Founder Junior
Il femminile nell'opera scultorea di Alberto Giacometti
Mentre l'elemento maschile viene declinato a volte nell'atto del movimento, l'archetipo femmineo, nella sua essenzialità totemica, si mostra statico.
Le forme muliebri sono solo accennate, appena riconoscibili, nelle esili strutture quasi filiformi. Eppure permane intatta una percettibile, forte dignità statuaria che pulsa di antico: di quella sacralità ieratica, di quell'aura misterica di cui sono pervasi certi manufatti greci o etruschi. Una spiritualità silenziosa permea l'idea che l'artista conferisce alle individualità femminile. Una trascendenza che va oltre il genere, l'essere donna, per sottolinearne la fragilità intrinseca dell'umana natura.
La materia è grezza e palpitante, si palesa e si contrae come se fosse plasmata nello spazio stesso che la genera, nel momento esatto della fusione. Materie in formazione; in bilico tra diverse dimensioni quantiche. Muta testimone forse, dell'eterno dualismo del essere o non essere, dell'accettazione del tormento dell'esistenza o del confortante abbandono della consapevolezza.
Non Grande Madre dunque, ma silfide guardiana della profonda connessione esistente tra il nulla che ci ha originati è l'infinito che ci accoglie.
(Foto: Tell Figure 1960)