Delia Di Pasquale

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ANTIGONE: TRA INDIVIDUO E RAGIONE DI STATO

2019-08-18 16:41:39

Antigone, la donna che si ribella allo zio Creonte, re di Tebe, per rispettare un ordine morale superiore, le “non scritte leggi degli dei”, i Comandamenti che nessuno può violare, ed essa mira a far cogliere la bellezza del teatro greco, che ci parla sempre di problemi attuali...

Antigone è il simbolo della resistenza alle Leggi ingiuste, all’istanza della ragione di Stato, il simbolo del diritto profondo dei legami sociali, della coscienza morale, in antitesi con la mutevole legge scritta dello Stato, impersonato da Creonte. Secondo questi la “patria… sola… salva” e chi la combatte, offende anche gli dei della stirpe, e quindi della “polis”; Antigone, al contrario, vede nella perdita della vita il sommo risarcimento offerto dal nemico.

A Creonte che le chiede se ella ritenga che ad entrambi i fratelli (Polinice, traditore, ed Eteocle, difensore della patria, morto per mano di Polinice) si debbano riservare le stesse onoranze funebri, risponde: “ Le leggi di Ade sono uguali per entrambi”.

Antigone è una ribelle e, al tempo stesso, una perdente, come tante altre perdenti che non smettono di credere in un mondo diverso, fondato sulla forza della dignità di ogni uomo.

Come coloro che si sono ribellati alla Legge di uno Stato, quello nazista, che calpestava l’umanità.

Come coloro che si ribellano alla cultura mafiosa o a chi amministra la Legge senza rispetto.

Come le donne che si ribellano alle violenze degli uomini e ai femminicidi.

Come le donne musulmane che scelgono di andare via dal proprio paese perché rifiutano la legge islamica. 

Come tante donne che ancora oggi seppelliscono fratelli, figli, padri e compagni uccisi dalla violenza umana.

Antigone contiene in sé tutti i conflitti che caratterizzano la vita degli uomini, ma soprattutto quello tra leggi artificiali create dal potere e norme ancestrali e profonde, tra la Legge e l’universalità dei valori umani, che nessuna norma può negare, un conflitto che è stato ridefinito attualmente come quello esistente tra le Leggi dei singoli Stati e la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.

Antigone ci ammonisce: senza “ius”, la legge diventa debole e, al tempo stesso, tirannica.

Antigone, dopo 2500 anni, ci parla del nostro presente storico.

C’è un’unica strada, ci ricorda Norberto Bobbio, in una sua “lettura” di Antigone: battersi per creare una Legalità più giusta, facendo diventare norme nuove, norme più giuste le voci del cuore.

Sempre, ad ogni legge positiva, la coscienza deve opporre l’esigenza di una Legge più alta, per non far regredire la storia alle barbarie, la convivenza (civile) all’odio.

Ritroviamo in Antigone un pensiero necessario: nessuno può e deve togliere la libertà di rinunciare a tutto, anche alla vita, per difendere un credo, un’idea, un’utopia. 

Questo è l’aspetto che più mi piace della tragedia di Sofocle.

Il resto è tutto da scoprire.