
ALESSANDRO MAGNO
Articolo di introduzione su Alessandro III, detto Magno, e della sua spedizione in Asia Minore.

PREMESSA
Con l'ingresso in scena di Alessandro Magno, la Grecia perderà le solite caratteristiche di zona controllate da poleis potenti o da stati federali.
Siccome la storia greca verrà inglobata da Alessandro e dal suo sogno di un impero universale, essa viaggerà in parallelo con altre zone del mondo.
Siccome, a mio parere, è limitativo parlare solo di questa area geografica, cercherò di spostare la narrazione su Alessandro e di completare i vari articoli anche con l'inserimento di avvenimenti collegati al percorso del macedone.
Quindi ci saranno sicuramente capitoli di avvenimenti in Grecia ma parlerò anche delle vittorie di Alessandro, della sua entrata a Babilonia (dando ovviamente una piccola introduzione a questa leggendaria città) e anche del suo percorso che lo spingerà fino all'India.
Sarà anche mio obiettivo parlare di come i vari generali greci, al seguito di Alessandro, cambieranno la scena politica e geografica, portando la cultura greca in ogni dove.
Dopo questa piccola introduzione, questo articolo partirà dalla morte di Filippo II avvenuta nel 365.
ALESSANDRO III E IL SUO SOGNO POLITICO
Al momento della dipartita del sovrano macedone, Alessandro era in conflitto con altri che miravano a salire sul trono tra cui: Aminta IV, cugino che Filippo aveva risparmiato in passato, e il figlio del precedente sovrano con Cleopatra-Euridice potevano, per vie dinastiche, ad ambire al trono di Macedonia.
Essi vennero eliminati perchè considerati problematici per la stabilità del regno e dei suoi domini in Grecia.
Così Alessandro III , seppur giovanissimo, riuscì a prendere le redini del grande regno e si impegnò su più fronti.
Da una parte sconfisse i barbari che minacciavano le frontiere settentrionali (nel 335 sconfisse Triballi, Geti, Peoni, Illiri e Taulanti) mentre in Grecia si fece riconoscere subito come tago dai Tessali, entrò come membro al sinedio anfizionico e stratego della Lega di Corinto.
Per quanto fosse meno interessato alle vicende greche, egli capì che eventuali ribellioni avrebbero complicato il suo piano di invasione dell'Asia.
Così, nell'ottobre del 335, scese in Beozia e distrusse Tebe che era stata accusata dalla Lega di Corinto di essere medizzante.
Fatto questo, spostò molte sue forze (circa 40000 mila uomini e 5000 cavalieri) in Asia Minore per iniziare la sua spedizione.
Ovviamente ci furono anche contingenti greci ma erano intorno alle 7000/8000 unità totali.
Quello che colpisce è che, al seguito di questa grande armata, troviamo :
-geografi;
-naturalisti;
-interpreti;
-topografi;
-storici (come Callistene di Olinto, nipote di Aristotele);
-un apparato di cancelleria;
-addetti che stilavano diari della spedizione;
Tutte cose che in epoche passate era difficile trovare.
Questo apparato statale in movimento fu, oltre ai mezzi militari, necessario per la riorganizzazione delle terre conquistate in Asia.
Alessandro inoltre si fece promotore di questa spedizione in chiave panellenica, giustificandola come vendetta per l'invasione persiana del 481.
Inoltre cercò di dare a questa impresa un tono omerico e per questo visitò la tomba di Achille a Ilio.
LA SPEDIZIONE
In Asia Arsete, figlio di Artaserse III, era stato eliminato da una congiura a favore di Dario III che prese molto sul serio questa offensiva greco-macedone.
Nella primavera del 334, presso il fiume Granico, Alessandro inflisse la prima sconfitta ai persiani.
Fu "dolorosa" perchè persero Sardi, una importante città che funzionava come snodo amministrativo dell'Asia Minore.
Questa vittoria portò le varie polies asiatiche a ribellarsi ed a cacciare i vari tiranni filopersiani.
Ognuna di esse fu ricompensata con la creazione di un regime democratico e dalla libertà economica.
Solo Alicarnasso e Mileto resistettero e rimasero fedeli ai persiani.
L'inizio della spedizione fu superiore ad ogni previsione e quindi altri finanziamenti arrivarono a sostegno di Alessandro.
A Gordio, in Frigia, nel 333 Alessandro tagliò il nodo che legava il cocchio dedicato nel tempio di Zeus, che rappresentava il volere del macedone di diventare il re dell'ecumene (dell'intero mondo abitato).
Da qui poì riunì l'esercito e partì per eliminare le resistenze in Asia Minore che culminò con la presa di Mileto.
Da qua Alessandro licenziò la flotta perchè troppo debole rispetto a quella persiana e decise di operare diversamente.
Infatti cercò di prendere le varie basi navali per togliere i porti sicuri ai persiani, obbligandoli a rimanere in mare aperto o per spingerli a ritirarsi in Egitto o in Fenicia.
In questa impresa caddero tutte le città tranne Celene, che divenne importantissima per i persiani.
Ovviamente Alessandro sapeva che non poteva lasciare un porto sicuro al nemico e quindi lasciò 15000 uomini al servizio di Antigono per assediare la città.
