Presto e bene non conviene - parte 2a

La leggenda del multitasking 

Qualche giorno fa mi è capitato di dover scrivere una mail di quelle un po' antipatiche. Piuttosto lunga e forse anche noiosa, conteneva riepiloghi di concetti espressi in momenti diversi e non sempre con tutte le persone coinvolte presenti. Era dunque necessario fare il punto della situazione riassumendo azioni e motivazioni al fine di prendere decisioni.

È risaputo che avere qualcosa in testa non equivale necessariamente ad avere sotto ai polpastrelli le giuste lettere e procedere ad una digitazione spedita. 

Me lo potranno confermare anche i gradi autori.

Inizio la mia mail con buona volontà ma sono già ferma dopo pochi secondi per un dubbio amletico: questa persona devo metterla in cc o in ca con le altre?

Dopo qualche minuto di stallo decido di rimandare la spinosa questione e iniziare finalmente il testo.

Suona il telefono. Si può non rispondere? Certo che no!

Riprendo.

Arriva una mail che bisogna proprio prendere in carico.

Ricomincio la frase.

Il collega ha bisogno, si può dargli una mano? Si, certo.

Sono le 11.00. Sono a metà.

Ricordati che devi richiamare quel cliente. È urgente. D’accordo.

Hai portato il pranzo, mi chiedono. Si, rispondo. Allora ti aspettiamo, mi dicono. Aspettarmi? Gli occhi mi volano all'orologio del pc, sono le 12.30.

La mail è stata inviata alle ore 14.50 quindi tecnicamente (escludendo la pausa pranzo) sono occorse 4 ore e 50 minuti.

Se mi fossi concentrata solo sulla mail probabilmente l’avrei evasa in mezz'ora avendo poi tutto il tempo per gestire il resto. Una cosa alla volta.

Il multitasking è un personaggio mitologico, amico di tutti ma fedele a nessuno. Ci illudiamo di poterlo governare e gestire a nostro piacimento ma è lui a prendersi gioco di noi. Sparge sassolini sul terreno e noi gli corriamo dietro convinti di arrivare alla casa di marzapane ma il più delle volte finiamo in acqua.

E bravo multitasking ma la prossima volta non mi freghi più.

Forse…