Elvira Falibetti

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Elvira Falibetti

A Siria, con tutto il mio cuore. A volte mi meraviglio dinnanzi alla velocità con cui il mondo si muove e muta. Mi succede quando sono per strada, circondata da decine di automobili e centinaia di persone, con i suoni della città che rimbombano nella mia testa e quella sensazione di essere fuori posto, come se l’universo mi fosse completamente estraneo. Mi sento come paralizzata, prigioniera di una realtà a cui sono convinta di non appar-tenere; intrappolata nel mio inferno personale. Non cerco una via d’uscita semplice-mente perché so che non la troverò; è inutile gareggiare se si è consapevoli di perdere fin dall’inizio. E resto ferma, continuo ad essere una spettatrice passiva, un’ombra in una società piena di luce. Qualcosa di nascosto, perduto, gettato. Quella carta stracciata che nessuno si degna di raccogliere; quel cane randagio da cui tutti si tengono a distanza; quell’uccello con l’ala spezzata, incapace di spiccare il volo. E quando un’ala spezzata non viene cura¬ta, per l’uccello è finita. Per me è finita.

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Elvira Falibetti

Come il sole al tramonto ☀️

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