Cristina Tagliabue

Founder Junior

Il giardino dei Van Hoboken

2020-05-12 07:47:43

Tra il dicembre 2010 e l’aprile 2011 scrissi un libro, fu il mio secondo esperimento letterario. Il primo più che altro rappresentò una prova generale di cosa voleva dire mettere parole in fila e cercare di dar loro un senso.

Poi restò li, archiviato nella cartella “Libri”, file “Tempo.doc”, dove Tempo doveva essere il titolo del libro.

Dopo dieci anni e qualche spicciola esperienza letteraria in più, sono ancora in impasse quando si tratta di tirar fuori dal cilindro il titolo dell'opera. Mi concentro, lo leggo, lo rileggo, faccio brainstorming, per distrarmi cerco il carattere più adatto da utilizzare, torno a leggerlo… E passa un tempo che mi sembra infinitamente più lungo di quello che è servito a scrivere il libro intero.


In questo unico e specifico caso però, il nome del file ha detto bene. Al tempo giusto si è fatto spazio tra gli altri reclamando attenzione. Per un moto incondizionato il dito ha fatto doppio click e la mente ha cominciato a leggere. A decidere che, con qualche aggiustatina, era tempo di pubblicarlo è stato probabilmente lui. Con l’unica richiesta per l'autrice di cambiargli titolo…


Il giardino dei Van Hoboken

E' la storia di Giulia, vivaista ventenne, che terminati gli studi superiori trova impiego presso un importante garden della città.

Giulia svolge il suo lavoro con pura passione, è convinta che la vista di un prato in fiore sia balsamo per la mente. Un vaccino naturale alla frenesia della vita moderna. “Non sono una sognatrice!” ripete ai genitori che temono il suo essere con la testa fra le nuvole. Secondo loro un giorno o l’altro avrebbe preso il volo come i palloncini che vendono alle fiere sparendo nell’atmosfera, ma Giulia crede nella sua visione del mondo ideale.

Il destino le darà ragione? Di certo ha in serbo qualcosa che, partendo da un piccolo fiore, giunge sino al senso stesso della vita.

O sarà ancora frutto della sua fervida immaginazione?

Il tempo giusto

Non so se esista un tempo giusto, e di conseguenza per reazione contraria uno sbagliato, per fare qualcosa. O non farla. 

Forse sì, se cavalchiamo la corrente del cogli l'attimo o del saltare sul treno intanto che passa.

Personalmente però preferisco non catalogare e lasciare spazio a tutte le possibilità, più che mai in questo tempo.       

by Cristina Tagliabue