Daniele Ventola

Founder Starter

#day390 Benvenuto in Azeirbaijan

2019-08-25 22:49:59

La Georgia e' ormai alle spalle ed e' inutile nascondere quanto cio' mi dispiaccia. Ma nuove diversita' mi aspettano, nuovi volti, parole, modi di dire, di fare e chissa' quant'altro.

I militari al confine sono gentili non mi hanno fatto ne' problemi, ne' domande, si vede che sono abituati ai viaggiatori e molti ciclisti che ho conosciuto sono passati di qui.

Il nuovo saluto e' "selam aleikum!" e non ne usano un altro. Per il resto i colori sono gli stessi della Georgia, ma il #Caucaso pare piu' basso. Si alternano le case del çay (the) e le camere del pivo (birra in russo) come innesto tra una cultura di origine turca/musulmana e l'eco russo/sovietico... e' un mix curioso al quale non ero abituato. Un mix che si perpetua anche nei volti degli azeri. Questi possono essere scuri con gli occhi chiari o biondi con gli occhi nerissimi, ma si iniziano a notare anche volti totalmente asiatici con gli occhi a mandorla e la pelle mulatta originari del Turkestan in Asia centrale.

Il caldo scioglie le ossa e tra un paesino e l'altro ci sono sempre diversi chilometri. Un tassita in attesa di ricevere clienti, chiedendogli dove potessi trovare dell'acqua, mi ha mostrato dei canali a bordo strada nei quali scorre dell'acqua limpida e, bevendo da li', mi ha fatto intendere che fosse potabile... Ma non mi convince e non so se voglio scoprilo. Dopo tutto sono sempre dei canali a bordo strada!

Supero la prima citta' Balaken e, se non fosse stato per due simpatici bambini ed il taxista, ieri non avrei parlato con nessuno. A questo silenzio delle lunghe distanze mi ci devo riabituare. La prima notte azera mi accoglie sopra una collina vicino ad un villaggio. Tra alberi e cespugli di spine monto la tenda sperando di non essere disturbato. Con me ho solo un pezzo di pane e poca acqua che si sommano a tanta stanchezza ma sopratutto alla mancanza di coraggio per bere dal canale a bordo strada. Quando il cielo si riempie di stelle scopro di non aver nulla da accompagnare al pane e l'istinto mi ricorda di una scatoletta di tonno regalatami dieci mesi e sette paesi addietro dall'amico Niko quando mi ospito' nella citta' di Cejie in Slovenia. Cosi' il pane ha avuto il buon sapore del tonno e delle stelle, ma l'acqua era finita.


Nel mezzo della notte ricevo diverse visite inaspettate. Sciacalli ululano non troppo lontano dalla tenda. Il loro suono acuto somiglia piu' a iene che a lupi. Subito dopo degli zoccoli vanno avanti e indietro. Poi di nuovo l'uluato e infine un gruppo di cani venuto per cacciare gli sciacalli. Ma nessuno di loro si aspettava che un forestiero seccato dal sonno disturbato facesse esplodere tre preziosi petardi. Il risulatato desiderato e' stato raggiunto solo in parte. Tutti gli animali si sono volatilizzati, ma un coro di cani abbaianti si e' innalzato dall'intero villaggio che, per quanto modesto, presentava una serie sproporzionata di cani da guardia. Da quel momento il sonno e' stato tranquillo, ma purtroppo non si puo' dire lo stesso dei paesani... il che mi dispiace.

La strada per Zaqatala e' dritta, piana e con poca ombra. Paesino dopo paesino catturo sempre l'attenzione di qualsiasi essere vivente. Mi si presenta una bella citta' con balconi intagliati e pareti di pietra. Gli anziani nei cayev (casa del the) giocano a domino o scacchi, mentre i bambini si chiudono nelle sale giochi e le ragazze camminano in gruppi chi con il velo, chi senza. D'improvviso quattro giovani uomini mi invitano a prendere un the con loro. Quando dico di essere interessato alla storia e alla cultura dei luoghi Habib si alza dicendomi di seguirlo. Giungiamo in un'antica chiesa georgiana sconsacrata. Seppure all'interno non vi e' ne' piu' un'icona ne' un santo quel vuoto ha un fascino altamente suggestivo rivestendo le pareti di una rara bellezza. Attualmente e' popolata da piccioni e da una curva donna che vive nella casa affianco perennemente indaffarata a pulire le scale con una scopa di foglie. Circunavigando la chiesa si salgono le scale che portano alle mura di un antico castello di epoca ottomana... salvo fraintendimenti. Del castello sono rimaste solo le mura sopra un'altura, oggi circondate da bloch sovietici che mi turbano un poco per la discontinuita' che impongono a questa cultura musulmana. Eppure cio' sara' solo l'inizio delle ex repubbliche sovietiche dove il saluto principale rimarra' sempre "selam aleikum".


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