Elvino Miali Psicoterapeuta

Percorsi per cambiare

Credo tuo ciò che è mio.

2019-10-28 13:00:13

“Tutto ciò che ci irrita negli altri può aiutarci a capire noi stessi. ”Questa è una famosa frase di Jung che sottolinea un elemento che caratterizza le nostre vita, nel momento in cui giudichiamo gli altri.

E’ un fenomeno difficile da riconoscere perché totalmente inconscio nel momento in cui accade. Sto parlando della proiezione.


La proiezione è quel fenomeno per cui ci lamentiamo degli altri senza riconoscere che quella caratteristica fa parte di noi ma l’abbiamo totalmente negata.


Criticare gli altri è uno sport molto comune:


“Ah, quello è una mezza sega!”

“Ah, quello si crede chissà chi…”


Non possiamo giudicare gli altri inadeguati e non riconoscere la nostra inadeguatezza o non possiamo giudicare gli altri arroganti senza riconoscere la nostra.


Ma come si fa a stabilire se quello che noi vediamo è una nostra proiezione o è una cosa nostra? La differenza la fa il sentimento che noi proviamo verso quello che notiamo. 


Se siamo turbati o scandalizzati, sicuramente l’altro ha messo un dito in una nostra ferita che non riconosciamo. 


Molte volte ci si lamenta degli altri, della crisi, dell’ambiente lavorativo, della situazione intorno a noi che non va bene.


Continuare a proiettare ci toglie dall’imbarazzo di guardarci dentro profondamente. Nel momento in cui riconosco i miei difetti e li accetto, i difetti degli altri non mi potranno più turbare.


Quindi come posso fare per riconoscere una proiezione: nel momento in cui qualcosa mi turba, per esempio l’altro è stato maleducato, mi posso porre tre domande:


Io sono maleducato?

Sono mai stato maleducato nel passato?

Potrei essere maleducato nel futuro?


Se la risposta a queste domande è si, allora posso ridimensionare il giudizio sugli altri e cominciare a lavorare su di me.


Lui non ti chiama, ti lamenti che non si fa sentire…ma tu, ti fai sentire con te stessa o con te stesso? 


Sei veramente in contatto con i tuoi bisogni, anziché lamentarti che l’altro non c’è?

Lui non mi ama…ma tu, ti ami?


Li dovrebbe essere più autonomo, dovrebbe smettere di fumare, di bere, ecc. quindi avrebbe bisogno di tanti cambiamenti, ma tu hai bisogno di ricordarglielo. 


Hai bisogno di lamentarti di questo.


Se provi a indicare qualcuno con il dito puntato verso di lui, ti accorgi che ben tre sono puntati verso di te.

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