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STORIA D'ITALIA

2020-11-16 10:28:54

Nel seguente articolo vedremo la crisi del 69 e della dinastia Flavia.

LA CRISI DEL 69 DC

Con la morte di Nerone però il Principato entrò in un piccolo periodo di instabilità politica.

Il vuoto centrale aprì la possibilità di vedere a Roma un Principe extraitalico, nominato dalle province esterne sotto le pressioni delle legioni.

Servio Sulpicio Galba era un membro della vecchia nobiltà e che aveva fatto una ricca carriera sotto i precedenti principi, coprendo nel 33 il consolato e dal 60 il ruolo di governatore di Spagna Tarraconense.

Sempre prudente e rispettoso del Senato, ottenne il titolo ma i rapporti non idilliaci con pretoriani, guidati da Nimfidio Sabino; e legionari resero la sua posizione ancora instabile.


Per questo comparve Salvio Otone, marito di Poppea; era cresciuto a corte con Nerone ma poi inviato da questo in Lusitania.

Prima sostenitore di Galba, egli lo mollò quando adotò Pisone e si alleò con i pretoriani per farlo fuori.

Prese il suo posto con tanto di supporto del Senato e delle legioni danubiane e orientali ma rimanendo inviso da quelle della Germania.


Le legioni di G.Superiore ,G.Inferiore, Gallia e Spagna accolsero come imperatore il legato di Galba, Aulo Vitellio, un cavaliere vicino alla corte imperiale e tra i procuratori di Augusto.

Mosso con decisione contro Otone, i due si scontrarono a Bedriaco, vicino Cremona, per il ruolo di Principe.

Seppur vittorioso, egli però non riuscì a reprimere i suoi ranghi dalle razzie che gli costarono numerosi nemici in Italia, minando di fato la sua posizione.


Il caos però stava andando verso una definitiva conclusione.

In Oriente le legioni proclamarono Flavio Vespasiano come nuovo imperatore e i suoi sostenitori in Italia diedero vita ad una violenta guerriglia per dare tempo al nuovo Principe di giungere a Roma.

Il nuovo ma conclusivo scontro avverrà nuovamente a Bedriaco, luogo dove Vitellio troverà la morte e Vespasiano gli onori.


Il periodo di crisi fu relativamente breve ma porterà assolute novità come:

-la centralità delle legioni e dei pretoriani nella elezione imperiale, con il Senato relegato al ruolo di ratifici;

-la possibilità di adottare membri extra famigliari, come fatto da Galba nei confronti di Pisone;

-la decadenza delle ricche famiglie romane, ormai perse nel lusso, a favore di quelle provinciali;


VESPASIANO (69-79)


Il percorso di Vespasiano è stato molto lungo e sotto più principi, con tanto di riconoscimenti nella guerra in Britannia per la formazione della provincia in terra inglese.

Sempre vicino alla corte, egli verrà inviato nel 66 in Giudea per risolvere la guerra intestina tra romani ed ebrei ma che nel 69 lascerà totalmente in mano di Tito, suo figlio.

La sua elezione non fu probabilmente a sorpresa ma comunque accelerò i suoi piani obbligandolo ad una rapida incursione in Italia.

Dopo le vicende contro Vitellio, egli venne accettato sia dai pretoriani sia dal Senato, dando vita alla dinastia Flavia.


Il suo regno si caratterizzò per la sua morigeratezza dei costumi del ceto governante, cosa che permetterà di mettere un freno agli usi sfrenati del neronismo e permetterà alle casse statali di riprendersi.

Altre ricchezze arrivarono sia dalle tasse (il vectigal urinae, una sorta di tassa sulle latrine) sia dai bottini di guerra, con quella di Gerusalemme su tutte (vedremo la battaglia di Gerusalemme e di Masada nel prossimo articolo).

Avviò piani di recupero di terre inutilizzate o occupate abusivamente, così come dell'area della Domus Aurea.

Tutto questo permise a Vespasiano di azionare la macchina edile con la ricostruzione del Campidoglio, distrutto nel 69 da un incendio, e della costruzione del Colosseo (Anfiteatro Flavio) fra il Palatino e l'Esquilino.

