Daniele Ventola

Founder Starter

#day467 Mercuri 1

2019-11-12 16:27:16

Si riparte. Gambe e zaino in spalla, destinazione Zhoukhoudian, Pechino.

I camion abbondano sulla strada del porto. Una strada che in pieno novembre ancora riflette il sole lasciando evaporare quegli strani gas che distorgono la realta'.

La fila di camion in attesa nel porto si conclude in un container dove un uomo sudato con la camicia bianca decide chi puo' e chi non puo' passare. Questo ufficio-container condensa nell'aria ogni genere di umori. In particolare quelli dei camionisti troppo impazienti per aspettare, mentre i viaggiatori attendono con pazienza. Quando e' il mio turno presento tutte le carte con il biglieto integrato. L'uomo sudato abbassa lo sguardo sulle carte, poi lo rialza dicendomi 《next ship》(la prossima nave). Gli rispondo senza pensarci 《neden yaxsho adami, bu gun cok guzell!》 (perche' buon uomo, oggi e' proprio un bel giorno!). 《Davai!》 , mi risponde seccato, ma sorridente e timbra la pagina del mio lascia passare.

Alquanto incredulo cammino seguendole quelle rotiaie di treni merci che trasportano container nel ventre della nave. Piccola sosta ai controlli con militari increduli che il bastone attaccato allo zaino non nasconda un arma a doppio taglio. Dopo un ulteriore lunga attesa raggiungo raggiungo finalmente la Mercuri 1.

Costruita in Jugoslavia, la Mercuri 1 e' il traghetto sovietico che tra tre anni compiera' mezzo secolo e attraversa il Caspio fino a Qurik in Kazakistan.
Galleggia su un mare di melma e di olio finoalle 19.27, quando salpa dalle coste azere portando ancora la sua bandiera dipinta sulle colonne di poppa.

La vecchia Mercuri 1 trasportera' camionisti georgiani, azeri, kazaki, ucraini raccolti intorno alla lingua russa, ma anche una coppia belga, un simpatico lettone e i tre dispersi italiani (io incluso), invece riuniti sotto l'inglese.

Si alza il vento, si abassa il sole. Si prende il largo virando tra zolle di terra che emergono dall'acqua verde.

Orari serrati per la colazione di uova e salsicce, mentre per cena una zuppetta accompagnata da pennette e spaghetti che si confondono sotto una magra coscia di pollo insapore. Buonissimo...

Passiamo il tempo giocando a dadi come vecchi pirati, usando i pochi spiccioli azeri come fagioli per tenere la conta, mentre il resto dei passeggeri si ubriaca di nascosto con vodka russa.

Gli sguardi indiscreti dei camionisti pesano sulla ragazza belga come un agnello tra i lupi, ma facciamo squadra e ci teniamo assieme fino a notte. Una notte cullata tra le onde gentili e le lunghe chiacchere con Vadi, il mio compagnio di stanza lettone.

Dopo una notte di viaggio mi rendo conto di essere partito ormai 467 giorni e 4 ore fa. Quattro ore di differenza dal fuso italiano.

Il mattino ha un nuovo sole forte, accecante, silenzioso, ma di un silenzio che viene presto spezzato da quel buon lupo di mare di Alessio quando urla <<terra!>>. E' forse e' stato allora che ci siamo resi conto che la prua ospita, per rispetto di leggi del mare, la bandiere turchese e bionda del Kazakistan. Aitante e alta, sventola controvento porgendo i saluti all'Azerbaijan lontano alle nostre spalle.

Kazakistan Selam! Kazakistan Zdrasti!

Ti vedo da lontano e gia' mi affascini e mi spaventi, il tuo deserto mi sembra un problema insormontabile e i tempi del visto Tajiko mi danno una fretta che il passo non puo' reggere.

Compromessi? Registrazioni in uffici di immigrazione? Burocrazie in russo?

Iniziare a imparare il russo o con il Kazako?

Sono teso e intanto i militari kazaki, i quali dei lineamenti azeri non hanno piu' nulla, controllano documenti e valigie.

Ma con tanta pazienza tutto pian piano va in porto. E con il nuovo sole forte che cala anche il nuovo porto si allontana. Tutto si fa piu' piccolo. Il sole si fa piu' piccolo, la notte si innalza, incubando nel suo mistero un nuovo giorno, in un nuovo paese, in un nuovo continente.

Che ne sara' di noi?

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Ma se potessimo prendere il meglio delle nostre culture che mondo sarebbe? Quale vita ci aspetterebbe?

Se potessimo fare dei social network un nuovo modo di rifletterci nel mondo e di percepirsi cittadino di un mondo grande e bello dove siamo tutti quanti interconessi e pronti ad imparare dalle differenze, che mondo sarebbe?


Sarebbe scintillante, dignitoso, vivo, fiducioso, vero?

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