Delia Di Pasquale

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Questione ambientale

2019-10-10 10:38:54

Il dibattito sulla questione ambientale e sui limiti dello sviluppo è nato tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, nella consapevolezza che il cosiddetto “progresso” ha influito pesantemente sull’ambiente, con conseguenze anche drammatiche per la sopravvivenza della specie umana.

Disastri ambientali, varie tipologie di inquinamento, depauperamento delle risorse, sono alcuni problemi globali di grande attualità che non possono lasciarci indifferenti.

Il più recente disastro ambientale è legato alle immagini degli uccelli imbrattati di petrolio fuoriuscito da una piattaforma petrolifera esplosa nel Golfo del Messico, in Louisiana, esplosione che ha causato anche la morte di undici persone. Due giorni dopo il tragico episodio, la piattaforma è affondata, ma la fuoriuscita di petrolio non si è mai fermata, con un livello di inquinamento del mare molto alto. È il più grande disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti, ma vi sono stati in passato altri disastri molto gravi, causati da errori umani. In India, a Bhopal, nel 1984, in una fabbrica di una multinazionale chimica americana, una nube tossica di 40 tonnellate di pesticidi uccise circa undicimila persone e ne segnò per la vita un altro mezzo milione, a causa dell’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza. A Chernobyl, in Unione Sovietica, nel 1986, l’esplosione di una centrale nucleare provocò un rilascio di radioattività circa duecento volte superiore alle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki messe insieme contaminando i territori vicini di Ucraina, Bielorussia e Russia, con gravissimi danni sulla salute umana.

A Priolo, in Sicilia, nel settembre del 2001, la dirigenza dell’Enichem ha agito come la peggiore ecomafia: per risparmiare i costi dello smaltimento, i rifiuti contenenti mercurio venivano miscelati con altri liquami e gettati in mare, con conseguenze devastanti per l’ambiente e per la salute. Tra i problemi legati all’industrializzazione vi è anche quello relativo all’inquinamento da “effetto serra” provocato da gas, come anidride carbonica e metano, che hanno le capacità di intrappolare il calore nell’atmosfera terrestre. Al fenomeno contribuisce l’utilizzo da parte dell’uomo di combustibili fossili come petrolio, carbone e gas, che aumentano la quantità di gas serra, con conseguente aumento della temperatura (media) globale e difficoltà a un controllo del cambiamento climatico. Con il protocollo di Kioto i paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre le loro emissioni entro il periodo 2008/2012. Un altro problema attuale è quello dei rifiuti, della loro eccessiva produzione e de loro smaltimento. 

È noto che gli stati in via di sviluppo sono diventati una pattumiera a disposizione dell’Occidente e che in Africa e in Asia esistono vere e proprie “città discariche” sulle quali si sono sviluppate baraccopoli abitate da migliaia e migliaia di persone che riciclano rifiuti illeciti. È noto anche che nel Pacifico e nel Mediterraneo si riversano milioni di tonnellate di spazzatura, di cui la maggior parte costituite di plastica galleggiante. Il giornalista Saviano, parlando della Campania, ha osservato che se i rifiuti illegali gestiti dall’ecomafia fossero messi tutti insieme, diventerebbero la più grande montagna della terra.

Importantissimo è inoltre il problema dell’acqua, in quanto una parte considerevole della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua potabile: soprattutto in Asia e in Africa meridionale il problema della scarsità d’acqua sta raggiungendo proporzioni allarmanti. 

Un altro esempio di fenomeno globale che rischia di portare il mondo verso la catastrofe è quello relativo all’esaurimento delle risorse naturali. Sono stati tracciati, in proposito, dei paralleli tra l’isola di Pasqua, il caso più eclatante di deforestazione mai verificatosi, e il mondo moderno. Grazie alla globalizzazione, al commercio internazionale, agli aerei a reazione, a Internet, tutti i paesi sulla faccia della terra condividono oggi le loro risorse e interagiscono come i clan dell’isola di Pasqua. Ma, così come gli indigeni, trovandosi in difficoltà, non poterono fuggire né cercare aiuto fuori dall’isola, così noi, abitanti della terra, non potremmo cercare soccorso altrove, se i problemi dovessero aumentare. Già il papa Giovanni Paolo II, in un suo discorso, ha messo in evidenza che la pace mondiale è minacciata, oltre dalla corsa agli armamenti, dalle ingiustizie tuttora esistenti tra i popoli, dalla mancanza del dovuto rispetto per la natura, dal disordinato sfruttamento delle sue risorse. Anche se tutti riconoscono ormai gli effetti del nostro assurdo modo di vivere sprecando e inquinando, finora la logica degli interessi economici ha finito con il prevalere sulla saggezza.

Ma non si può continuare a considerare valido e civile un progresso economico, scientifico e culturale che non garantisce il rispetto per la vita e per la dignità della persona umana. 

Non si può parlare di sviluppo sostenibile se non si tiene conto che il terzo mondo chiede benessere, se non pari, almeno vicino.


A mio avviso, spetta soprattutto agli scienziati impegnarsi per indicare la strada di uno sviluppo basato su un’equa accessibilità alle risorse per tutti i popoli e sulla creazione di energie pulite e non inquinanti, sulla responsabilità e sul cambiamento degli stili di vita. 


Foto by Sbilanciamoci.info


Delia Di Pasquale