Erica Scherl

Un altro strumento meraviglioso e insolito: la “viola d’amore a chiavi” o nyckelharpa

2020-05-02 11:22:44

Nel presentarvi la famiglia degli affascinanti strumenti che possono essere considerati lontani parenti del violino, in quanto strumenti ad arco, non poteva mancare la descrizione della viola d'amore a chiavi che in Svezia prende il nome di nyckelharpa.

Aspetti organologici


Potete subito notare che la nyckelharpa ha alcuni punti in comune con diversi degli strumenti che vi ho presentato nelle precedenti puntate. Intanto c'è un aspetto in comune con la ghironda, che vi avevo presentato qualche articolo fa, in quanto la meccanica dei tasti che toccano le corde è la stessa, il suono però, anziché essere prodotto dallo sfregamento della ruota sulle corde, viene prodotto dall’archetto. Osserviamo inoltre, che anche nella nyckelharpa, come nella viola d’amore, presentata nel mio ultimo articolo, ci sono le corde di risonanza (oggi le corde di risonanza sono ben 12), che contribuiscono a conferire il timbro così particolare allo strumento.

Un po' di storia

Tra le prime testimonianze iconografiche riguardanti la nyckelharpa menzioniamo, la più antica giunta fino a noi ovvero un bassorilievo che orna un capitello nella chiesa di Kaellunge, in Svezia, che risale al 1350, e due affreschi risalenti entrambe al XV secolo: l’affresco di Taddeo di Bartolo a Siena, con il bellissimo angelo che suona la viola a chiavi che vedete qui rappresentato, e un altro dipinto nella chiesa di Tolfa in Svezia.

Troviamo inoltre rappresentazioni illustrate di questo strumento anche in alcuni celebri trattati dell’epoca, fra cui il celebre “Theatrum Instrumentorum” di Michael Praetorius, del 1619.

Musiche di ieri e di oggi

Dalle testimonianze a nostra disposizione notiamo che questo bellissimo strumento, presente contemporaneamente in Italia e in Svezia nel XV secolo, ha avuto una parabola discendente nel nostro Paese ed è progressivamente scomparso dalla fine del 1700, mentre in Svezia è tuttora lo strumento principe della musica tradizionale. 

La nickelharpa come la conosciamo oggi è anche frutto del lavoro di August Bohlin, che nei primi anni del '900 l'ha resa uno strumento cromatico e non a bordoni, espandendone in questo modo le potenzialità, e dando in questo modo un grande impulso alla sua rinascita.

Negli ultimi decenni, con la riscoperta della musica antica e lo studio degli strumenti dell’epoca, è stato riportato in luce, sia nell’ambito dell’esecuzione di musica antica medioevale e rinascimentale, sia nella musica contemporanea. A questo proposito dobbiamo molto anche a Marco Ambrosini, musicista e compositore italiano residente in Germania, che ha dato negli ultimi anni una forte spinta alla conoscenza e alla diffusione di questo strumento nel repertorio medioevale e barocco con l’Ensemble Oni Wytars, nonché al suo impiego nella musica del nostro tempo. 

Seguitemi, nei prossimi giorni selezionerò per voi degli interessanti esempi musicali!