Intanto Mileto e Metilene furono riprese dai persiani dopo vari assedi.
LE DUE MACCHINE DA GUERRA
Deciso a continuare il suo piano di liberazione delle coste mediterranee, Alessandro riorganizzò le forze e aspettò rinforzi per poi partire per assediare le città della Fenicia, zona costiera nell'attuale Siria.
Ora qua la narrazione si interrompe perchè la battaglia di Isso fu realmente devastante per i persiani e per i macedoni.
Ovviamente i macedoni vinsero ma mi piacerebbe perdere un po' di righe per descrivere le due diverse macchine belliche.
Ovviamente partiamo da quella macedone facendo notare che il fante della falange aveva avuto un alleggerimento delle varie parti del suo corredo di armi, uno scudo più piccolo e una lancia assai più leggera benché più lunga.
Lo schieramento della fanteria in ordine di battaglia continuò a essere il sistema rigido che sino dai tempi «omerici» ma questo stesso nome indica appunto la regolamentazione della falange macedone introdotta da Filippo II.
Questa nuova falange era caratterizzata da:
-la sarissa, una lunga lancia di circa 4,30 metri;
-la profondità dello schieramento che aveva raggiunto le 16 linee;
-la maggiore flessibilità della falange, determinata dall'introduzione al centro dello schieramento di alcune linee di fanti leggeri e arcieri e dalla suddivisione della falange in unità pari ai reggimenti, le taxeis (circa 1500 uomini caduna);
-l'accresciuta sicurezza, grazie alla protezione dei fianchi e della parte posteriore dello schieramento ottenuta con l'impiego tattico della cavalleria, delle fanterie leggere e, in caso di necessità, delle truppe speciali (arcieri e frombolieri).
Oltre alla fanteria, abbiamo anche l'uso di una efficiente cavalleria che permetteva :
-la copertura ai lati della formazione;
-l'avanguardia (esplorazione, disturbo, combattimento di cavallerie contrapposte);
-in azione di appoggio e di carattere complementare (che poteva divenire decisivo) sui fianchi e sul tergo dello schieramento di fanteria;
-in attacco frontale per penetrare nello schieramento nemico e sconvolgerlo;
Dei tre impieghi della cavalleria il terzo era il più nuovo, il preferito di Alessandro, quello con cui la cavalleria divenne la forza decisiva delle battaglie.
Alessandro aveva varie specialità di cavalleria fra cui i normali cavalleggeri di tipo tradizionale e poi altri che usavano una corta lancia, lo xyston, che si contrapponeva alla cavalleria persiana armata di corte spade e giavellotti.
Quest'ultimo tipo di cavalleria ebbe poi varie specialità negli eserciti ellenistici, nei quali si ebbe anche cavalleria armata di solo giavellotto e di giavellotto e spada.
Gli arcieri a cavallo non ebbero mai largo impiego negli eserciti ellenistici come ebbero in quelli dei paesi iranici.
Inoltre si ebbe la cavalleria catafratta (corazzata), dando armatura al cavaliere e al cavallo, e armando l'uomo con la sarisa; si creava così la terza specialità della cavalleria, i lancieri corazzati, inattaccabili dalla fanteria, ma inevitabilmente senza scampo qualora disarcionati.
La cavalleria catafratta era anch'essa copiata da esempi asiatici, e si differenziavano i reparti corazzati con armature di piastra metallica e quelli difesi con cotte di maglia di ferro o di bronzo, combattenti soprattutto con le loro lunghissime lance e facendo conto su un elemento non sempre facile da ottenersi in larga misura, cioè cavalli di costituzione abbastanza robusta da poter sopportare la propria armatura e un uomo, pure pesantemente corazzato.
Occorrevano cavalli di grandi dimensioni, e li si ottennero incrociando i grandi cavalli nesei, di origine asiatica, con cavalli libici, ottenendo esemplari di notevole robustezza muscolare e di grandi proporzioni senza cadere nelle varietà da tiro e da lavoro pesante.
L'esercito persiano, da par suo, era una vera armata internazionale composta da numerosi mercenari di origine greca che combattevano con il tradizionale metodo oplitico.
La falange mercenaria costituiva di solito il centro dello schieramento attorno al quale si disponevano le moltitudini della fanteria orientale, armata alla leggera.
La cavalleria, di gran lunga più efficiente, era costituita da reparti pesanti e da arcieri montati, privi di protezione.
Era simile a quella macedone alla quale si ispirava e costituiva il punto di forza dell'esercito di Dario.
Il cavaliere persiano era protetto da una corazzatura di maglia o di piastre di ferro, sulla quale indossava un'ampia casacca tessuta o ricamata a vivaci colori; non è certo se sotto il copricapo di feltro, con cui le fonti iconografiche lo rappresentano, portasse o meno un elmo o, comunque, una cervelliera di ferro o di bronzo.
L'armamento offensivo invece era costituito da due giavellotti o da una lancia (xiston) e un giavellotto; per il combattimento ravvicinato il cavaliere persiano disponeva di una corta sciabola ricurva da usare prevalentemente di taglio.
Disposizione comune dell'esercito macedone:
1.fanteria leggera
2.falange macedone
3.peltasti
4.cavalleria