Daniele Ventola

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#day435 Ateshgah, la mistica del fuoco, una montagna che brucia

2019-10-11 21:07:22

Custodito all'interno di una cinta muraria a nord-est di Baku vi e' uno dei luoghi piu' mistici della storia delle religioni.

Custodito all'interno di una cinta muraria a nord-est di Baku vi e' uno dei luoghi piu' mistici della storia delle religioni. Venne innalzato intorno al X secolo da mercanti indiani di religioni induista e zoroastriana catturati dal mistero di un fuoco che crepita naturalmente dal terreno. Pietra su pietra prese vita il tempio Ateshgah.

Il tempio del fuoco Ateshgah e' il luogo di culto principale all'interno del quale il fuoco non deve mai smettere di bruciare e sempre la fondazione di un nuovo tempio viene seguita usando braci di fuochi precedenti. Per cui non posso neanche immaginare la meraviglia per gli antichi zoroastriani quando hanno incontrato questa terra nella quale il fuoco sgorgava naturalmente dal terreno come fosse sorgente di acqua viva.

Oggi le fiamme divampano dai bracieri attraverso una serie di condutture sotterranee, ma il fascino e la suggestione del fuoco crepitante sotto al sole puo' riportare indietro a quei racconti di viaggiatori quando descrivevano di asceti magri e impolverati che usavano marcarsi la fronte con lo zafferano e indossavano abiti poveri e sottili, tutti animati da una rara devozione. Si racconta che avessero la capacita' di poter rimanere immobili nelle stessa posizione per diversi anni e la purezza della loro anima era piu' preziosa della vita stessa per cui potevano assumere veleni e morire pur di redimersi.

Spesso il fuoco e' associato a purificazione e rinascita, ma per il culto zoroastriano la sua natura numinosa e' molto piu' profonda, arcana, ma sopratutto seminava le basi per le successive religioni monoteiste: cristianesimo e islam.

Il Fuoco
La parola "angirah" rappresenta una delle classi dei sapienti indiani al quale vertice posava il dio Agni. Interessante similitudine con il greco "anghelos" (messaggero) dal quale deriva poi 'vangelo'. In questa etimologia si nasconde la natura dell'elemento fuoco quale annunciatore o meglio messaggero, per la cultura iranica.

Il fuoco, proprio per il suo nascere dal basso e crescere verso l'alto diviene il tramite tra cielo e terra, un Angelo come viene designato nell'Avesta i libri sacri dello zorosatrismo. Fuoco vuol dire anche luce, in contrasto con la tenebra dell'ignoranza. La luce che illumina la vista umana non solo attraverso la vista fisica, ma sopratutto attraverso l'occhio dell'anima, e mentre dio Ahura Mazda risiede nella luce, ragion per cui e' onnisciente e onnipresente, Ahreman, lo sprito malefico, e'l'emblema della tenebra, dell'ignoranza.

Tra i due opposti di fuoco/luce e tenebra/oscurita' ci siamo noi e la battaglia tra bene e male si combatte nell'inconscio delle persone a seconda delle scelte con le quali si conducono le proprie esistenze. Il fuoco puo' bruciare o benedire a seconda della consapevolezza intellettiva che il fedele coltivava al suo interno evitando di cedere alle lusinghe di Ahriman.

La centralita' del fuoco nello zoroastrismo racchiude non solo la natura inconoscibile del dio ma e' una vera e propria icona vivente e crepitante dell'energia vitale, del calore, e dell'istruzione spirituale. Per via di quest'ammirazione che i zoroastriani riservavano al fuoco molti erano i rituali e le pratiche legate ad esso: dalle meditazioni prolungate attendendo un cambiamento all'interno del proprio stato di coscienza per entrare nella vista della luce interiore e l'epifania del divino alle camminate sui carboni ardenti.

L'identita' tra il fuoco e il pensiero innalza la consapevolezza dell'adepto rendendolo una sorta di frammento di energia celeste. Immobile e concentrato sulle fiamme attendeva l'epifania del potere entrando in uno stato extraordinario. Esperienze di allucinazione cosciente, visioni fuori dal tempo, il fuoco era messaggero di molteplici doni spirituali e rendeva gli iniziati comunicatori tra cielo e terra.


Alla fine del cammino iniziatico si diveniva custodi del fuoco e sacerdoti meritandosi una tunica bianca sottile e un baverino da mettere durante i riti per non contaminare il fuoco col proprio respiro.

Chi erano questi sacerdoti? Erano i medi, noti anche come ariani e magi, i quali odierni discendenti sono il popolo curdo.

Il tempio di fuoco continuo' a essere meta di pellegrinaggio e di ristoro per i viaggiatori commercianti della Via della Seta fino al 1879 anno in cui alla logica cultuale si sostituiva un'altra industriale. La politica di sfruttamento delle risorsedi gas e di petrolio iniziava a guardare alle fiamme del tempio come un inutile spreco di risorse.
Le fiamme vennero spente, il sito chiuso ai visitatori e abbandonato, fino alla seconda meta' del '900 quando una diversa sensibilita' storica, culturale e turistica non ne ha riesumato le ceneri.

Ma la storia di questo luogo continua nella vicina montagna che brucia, la "Yanar Dag".

Gas naturali sotterranei che incontrano l'ossigeno danno vita alla combustione. Che ci sia pioggia o neve, vento o sole da millenni il colle roccioso sputa fiamme senza sosta. Nell'arco di un secolo tanti personaggi si sono interessati al fenomeno, dai due fratelli Nobel che su questo terreno hanno iniziato le loro fortune, fino alla seconda guerra mondiale quando le risorse sotterranee interessavano tanto a Hitler che non ha mai bombardato la zona, rischiando di far esplodere tutto, ma anzi ha cercato vanamente di coquistarla, ma venne respinto dal forte braccio dell'armata russa.

E ancora oggi, millenni dopo millenni, secoli dopo secoli la storia continua il suo percorso e il futuro che e' ora, continua a ruotare intorno alla luce di una fiammella.

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