emanuela savasta

La vita attraverso la lettura

2018-08-18 15:59:50

Come disse il grande Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito … perché la lettura è un’immortalità all’indietro"

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emanuela savasta

Lingua e dialetto

2018-08-18 15:50:43

È appena stato pubblicato il rapporto ISTAT sull'uso dell'italiano e dei "dialetti". Il rapporto indica una flessione nell'uso esclusivo del dialetto, e una leggera diminuzione delle situazioni di DIGLOSSIA (dialetto in famiglia, italiano in tutti gli altri contesti). Ma che cos'è una lingua e che cos'è un dialetto? Una lingua è un CODICE, un SISTEMA di SEGNI (suono+significato) e REGOLE fonologiche, morfologiche, sintattiche, semantiche, e pragmatiche che li combinano e li governano. Quando si è in presenza di tale sistema, i linguisti parlano di LINGUA. Il modo in cui questa lingua viene realizzata nelle diverse località è chiamato DIALETTO. Quindi c'è per esempio il dialetto napoletano di Forcella (la lingua è il napoletano), il dialetto pescarese dell'abruzzese (lingua abruzzese), eccetera. I confini delle lingue sono difficili da individuare: di solito le varietà locali delle lingue sono distribuite in un continuum. Una lingua è l'insieme di tutti i dialetti che presentano delle determinate caratteristiche comuni. Una dottoranda dell'universita` di Nimega, in Olanda, Nina Ouddeken, ha appena scritto una tesi sulle aree "di confine" tra due lingue. Nel caso dei dialetti tedeschi e olandesi, è molto difficile individuare il confine: ci sono dei dialetti intermedi, che presentano lo stesso fenomeno una volta in un modo e una volta in un altro, piu` o meno a caso. Nel caso dei dialetti emiliano-romagnoli e toscani, invece, il confine è netto. Un paese è toscano, quello dopo emiliano. Come si individuano i confini tra le lingue (o meglio, tra le aree linguistiche)? Tramite le cosiddette ISOGLOSSE, che sono delle linee immaginarie che dividono un'area in cui è presente un fenomeno da un'area in cui il fenomeno non è presente, o è realizzato in modo diverso, per esempio un'area in cui è presente la gorgia da un'area in cui non è presente. Le isoglosse sono più o meno numerose. La linea La Spezia-Rimini, che divide le varietà centrali da quelle settentrionali, è composta da centinaia di isoglosse (si parla di FASCIO di isoglosse). La linea abruzzese orientale-molisano vs napoletano è composta da meno isoglosse. Non c'è un numero minimo di isoglosse raggiunto il quale si possa parlare di "altra lingua". Soprattutto in assenza di confini geografici demarcanti, come una montagna o un fiume, ci si trova spesso in presenza di continua, di confini labili. A questo punto intervengono i legislatori, che stabiliscono a tavolino che il confine è questo. Ma la realtà è molto più indefinita. Questo è quello che dicono i linguisti (almeno, quelli che si occupano di dialetti e varietà non standard). Altri linguisti (i linguisti italiani, tradizionalmente), invece, chiamano lingua ciò che ha una tradizione scritta, una codifica, una standardizzazione. Le lingue sono più o meno solo le lingue nazionali. Una lingua, dicono, deve poter essere usata in ogni contesto, in ogni situazione (dal bugiardino delle medicine alle istruzioni per costruire un Boeing). La lingua ha uno status "ufficiale". In Italia, lo status ufficiale, oltre all'italiano, ce l'hanno il sardo e il friulano. Ma dal punto di vista linguistico/strutturale non c'è proprio NESSUNA ragione per chiamare il sardo "lingua" e il siciliano o il napoletano o l'abruzzese "dialetti". Ora, in Italia alcune aree presentano meno differenze di altre. Il continuum è più marcato nella zona alto-meridionale rispetto a quello della La Spezia-Rimini. Il problema di risolve in due modi: 1. Si guarda alla grammatica (e questo fanno i linguisti), e si capisce immediatamente che l'abruzzese, per esempio, ha una grammatica molto diversa dal napoletano. Sono lingue che si sono separate più recentemente, ma sono abbastanza diverse (ci sono abbastanza isoglosse a dividerle). 2. Si stabilisce che si tratti di dialetti della stessa lingua (in questo caso, della lingua alto-meridionale, il cui rappresentante più famoso è il napoletano. Vanno bene tutte e due. Quello che non va bene è chiamare il napoletano e l'abruzzese "dialetti".

emanuela savasta

Sensibilità dei bambini per le lingue umane, non parlate

2018-08-18 15:49:01

Per capire se i neonati abbiano una sensibilità per le lingue umane (e quindi le distinguono, per esempio, da altri rumori o suoni organizzati) un ricercatore dell’Università della California a San Diego ha controllato i movimenti degli occhi di bambini di 6 e 12 mesi mentre guardavano un video che conteneva gesti non linguistici (come ad esempio sistemarsi i capelli) e gesti della lingua dei segni. Il ricercatore ha osservato come i neonati osservassero i gesti delle lingue dei segni il 20% in più rispetto ai bambini di 1 anno. La conclusione è stata che i neonati distinguono cosa è lingua e cosa non lo è, mentre all’età di un anno questa capacità si è persa. Lo stesso accade per le lingue parlate: i neonati sono sensibili a tutte le lingue; a un anno di età i bambini sono sensibili alla lingua madre, ma hanno già perso la sensibilità per tutte le altre lingue

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