STORIA D'ITALIA
Prima parte di una descrizione più approfondita della nascita della Repubblica Romana, incentrando l'attenzione sulla creazione dei delicati poli politici che resere potente Roma.
RINASCITA DELLA CIVITAS ROMANA
Se nel precedente articolo abbiamo visto come Roma, dopo un primo momento di difficoltà, abbia preso tutto il Lazio sotto i suoi domini, si ha ora uno stravolgimento dell'assetto societario romano che finì in crisi per il conflitto tra plebe e patrizi.
I plebei si fecero protagonisti di rivolte per il riconoscimento di alcuni diritti e per ottenere la possibilità di occupare qualche carica politica, fino ad ora esclusiva solo ai patrizi.
Oltre per questi motivi, lottavano anche per ottenere dei miglioramenti dello stile di vita.
Il vero spartiacque lo abbiamo nel 494 aC quando avvenne la scissione del Monte Sacro.
In questa occasione i plebei, disertando le fila dell'esercito, si danno un ordinamento giuridico e alcune cariche politiche per contrastare gli abusi dei magistrati.
Nacquero così i famosi tribuni plebis ed la possibilità di raccogliersi in assemblee che diventeranno concilium plebis, venendo riconosciuti successivamente dalla centuria comizia.
Inoltre ci fu l'istituzione di una nuova triade di divinità: Cerere, Libero e Libera; che erano di acquisizione greca e venivano celebrate sul colle Aventino.
Nel 451 aC abbiamo la costituzione dei DECEMVIRI LEGIBUS SCRIBUNDIS, ossia un collegio di 10 persone che avevano il compito di redigere le normative.
In quest'anno, oltre ad essere sospese tutte le cariche politiche, furono redatte 10 tavole e, con la partecipazione dei plebei, vennero scritte altre due.
Importante ricorda l'impossibilità di effettuare matrimoni misti tra classi, che comunque nel 445aC il tribuno Canuleio farà abrogare tramite una votazione del plebiscito.
Nel 409 aC abbiamo anche l'apertura della questura dei plebei.
Con l'arrivo dei galli e la situazione instabile, i plebei che formavano una forza importante nell'esercito, pretesero l'approvazione di diverse leggi.
Le più importanti prevedevano:
-l'arrivo al consolato dei plebei;
-la lex poetelia papiria, essa fu approvata nel 326aC e permetteva al creditore di valersi sui beni del debitore e non sulla sua persona.
Nel 367aC abbiamo anche la nascita della pretura e della edilità curule; nel 300 aC abbiamo anche una legge che permetteva ai plebei di partecipare al collegio superiore dei sacerdoti.
Per completare questo percorso di costruzione di una civitas equa a livello di diritti politici era necessario che le delibere votate dalla plebe fossero riconosciute dalla intera comunità.
Questo avvenne nel 287aC con la Lex Hortensia.
I NOBILITAS
Con la legge Licinia Sestia, i plebei poterono giungere a ricoprire il ruolo di consolato e, seppur con qualche difficoltà, in questo periodo abbiamo dei consoli provenienti dalle più ricche famiglie plebee.
Per stabilizzare la situazione, una delibera dei tribuni della plebe istituì l'obbligo di rendere un console di origine plebea.
Dello stesso periodo è anche l'entrata in vigore del divieto di ricoprire la stessa magistratura prima di 10 anni.
Questo ceto dirigenziale di patrizi e plebei venne chiamato NOBILITAS che erano le famiglie che raggiungevano il consolato.
Inoltre, chi raggiungeva alte cariche magistrali, aveva il potere dello Ius imaginum, cioè il diritto di lasciare una immagine di se stesso dopo la morte.
LA NASCITA DI UNA SOLIDA REPUBBLICA
Dopo la fine della monarchia, si definisce la RES PUBLICAE che è una definizione per stabilire il concetto di CIVITAS e di POPULUS.
La Civitas agisce sotto forma di magistrature, assemblee popolari e il Senato.
Sono delle figure che detengono poteri per garantire un corretto funzionamento dell'apparato statale e che si rendono dipendenti esse una dall'altra.
Anche se durante la vita della repubblica le istituzioni subirono diversi mutamenti, il fulcro centrale fu sempre il populus.
Subito dopo la caduta della monarchia il potere del re, cioè l'IMPERIUM, venne passato in maniera più controllata ai consoli e ai pretori.
Infatti gli eletti dal popolo avevano un obbligo etico verso essi in virtù della fides.
Per evitare abusi di potere, il potere consolare veniva limitato da due fattori:
-la collegialità;
-l'annualità;
La collegialità rendeva obbligatorio la consulta con un suo pari mentre l'annualità permetteva la decaduta naturale dei poteri dopo un anno di mandato.
Con il potere dello Ius Intercessionis, ogni membro del collegio di una magistratura poteva mettere il veto sulla proposta di un collega suo pari o inferiore.
Escluso da questo schema era il tribuno della plebe che invece poteva agire contro tutti.
I magistrati , che erano gli intermediari tra il Senato e le assemblee, avevano la facoltà di convocare e sottoporre un progetto a queste due figure istituzionale.
Se accolta la richiesta, essi diventavano anche esecutori.