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STORIA D'ITALIA

2020-11-26 13:19:34

Articolo dove affronteremo l'evoluzione dell'Impero Romano durante il periodo d'oro per giungere al 180 con la morte di M.Aurelio.

ADRIANO (117-138)


Venuto a sapere della morte di Traiano, egli si fece rettificare dal Senato la sua elezione a Imperatore senza riscontrare nessun ostacolo.

Si può dire che sarà un sovrano che percorrerà molto la linea augustea riguardo la sua politica e della sua portata nelle gerarchie statali.


Sicuramente uno spazio che ha fatto evolvere con successo è quello amministrativo, finendo quell'opera di concessione degli uffici ai soli equestri e creando una sorta di scaletta per permettere di ricoprirli.

Importantissimo sarà anche il suo contributo al campo giuridico con l'aiuto di Salvio Giuliano che redigerà l'editto del pretore, una opera che toglierà la grandezza d'azione delle magistrature a favore di maggiore uniformità nel tessuto imperiale.

Ci sarà con lui anche la suddivisione dell'Italia in quattro distretti giudiziari affidati ai consulares, avviando un nuovo processo: la provincializzazione della penisola italica.

In campo economico invece la situazione era abbastanza buona, caratterizzata da una crescita continua grazie alla stabilità nelle province e alle opere di colonizzazione.

Adriano sarà comunque anche un innovatore che darà un preciso inquadramento del consilium, un gruppo competente di uomini vicino al Principe che ora prenderanno posto vicino ai membri degli ordini senatori ed equestri.

Fu un imperatore molto attento e un percussore del Principe-filosofo che caratterizzerà i suoi successori.

Lo testimonia il suo modo di concepire l'Impero e dei suoi numerosi viaggi al suo interno, voluti sia per avere un responso visivo delle provincie e della loro situazione sia per alimentare la sua curiosità intellettuale, molto simile al mondo filoellenistico.

Seppur nati con Traiano, nel suo regno avremo molti interventi intenti a ravvicinare il centro con le periferie, per ricostruire un mondo che stava pian piano allontanandosi e che portava a galla molte problematiche.


Tuttavia non tutti i suoi interventi furono efficaci ed alcuni sono addirittura trascurati.

Parliamo sicuramente del campo della politica estera, opposta a quella di Traiano e delle suo moto espansionistico.

Adriano infatti abbandonò le nuove province orientali, concentrandosi sul consolidamento dei limes ed evitando nuove guerre di conquista.

Sarà poi promotore della costruzione del Vallo Adriano in Britannia che era una fortificazione che permetteva la separazione tra il mondo romano e quello barbaro nell'isola bretone.

In Africa troviamo un'opera simile, il fossatum Africae, che ne condivideva lo scopo.

La più sanguinosa guerra che affrontò sarà quella del 132-135 quando dovette sedare una nuova ribellione giudaica, nata dal suo volere di creare un nuovo tempio di Giove sulle fondamenta di quello ebraico a Gerusalemme.

Lo scontro sarà molto duro e verrà ancora una volta scelta la soppressione dei ribelli, spaccando ancora di più i rapporti con questo mondo.

Oltre al campo Estero, è da notare come i suoi rapporti col Senato fossero tesi soprattutto a causa della morte di alcuni consolari accusati di complotto prima della sua elezione.

La rinuncia delle conquiste e questi suoi modi gli causarono molte antipatie.

Morì nel 138 ma la sua politica di successione avrebbe permesso di mantenere la pace, facendo passare il compito al successore: Antonino Pio.


ANTONINO PIO (138-161)


Il suo regno fu un momento di massimo splendore per Roma in quanto non si verificarono guerre né opposizioni interne.

Questo Imperatore ebbe l'accortezza solo di mantenere in moto l'enorme meccanismo nato dal piano di Adriano, che toccava tutte le realtà statali.

L'unica nota di merito è il suo operato verso le puellae Faustinianae, giovani italiche orfane che quindi vivevano in condizioni di miseria assoluta, con sostegni economici comunitari.

