Eleonora Zizzi

EMPATIA: STORIA DI ITALO SVEVO (4 dicembre 2019)

2019-12-04 16:34:06

Oggi pubblico l'articolo che doveva uscire ieri per la rubrica EMPATIA, pubblicato sul blog in data 21 settembre 2019. Per motivi di limite di caratteri non trovate l'intero articolo qui, ma lo trovate completo sul blog. Se lasciate un 🧡 e un commento, ricambierò volentieri. Buona giornata!


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Buonasera Lettori! Anche con questo nuovo articolo decido di creare un appuntamento serale, perchè credo che più di altre, la rubrica EMPATIA, si presta all'approfondimento serale, seppur ognuno degli articoli che scrivo non abbiano la pretesa di una stesura accademica.Ad ogni modo ciò che scrivo lascia sempre trasparire una certa ricercatezza di contenuti. In particolare stasera sentivo la necessità di questa rubrica, di parlare dunque di un grande maestro della letteratura italiana e della sua vita. Parleremo infatti, in un'ottica quasi colloquiale e rilassata, di Italo Svevo. E' bene talvolta parlare di letteratura, soprattutto per chi come noi vive con il fascino dell'intellettuale umanista, a volte senza pretese, a volte con uno stile un pò underground, come hobby o come professione. La verità è che chi legge un blog come il mio ama la cultura, ama circondarsi dello charme ideale dell'intellettuale. Magari non lo da a vedere, magari non lo considera elemento di vanto. Conosco tante persone che si credono tali e non lo sono davvero, che si improvvisano cultori di filosofia, storia ed altro e non hanno la sete di conoscenza necessaria per averne le doti. I social, riguardo a ciò, a mio modesto parere, sono i principali colpevoli.

Ma a parte questo mio breve excursus mi dedico ora al racconto della storia di Svevo. Italo nasceva il 19 dicembre del 1861 a Triste. All'epoca il suo nome era  Aaron Hector Schmitz. Solo successivamente, iniziata la carriera di scrittore, iniziò a definirsi con lo pseudonimo di Italo Svevo, cosa che alludeva alla doppia cittadinanza italiana e germanica. Era il quinto di otto figli. Il padre era un ebreo di origine ungherese, che lavorava come vetraio. La madre invece, era un'ebrea di origine friulana.

All'età di 6 anni inizia a frequentare la scuola israelitica di Trieste. A 12 anni entra nel collegio bavarese di Segnitz-am-Mein, dove sarà avviato alla carriera di commerciante. In questi ambienti viene a contatto con lo studio del tedesco e si approccia per la prima volta alla letteratura. Rimane subito affascinato dalle letture di Shakespeare, dei romantici tedeschi e dei narratori russi contemporanei. A 17 anni, viene trasferito all’Istituto superiore per il commercio “Pasquale Revoltella”, ma nonostante ciò, Svevo non perderà mai la sua passione, ormai sempre più radicata in lui, per la letteratura, per il teatro e per la narrativa.

Nel 1880, una profonda crisi finanziaria investe la famiglia degli Schmitz, costringendo Svevo ad abbandonare gli studi e a intraprendere un impiego come corrispondente francese e tedesco presso la filiale triestina della Banca Union di Vienna. Per alimentare la sua sete letteraria in questo periodo, inizia a collaborare per un giornale triestino, " L'Indipendente". Il suo primo articolo uscirà il 2 dicembre, sotto lo pseudonimo di Ettore Samigli. Si tratta di una critica letteraria al personaggio shakespeariano di Shylok. Da allora le sue attività di giornalista prendono la giusta piega e continua per lungo tempo a dedicarsi alla critica letteraria e teatrale. Un anno dopo la morte tragica del fratello Elio, a soli 22 anni, a  causa della nefrite, Svevo pubblica il suo primo libro, "Un inetto", nel 1887. Negli anni successivi instura una grande amicizia  con il pittore Umberto Veruda e inizia a frequentare numerosi circoli e salotti, che lo porta a fare numerose conoscenze tra gli intellettuali di tutta Europa. Inoltre grazie alla fervente ispirazione di questi luoghi, Svevo sperimenta l'arte del racconto epistolare sull'Indipendente, con "Una Lotta" e " L'assassinio di via Belpoggio". Nel 1892, Italo Svevo decide di pubblicare nuovamente il suo primo romanzo, ma con il titolo " Una Vita", che lo rese celebre anche ai giorni nostri.


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