Daniele Ventola

Founder Starter

# day427 Underground culture in Baku

2019-10-06 16:50:36

Vi e' una realta' silenziosa e sotterranea che lentamente cresce portando giovinezza e arte per le strade di #Baku e in questi giorni ho avuto modo di esplorarla.

Vi e' una realta' silenziosa e sotterranea che lentamente cresce portando giovinezza e arte per le strade di #Baku e in questi giorni ho avuto modo di esplorarla.

Sono venti che portano freschezza e provengono da mondi differenti. Colorano le strade, le fabbriche abbandonate, dipingono volti di donna su scale invisibili e portano cultura in villaggi lontani.
Venti che percorrono strade differenti, parallele con un filo sottile che le unisce sotto il senso dell'espressione di se' e l'apertura verso nuove possibilita'.

C'era il sole e incontravo Azi, quel simpatico ragazzo con i baffi il quale nome significa "fuoco". Perlustriamo la fabbrica nella quale molti artisti hannno lavorato e scopro che era una fucina di creativita' gia' ai tempi dell' Unione Sovietica, certamente con temi diversi rispetto a quelli che esprimono adesso. Su queste vecchie mura di cemento gli artisti parlano di futuro, di sogni, di radici e alberi che cercano la verticalita', e di romantiche proposte di amore.

E poi un giro per la citta'. Camminare in citta' con un artista di murales vuol dire osservare i muri vuoti come opportunita' di parola e i bloch delle periferie diventano la galleria all'aperto di visionari che vi imprimono le loro follie.

Con Azi conosco Emil che in tanti anni di amicizia sono diventati collaboratori e, non credo sia sbagliato dire, che sono oggi tra i pionieri della street art di Baku, le quali strade diventano manifestazioni delle loro anime.

Emil mi accompagna per altre fabbriche abbandonate. Accartociate, suggestive , prossime alla demolizione per costruire qualcosa di nuovo. Ma attraverso le foto abbiamo salvato anni del loro lavoro, quei muri-bozzetto dove la loro arte si e' formata, con la consapevolezza di chi costruisce castelli di sabbia sapendo che verranno ingoiati dal mare. Cosi' abbiamo attraversato la loro storia artistica e quasi mi sembrava di non essere piu' nella capitale.

Ho compreso l'importanza dell'arte di strada, in particolare in un territorio come l'Azerbaijan, dove non e' molto diffusa. Questi artisti sono come sassollini gettati nell'oceano dai quali i piu' giovani si possono ispirare per creare qualcosa di nuovo ma sopratutto imparare qualcosa che non si puo' insegnare nelle scuole: la dedizione.

Parallelamente ho avuto modo di accarezzare un'altra realta' che nasce sullo stesso sfondo

Var.Yok
Gia' il nome di Var Yok e' di per se' curioso perche' significa "é, non é".
In un altro giorno di sole sono andato a incontrare Leila, Project Manager di Var.yok, ma sopratutto una ragazza in gamba con una forza e una saggezza che esterna in modi gentili e pacati.

Leila ha studiato moda a Firenze prima di lavorare per cinque anni per riviste fashion molto importanti.
Eppure, a un certo punto, ha cambiato le linee della sua mano scegliendo una direzione diversa verso la quale dirigere la sua vita: occuparsi di progetti umanitari e culturali come var.yok. Lavorare nella moda e' il sogno di molte ragazze che ho incontrato eppure Leila ha deciso di fare questo salto. Dunque le ho chiesto il motivo e la sua risposta mi ha spiazzato:

"Ho capito che il fashion, la moda e' troppo veloce. Se oggi crei qualcosa di nuovo, domani sara' gia' vecchio. Per cui sono voluta entrare in un campo in cui le persone creano qualcosa che rimanga nella memoria. Che scava delle radici e nella mente delle persone, ma sopratutto che espanda la loro visione di vita".

I progetti nei quali i ragazzi di Var.Yok sono impegnati sono diversi e tutti interessanti. Dall'andare nei villaggi per insegnare inglese ai bambini, in modo tale che in futuro possano comunicare con i turisti, all'emancipazione del lavoro femminile attraverso l'artigianato; dal promuovere film sull'uguaglianza di genere ai concorsi fotografici per bambini che non hanno mai usato neanche un telefono; per finire in sopralluoghi artistici e culturali in luoghi di spaccio e orfanotrofi aiutando gli orfani a intraprendere percorsi lavorativi come baristi o recepionist in alberghi e mostrare ai ragazzi di strada possibili alternative alla vita che vivevano.

"Noi mostriamo la vita sociale da differenti punti di vista culturali per portare ispirazione."

Ed e' questa una dimensione silenziosa, che parte dal basso e arriva lontano. Come una controtendenza che rompe le logiche di mercato per dare spazio a quegli ultimi che il nostro sguardo distratto vela fin troppo facilmente. E' una meraviglia, un ordinario miracolo di quartiere con il potere di far nascere fiori dal cemento.

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