ENZO REY

La POP ART di Keith Haring: la cultura della strada nelle opere e nei murales

2019-08-16 15:23:29

Nella foto il murales di Keith Haring "TUTTOMONDO" realizzato a Pisa nel 1989.

KEITH HARING - Artista eclettico, innovativo, ma nello stesso tempo tradizionale, perchè legato ai valori umani più basilari ed elementari quali: la pace, l ‘amore , la fratellanza , senza tralasciare l’eros . I suoi colori sempre molto vivaci e violenti aiutano ad esprimere il sentimento dei soggetti, che non sono mai statici e privi d’espressione. I suoi disegni sono capaci di dare vita alle superfici su cui vengono fatti; danno un’energia positiva ed allegra, rimanendo eleganti e travolgenti : animati da un arcaico horror vacui, si infittiscono e moltiplicano sullo sfondo come racemi medievali. 

Nel 1981 lascerà il supporto cartaceo per dedicarsi alla pittura sul metallo, tele viniliche ed oggetti di recupero; mosso dalla curiosità di provare tecniche nuove e combinazioni, quasi alchemiche, tra materia pittorica , segno e superficie di fondo. Nonostante i volti non siano nemmeno accennati, l’artista riesce a donare la giusta espressività e la giusta dinamicità ad essi. Grazie alla sua conoscenza in fatto di fumetti andrà in giro per le strade newyorchesi disegnando con gessetti bianchi , sui cartelloni pubblicitari delle fermate della metropolitana, svariati soggetti. Spazierà dai famosi bambini ” radianti ” alle croci, cuori, disci volanti, scene erotiche, animali e figure umane a quattro zampe. Tutti elementi realizzati con una linea continua e veloce. 

Ogni opera declama tematiche sociali che stanno molto a cuore a Keith, come per esempio: il dilagare del contagio dell’HIV da un lato ( realizzando molte opere che invitavano all’uso del preservativo, dato che in questo periodo molti amici del pittore vennero contagiati !),dall’altro, la discriminazione della società verso i malati ; riuscendo a trasmettere il suo pensiero universale di amore in senso lato!…Coltiverà contemporaneamente interessi eterogenei: occupandosi di semiotica, studiando i testi di Roland Barthes e Umbero Eco, e l’ antropologia culturale, guardando in particolar modo ai geroglifici egiziani e alle civiltà precolombiane ; Haring scoprirà ben presto il coniugo tra l’efficacia comunicativa e la semplicità strutturale di tale forma di arte. In contemporanea frequenta ambienti della musica post-punk e rap e quelli degli ”artisti da strada” che affollano la grande mela. 

Nel 1988 apre un Pop Shop a Tokyo. In quell’occasione l’artista afferma: Nella mia vita ho fatto un sacco di cose, ho guadagnato un sacco di soldi e mi sono divertito molto. Ma ho anche vissuto a New York negli anni del culmine della promiscuità sessuale. Se non prenderò l’Aids io, non lo prenderà nessuno. Nei mesi successivi dichiarerà di essere affetto dal virus dell’ HIV. 

Fonderà la Keith Haring Foundation a favore dei bambini malati di AIDS . 

Nel 1989, vicino alla chiesa di Sant’Antonio abate di Pisa, esegue la sua ultima opera pubblica, un grande murales intitolato “TUTTOMONDO” e dedicato alla pace universale. 

Haring morirà a soli 31 anni, il 16 febbraio 1990. Nonostante la sua morte prematura, l’immaginario di Haring è diventato un linguaggio visuale universalmente riconosciuto del XX secolo, meritando, tra le altre innumerevoli esposizioni, una mostra alla triennale di Milano conclusasi nel Gennaio 2006.

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