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STORIA D'ITALIA

2020-05-28 10:12:47

Articolo di spiegazione di alcuni importanti mutamenti nella società romana tra il III e il II sec aC.

PERIODO DI MUTAMENTI

Il sistema romano basato sulla nobilitas e sulla volontà popolare iniziò a vacillare tra il III e II secolo aC.
I vari fattori che afflissero la Repubblica erano di vario genere ma legati soprattutto al cambiamento di mentalità degli aristocratici e dei nobilitas.
Con l'arrivo di enormi ricchezze dovute alle guerre puniche, alle guerre siriache e a quelle greco-macedoni, si instaurò una fitta rete di corruzione che avvelenò la società romana.
Se da un lato abbiamo il popolo che cercava di contrastare con metodi legali l'egemonia del ceto alto, bisogna per forza parlare anche dei mutamenti sociali e delle cause di cambiamenti.
Per iniziare parlerò della nascita del ceto equestre che erano imprenditori affaristi e finanziari che si affiancavano ai mercanti, i quali si stavano rapidamente espandendo per l'apertura delle nuove tratte commerciali.
I loro finanziamenti erano necessari per le attività mercantili e anch'essi iniziarono a competere economicamente con i senatori.
Tuttavia la loro natura sociale era profondamente differente dal gruppo senatoriale in quanto questi erano impossibilitati al commercio di lunga gittata e con carichi inferiori alle 300 anfore, erano esclusi dagli appalti e, con Gaio Mario, cedevano i loro posto di giudici per le quaestiones.
Con l'espansione di mercato e l'acquisizione di nuove terre, abbiamo anche l'inizio di conversione di terreni agricoli dedicati alle culture di grano a terreni dedicati alla produzione di olio e viti.
Questi nuovi prodotti iniziarono poi a circolare anche per tutto il Mediterraneo, portando allo sfruttamento dei terreni con manodopera basata su schiavi.
Ovviamente l'immissione di schiavi indebolì i proprietari terrieri più piccoli che si trovarono dunque ad essere costretti a vendere anche a causa della loro lontananza per via delle guerre iberiche.

D'altro canto però abbiamo un rinnovamento della cultura romana che, con le guerre e le conquiste dell'Oriente, entrò in contatto con la cultura greca e con quella ellenistica.
Se piccoli cambiamenti li avevamo ottenuti con l'acquisizione del Sud Italia, ora Roma si trova in preda ad una vera rivoluzione culturale anche grazie a uomini di spicco come Flaminio, quello dei giochi di Corinto, e Emilio Paolo.
Questi uomini politici parlavano in greco e questo ci fa capire che l'alta scala gerarchica romana iniziava a mescolare i due mondi.
A prova di ciò abbiamo il trasferimento della grande biblioteca di Pella e della figura di Polibio, il quale venne portato a Roma come ostaggio.
Tuttavia il bacino di filosofi e rettori grechi a Roma fu talmente alto che nel 161 vennero espulsi per proteggere la cultura romana, come testimonia l'intervento precedente di Catone su questa interminabile lotta.

IL DISORDINE CIVILE

Nonostante queste conquiste e le grandi ricchezze, la situazione a Roma stava peggiorando con la frattura tra il ceto ricco e la plebe.
Un fatto importante saranno i vari processi agli Scipioni per cacciarli dal potere e per i Gracchi.
Scipione Africano venne accusato di tradimento per aver tenuto contatti privati con Antioco III durante la guerra Siriaca, portandolo a ritirarsi a vita privata ed abbandonare la scena politica romana.
Il secondo caso di frattura si riporta alle figure dei Gracchi.
Tiberio G. era figlio di una famiglia della nobilitas e aveva in mente un progetto politico per riequilibrare la distanza economica tra plebe e gli altri strati sociali.
Con la sua legge agraria voleva limitare i terreni che i singoli cittadini potevano possedere.
Inoltre portò avanti una suddivisione di tutto l'ager Romano per sistemare i veterani delle guerre.
Ad inasprire la situazione fu lo stesso Tiberio.
Egli infatti pubblicò la legge senza prima esporla al Senato, cosa inusuale ma non illegale.
Il problema maggiore che fu causa dello scontro era da dove Tiberio voleva prendere i fondi che egli voleva attingere dalle nuove ricchezze ottenute dal regno di Pergamo che però era sotto giurisdizione senatoriale.
La sua legge fu messa al veto due volte dal tribuno Marco Ottavio e allora Tiberio ottenne dal concilium plebis la sua destituzione.
Così facendo nessuna carica poteva fermare la legge.
Allora ci fu una risposta violenta dei senatori che lo accusarono di regnum e lo uccisero insieme a dei suoi sostenitori.
Si apriva così un incolmabile frattura nella società romana.
Un altro graccano fu Fulvio Flacco che nel 125 fu eletto console.
Egli propose l'estensione della cittadinanza romana a tutti gli Italici per sopperire ai vari problemi tra i due schieramenti ma tuttavia questa legge fu bloccata.
Nel 123 toccò a Gaio Gracco che divenne tribuno plebis.
Egli creò un progetto politico più ampio dei quello del fratello e cercò di creare un fronte anti-senatoriale.
Riprese alcune cose della legge agraria e fissò un prezzo politico al grano.
Toccò anche il campo economico lasciando nelle mani dei cavalieri il compito di riscuotere le tasse.
I cavalieri iniziano a diventare potenti perché in questo periodo hanno avuto una serie di privilegi come quello che li rilegava a giudici di dispute tra senatori e popolo.
Gracco perse potere quando ripropose un allargamento dello ius Latii agli Italici.
Usciti dalla scena politica, il Senato poté smantellare queste nuove leggi ma comunque il mutamento degli equilibri all'interno della società era già avvenuto.