Morì nel 161, lasciando il posto Marco Aurelio.


MARCO AURELIO (161-180) E LUCIO VERO (161-169)


A differenza di molti altri imperatori, M.Aurelio era la massima espressione del Principe-Filosofo già conosciuta con Adriano.

Condivise il potere con un suo pari, il fratello adottivo L.Vero creando una diarchia imperiale.


Le situazioni ambigue tra pensiero di M.Aurelio e le sue scelte politiche però ci rivelano anche che la situazione nell'Impero stava mutando su molti versanti.

Il primo è quello religioso con la diffusione inesorabile del Cristianesimo e dei contrasti con la mentalità religiosa romana.

Essendosi distaccato dall'Ebraismo, fino ad allora unica religione monoteista permessa, esso diventava "fuorilegge" come testimoniando anche le persecuzioni.

Lo scontro era inevitabile in quanto il Pantheon romano non riusciva ad integrare questa nuova religione nel suo scacchiere, come invece era successo con tutte le altre religioni dei popoli sottomessi.

Sotto la diarchia abbiamo il massacro di Lione, dove una quarantina di cristiani furono condannati a morte lasciandoli combattere contro le bestie in occasione dei giochi dell'Ara Galliarum.


L'altro versante che fece mutare la situazione fu quello riguardante la stabilità interna dell'Impero, con i vari terremoti, carestie e la famosa pestilenza.



Inoltre sui limes occidentali c'era forte preoccupazione per alcune alleanze tra tribù barbare.


Pur in queste difficoltà, la struttura amministrativa resse.

L'operato in questo campo fu abbastanza superficiale, suddividendo le responsabilità tra prefetto del pretorio e iuridici nei distretti italici.

In materia economica invece riprese la linea traiana e imponendo i senatori ad investire in Italia per migliorare la produzione.

Ovviamente si fece carico anche di alcuni donazioni o sussidi per aiutare le persone in miseria che vivevano nelle periferie dell'Urbe.


L'attività normativa sarà importante sia perché introdurrà il praetor tutelaris, un registro per le nascite e la linea precedente per garantire l'ordine della società.



Al centro di tutto però ci sarà la politica estera che ora attraversava gravi crisi dovute ai due limes più a rischio.



Il versante orientale era quello più pericoloso al momento in quanto le vittorie di Traiano era state importante per Roma che aveva potuto mettere ko il grande Impero Partico.

Tuttavia la politica rinunciataria di Adriano permise a questo grande nemico di riorganizzarsi e di tornare minaccioso in Siria e in Armenia.

Roma quindi dovette tornare a battagliare creando un grande gruppo di spedizione suddiviso su tre fronti:

-armeno, presa della capitale Artaxata;

-partico, presa di Ctesifonte;

-medica;


Ritornato vittorioso nel 166, la situazione precipito a causa della pestilenza (forse vaiolo) che metterà in crisi l'Impero per un venticinquennio.


Ad Occidente la situazione non era molto più rosea, con il limes renano-danubiano fortemente sotto pressione.

La situazione era talmente grave che, con l'arrivo dei Goti, Marcomanni e Quadi sfondarono ed arrivarono addirittura fino ad Aquileia per poi ritirarsi.

La morte nel 169 di L.Vero fu abbastanza traumatica per M.Aurelio che decise di passare all'attacco.

L'obiettivo era di creare una provincia per i Sarmati e una per i Marcomanni, quindi di inglobarli nel mondo romano.

Tuttavia l'accordo non si concretizzò a causa del tentativo di Avidio Cassio di prendere il potere, obbligando Aurelio a sostarsi nuovamente ad Oriente.

Nel 178 tornò finalmente sul fronte occidentale, arrivando fino a Vindobona (Vienna) dove però trovò la morte.

Questo mise fine anche alla politica estera aggressiva e il ritiro delle truppe dalle aree presidiate oltre il Reno.

Con l'elezione di Commodo, figlio dello stesso M.Aurelio, abbiamo la fine della politica ereditaria tramite adozione.