariate dimostrazioni sul campo, delle sue valenti qualità guerriere, come ad esempio durante  la storica battaglia di Manzikert svoltasi nel 1071, dove Arslan sconfigge completamente l’esercito bizantino, facendo suo prigioniero lo stesso basileus, Romano IV Diogene.

Il terzo principe orientale turco e ultimo sultano del Grande Impero Selgiuchide è Malik Shah I (1072-1092). Figlio primogenito di Alp Arslan, ucciso nel 1092 dalla setta degli assassini, (qui un mio articolo per una rivista specializzata) è durante la sua reggenza che l’Impero ha la sua massima estensione.

A seguito della vasta espansione territoriale Malik decide di stabilire degli stati vassalli islamici, istituendo i sultanati ed emirati in Edessa, Aleppo e Damasco.

Shah unifica definitivamente l’Impero sotto la fede Sunnita, alla sua morte, tuttavia, l’egemonia selgiuchide si sgretola e rapidamente si avvia un periodo di feroci lotte intestine fra i vari emiri e sultani per la spartizione dei territori del Grande Impero Selgiuchide.

L' esercito selgiuchide:

Le forze armate dei sultani del Grande Impero turco si basano sulla cavalleria.

L 'arma selgiuchide più efficace è la cavalleria leggera composta da reparti di arcieri micidiali, con faretre capaci di contenere fino a 60 dardi, gli arcieri a cavallo sono sempre accompagnati da piccole aliquote di cavalleria pesante protette con armature dorate, elmi a puntale in stile persiano, solitamente arricchiti con piume dipinte a colori sgargianti, le loro armi principali sono spade e lance lunghe, inoltre anche questi soldati corazzati hanno sempre con loro l'arco.

Tutti i combattenti della dinastia di Selejuk hanno le stesse armi di difesa, vale a dire scudi tondi oppure a forma di fiore, quasi sempre di piccole dimensioni.

La fanteria è molto eterogenea formata da combattenti ascari, curdi, turcomanni e beduini, i loro equipaggiamenti variano in base al paese d'origine.

Mentre le truppe d'élite sono i mamelucchi, la guardia personale del sultano, questi sono schiavi allevati sin da piccoli a diventare impavidi guerrieri, con il passare del tempo, essi stessi come i loro padroni saranno capici di costruire un loro potente regno.

Un fatto molto interessante è che per i selgiuchidi non c'è nulla di strano che le donne partecipino al combattimento, come delle vere e proprie amazzoni letali.

Ar Rum il sultanato nomade:

Il più esteso e potente di questi regni  mussulmani è il sultanato di ar- Rum, che ha come iniziale guida Sulaiman  (1077- 1086).

Questo potente dominio islamico comprende una buona parte dell’Anatolia, e la sua capitale è in un primo tempo collocata nell’ antica città di Nicea, ma in seguito alla riconquista bizantino-crociata, viene forzatamente spostata a Iconium.

Dopo il governo di Sulinam I, il sultanato è ereditato da Quilig Arslan I, figlio e successore legittimo di Suliman.

Quilig è uno dei più rappresentativi sovrani selgiuchidi e prende la guida di Ar Rum in giovane età.

Il giovane sultano deve affrontare da subito grandi prove militari, su svariati fronti, a causa delle lotte intestine, dell’invasione crociata e dei piani di riscossa bizantini.

Arslan I e i suoi guerrieri sono i famosi e temuti turchi che sterminarono i crociati di Pietro l’Eremita in Anatolia centrale.

Il sultano, dopo questo trionfo, non ha il tempo di festeggiare la vittoria, una potente armata crociata e bizantina lo ha messo in scacco, per questa ragione Quilig è costretto all’ abbandono della sua capitale, Nicea, dove sono rimasti moglie e figli.

Era l’anno 1097 e Nicea tornava sotto il dominio di Bisanzio.

Arslan si trasferisce rapidamente nella nuova capitale Iconium.

La nuova strategia del “leone valoroso”:

La situazione non è troppo drammatica per un uomo che discendeva da un'etnia nomade: anche se il giovane ama molto Nicea, deve ripiegare per non finire stritolato nella morsa dei nemici.

Il sultano a questo punto opta per la via della diplomazia, egli vuole alleggerire il numero degli avversari da affrontare, subito stipula patti di non belligeranza con i rum di Bisanzio e con i sultani ed emiri a lui confinanti.

Tutto questo è compiuto in funzione anti crociata, Quilig Arslan I crea inoltre un’importante alleanza strategica con un potente Signore della guerra turco chiamato Danishmd, despota che governa con il pugno di ferro una consistente parte dellArmenia Superiore.

Il noto cronista di Damasco Ibn al- Qualasi annotava che:

 «Il sultano di ar- Rum strinse patti con molti alleati tra questi anche i signori musulmani di Siria».

La guerra è ancora lunga, bisogna limitare i fronti di combattimento, il sultano lo sa bene, ma non è detto che basteranno queste manovre diplomatiche per vincere.

Il tempo dei selgiuchidi sembra essere al suo definitovo tramonto...