Questo, insieme ad una larga di esenzioni e investimenti, diede nuovo impulso culturale alla società.


Proseguì, in campo sociale, ad una ripresa del disegno claudiano per la integrazione nell'Impero e della colonizzazione provinciale per permettere l'arrivo di nuove ricchezze e forze a Roma.





Nella politica estera invece mirò a consolidare i limes romani con la repressione delle rivolte antiromane in Gallia e in Giudea. 

Mise fine al regno di Commagene e lo riunì alla provincia di Siria mentre la Licia venne annessa alla Panfilia.

Consolidò i ranghi di Agricola in Britannia e di Domiziano tra il Reno e il Danubio.


Così, dopo aver riportato stabilità e grandi rinnovamenti nel Principato, morì nel 79 per farsi succedere da Tito.


TITO (79-81)


Non fu particolarmente felice il suo regno in quanto dovette affrontare una serie di catastrofi all'interno dell'Impero.

Comunque egli arrivò a Roma dopo la famosa vittoria sui Giudei e alla distruzione del Tempio, portando a Roma enormi ricchezze.

Il suo percorso politico fu legato a quello del padre con cui si da subito occupò il consolato o altre cariche.

Con la elezione di Vespasiano poi divenne centrale in quanto erede, continuando il progetto di suo padre ma che caratterizzò dalla sua bontà.

Infatti molte furono le astensioni da condanne o di confische, con un particolare legame con il Senato e i suoi bisogni.


Da ricordare è:

-la distruzione di Pompei e delle zone limitrofe durante la eruzione del Vesuvio;

-un ennesimo incendio a Roma;

-pestilenza del 79;

-conclusione del Colosseo e di altre opere minori (vespasiano);


Seppur abbastanza giovane, egli morì nel 81 per cause naturali.



DOMIZIANO (81-96)


Era un autocrate ostile, come testimonia la tradizione romana, che era sulla scia degli ultimi principi giulio-claudi.

La usa amministrazione, forse il campo meglio riuscito nel suo regno, era stato notevolmente cambiato con l'assegnazione ai cavalieri di tutte quelle cariche di segreteria che prima erano in mano ai liberti, portando ad una maggiore burocratizzazione.

Legata ad essa ci fu anche una politica moralistica che andava a colpire tutti i cattivi costumi sessuali ( dall'adulterio, alla repressione delle probrosae feminae) per dare una dignità ai membri degli ordini.

Porterà avanti la provincializzazione dell'ordo e la politica culturale di Vespasiano.


In campo economico ci sarà un ingresso dello Stato che porterà una riduzione dei vigneti provinciali per proteggere quelli italici ( o comunque per evitare una sovrapproduzione inflazionistica del vino), portando i primi alla coltura di cereali.


La politica estera vide più direttrici.

Nel 83-85 ci fu la campagna vittoriosa contro i Catti e la creazione di una struttura difensiva lungo il limes roma fra il Reno e il Danubio e tra il Lahn e il Meno. (tenere a bada che le spedizioni romane o comunque la influenza romana andava ben oltre questi confini)

Sempre nell'85 abbiamo un'azione militare contro Decebalo, capo del Regno di Dacia, che dava noie alla Mesia, provincia romana.

Ben due campagne costellate da vittorie e sconfitte che porteranno ad una situazione di stallo ma che si conclusero con un accordo tra le due parti.

Infatti Decebalo si sottomise a Roma in cambio di enormi somme di denaro.

Sul fronte britannico invece la situazione era più rosea con Agricola che procedeva senza intoppo nella sua opera di romanizzazione.

Domiziano poi dovette spostarsi contro Marcomanni e Quadri, respingendone gli assalti sul Danubio.

Con lui abbiamo il consolidamento delle province germaniche, prima solo sedi di legioni.


Morì nel 96 facendo decadere la dinastia flavia che, seppur con contradizioni e azioni repressive, ebbe parecchi meriti come il ricambio politico ai vertici dell'Impero; le opere di moralizzazioni e morigeratezza; l'avanzamento da una concezione privatistica dell'amministrazione verso una più burocratica; integrazione delle nuove aristocrazie provinciali; rafforzamento dei limes occidentali ed orientali.