Daniele Ventola

Founder Starter

#Day215 - Svilengrad

2019-04-14 20:42:07

L'ultima citta' della Bulgaria che mi ha ospitato fa sentire la sua vicinanza con la Turchia. Il ponte vecchio Mustafa' Pascia' si innalza sul fiume Evros confine storico tra Turchia e Grecia. Casino', locali notturni, tutto cio' che lascio al mattino presto per dirigermi verso il confine.

Mattino.
Tre ragazzini che giocano con un pallone sgonfio mi vedono da lontano. Avvicinandosi mi chiedono dove stia andando. <<Do Capitan Andreevo>>, l'utlima citta' della Bulgaria. I tre camminano con me per un po' parlando del piu' del meno. Quando a un certo punto si fermano reclamando 5 leva per il distrubo.

E' laggiu', la vedo... La frontiera di Kapikule disegna la fine dell'Europa e l'inizio dell'Asia. Prima di arrivarci sento i miei genitori per l'ultima volta dalla nostra Europa e, una signora che mi osserva da lontano, mi avvicina a fine telefonata parlandomi spagnolo. Anche lei va verso la frontiera e dopo un poco entriamo in simpatia. Anche se i suoi modi affabili non mi convincono del tutto.

Prima della frontiera mi pone 5 lire turche, la ringrazio. Dopodiche' caccia da una delle sue borse una busta nera contenente una bottiglia di vetro. Non vedo il contenuto ma penso che si tratti di una bottiglia di alchol. Vede la mia faccia sorpresa e mi rassicura dicendo <<no problem, no problem>>. L'alchol in Turchia e' molto costoso, mentre per la Bulgaria vale poco. Un ottimo affare!

Ma un affare nel quale non intendo entrare per cui le rido' le lire e la bottiglia e lascio che vada prima con la scusa dello zaino pesante. Le guardie di frontiera mi vedono arrivare da lontano sorridendo sorpresi. E' la prima volta che mostro il passaporto ed e' stata una grande emozione. La guardia che mi ha controllato i documenti e' stata molto gentile chiedendomi prima se avessi oro, alchol o soldi da dichiarare. Gli ho mostrato  l'essenziale dell' #amoresaldato, gli ho detto che ho una bottiglia equivalente a un bicchiere di rakia e 3 leva. Mi sorride  permettendomi di andare.

Saluto gli ultimi militare di frontiera e m'incammino sulla lingua di asfalto che mi portera' fino ad Edirne. Statale, sole, una sfliza di camion sospesi in un'eterna attesa da frontiera. Chi parla al telefono, chi compra kebap da un carretto, chi fuma sigarette sotto un cielo azzurro attraversato qui e li da corvi neri come la pece.

A destra e sinistra prati verdi, terra rossa, bruna, bionda cenere poi, d'improvviso, appaiono in lontanaza alti minareti che pare vogliano accarezzare le nubi. L'antica Adrianopoli s'innalza all'orizzonte come un miraggio nel deserto...

I turchi  me li immaginavo scuri e invece possono essere sia chiari come slavi che scuri come arabi. Incuriositi salutano dalle macchine, dalle moto e dai motorini (che non vedevo da molto tempo). Anche se Edirne conserva il suo essere punto di incontro tra Europa e Asia, le differenze espandono l'attenzione e colpiscono come un pugno nell'occhio. Cavalli che brucano nei cortili di citta', colori di case e  di bazar come coriandoli si disperdono nello spazio, cani randagi nei templi, spille di Ataturk, odori di spezie sconosciute, venditori ambulanti di cozze, carrozze...

La miriade di colori e di odori nuovi rapiscono completamente, ma e' stato visitare le moschee che mi ha scatenato qualcosa dentro. Come un'estasi silenziosa che inebria e ammutolisce. Grande ammirazione ho provato per il Museo della Salute nel quale gia' nel 1600 la musicoterapia veniva adoperata per curare i pazienti schizofrenici. Dieci musicali suonavano diversi strumenti, il suono dell'acqua e i profumi dei fiori calmavano gli umori delle psicosi.

Con "merhaba" mi accoglie la Turchia della quale sono curioso di scoprirne il resto.

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