Fabrizio Gavatorta il Pittore delle ombre

11febbraio 1564. Daniele da Volterra, che rimase vicino al divino Michelangelo Buonarroti sino alla morte lasciò scritto: «Egli lavorò tutto il sabato, precedente la domenica di carnevale, il lunedì si ammalò; lavorò in piedi, studiando sopra quel corpo della Pietà». Due parole non sono state scelte a caso: "In piedi" e "studiando". . "In piedi", perché il confronto con l'arte è un duello, un affrontarsi. "Studiando", a significare che per Michelangelo l'espressione figurativa è stata sempre ricerca, rovello mentale, strenuo sperimentalismo. Quasi novantenne “in piedi”, alla vigilia della morte, Michelangelo ancora "studiava" il tema ultimo della vita, il senso del vivere, la nostalgia della perfezione e anche il rapporto con la madre. In questa scultura è simboleggiato il legame di ogni persona con la sorgente della sua vita: il grembo materno. Il Cristo è morto, ma dovrà risorgere: sembra che il suo corpo voglia ricomporre quell’unità tra madre e figlio per iniziare con la sua carne umana una nuova vita partendo ancora da quel grembo che l’ha ospitato. «Il Cristo che fa tutt'uno con la Madre, le due figure l'una all'altra attaccate» sembrano, attraverso la risurrezione, attingere all'ultima perfezione alla quale è destinata l’umanità redenta. Esattamente poche ore prima di morire Michelangelo ritorna per l'ultima volta sull'argomento che segna il passo dell’esistenza di ogni creatura umana. «Si dice che quando un uomo sta per morire ritorni miracolosamente bambino». Nel tuffo della nostra memoria al momento in cui la vita si va spegnendo, repentinamente le ultime immagini appartengono all'infanzia remota, gli ultimi pensieri e le ultime invocazioni sono per la madre ed il pensiero semplice e antico della morte come ritorno alle origini occupava la fantasia del quasi novantenne Michelangelo: vicino a morire e solo, nell'inverno del 1564, di fronte alle due figure "attaccate insieme». Più che mostrare il sacrificio, l'ultima scultura di Michelangelo mostra lo stato spirituale che dal sacrificio di Cristo discende. L'umana sensazione, consolante e pietosa, della morte come ritorno alla madre. Morendo si ritorna bambini, si ritorna nell'infinito, luogo che ci ospita da sempre, non si va via, si cambia solo il contesto.

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Fabrizio Gavatorta il Pittore delle ombre

Dal ciclo pittorico "Le Principesse Contemporanee" ho scelto di pubblicare questo mio recente disegno a carboncino. Da Marzo 2019 questa opera, realizzata dal vivo, ritraendo una mia modella, è stata esposta insieme a tutte le altre realizzate per il medesimo ciclo pittorico all'interno di mie importanti mostre personali che saranno allestite in siti museali di alto profilo e patrocinate dalla Regione Piemonte. il titolo della mostra sarà LE PRINCIPESSE CONTEMPORANEE : RINASCENZA

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