Cristian Aliprandi

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Erbe e piante officinali: i rimedi naturali per tutti gli organi. Guida completa

2019-12-04 18:26:05

Ecco una guida completa alla fitoterapia, nella quale in particolare approfondiremo l’utilizzo delle piante officinali per ciascun organo, così da consigliare i rimedi erboristici utili per tutti gli apparati dell’organismo.

In questo articolo: 

Le piante officinali

Delle piante officinali si utilizzano alcune parti, chiamate droghe, nelle quali sono presenti le sostanze funzionali, o principi attivi, responsabili dell’attività della preparazione.

L’insieme delle sostanze funzionali contenuto all’interno di una droga è denominato fitocomplesso.

Esaminiamo le principali preparazioni erboristiche presenti in commercio, cominciando dalla distinzione di preparazioni da pianta fresca e preparazioni da pianta secca.

Da pianta fresca si ottengono due preparazioni differenti:

– il succo, che si ottiene per semplice spremitura della droga

– la tintura madre che si ottiene per macerazione in una opportuna miscela di acqua e alcool. Le tinture madri hanno una concentrazione pari a 1:10 espressa secondo il peso secco della droga e presentano il vantaggio di avere tutte le sostanze funzionali presenti nella droga, inclusi gli enzimi; l’unico inconveniente è la necessità di utilizzare dosaggi piuttosto elevati essendo preparazioni a bassa concentrazione.

Da pianta secca si ottengono più preparazioni:

– la più semplice è il cosiddetto taglio tisana. Ci si preparano infusi o decotti

– polvere micronizzata: si ottiene per polverizzazione fine delle droghe

– estratto fluido: si ottiene per macerazione in acqua e alcool delle droghe secche e la soluzione che si ottiene ha una concentrazione di 1:1

– estratto molle: si ottiene dall’estratto fluido per parziale svaporazione del solvente fino ad ottenere una pasta densa, al punto di non bagnare un foglio di carta sulla quale fosse posata. Caduti in disuso, gli estratti molli resistono quasi esclusivamente per ginseng. Rapporto di concentrazione circa 2,5:1.

– estratto secco: si ottiene per totale evaporazione del solvente e rappresenta la massima concentrazione possibile ottenibile da una droga. Salvo eccezioni, il rapporto di concentrazione è di 4-5:1.

Passiamo ora in rassegna le principali classi di composti che si ritrovano nelle droghe:

  • Oli essenziali
  • Eterosidi
  • O-eterosidi:
    • flavonoidi
    • cumarine
    • tannini
    • antrachinoni
    • idrochinoni
    • saponine
    • salicilati
    • iridoidi
  • S-eterosidi
  • Alcaloidi
  • Fibre:
    • mucillagini
    • pectine
    • gomme
  • Oli
  • Vitamine e sali minerali

RIMEDI PER LO STOMACO

Lo stomaco è un organo freddo, di contenimento. Le droghe attive sullo stomaco appartengono pertanto quasi esclusivamente all’ambito delle droghe calde e secche.
La parte principale la svolgono le droghe amare, che scaldano con moderazione e stimolano la produzione di succhi gastrici. Infatti, lo stomaco anche quando soffre di un’apparente eccesso di calore, in realtà è un calore indotto “compensatorio”, riversato cioè nell’organo per compensare l’eccesso di freddezza.

Le droghe amare più note sono la genziana (Gentiana lutea), la china, il quassio (Quassia amara), la centaurea (Erythraea centaurium). Giovano anche alcune erbe aromatiche come la menta e la salvia (Salvia officinalis). La melissa (Melissa officinalis), oltre a riscaldare moderatamente svolge azione spasmolitica gastroviscerale.

Anche alcune spezie svolgono notevole attività gastrica come la cannella (Cinnamomum  zeylanicum), i chiodi di garofano (Eugenia cariophyllata), lo zenzero (Zingiber officinale).

In caso di ulcere bisogna anche aggiungere droghe ad attività cicatrizzante come liquirizia, equiseto (Equisetum arvense), piantaggine.

Si riporta una formula collaudata di un rimedio naturale per l’Helicobacter pylori:

  • Curcuma (Curcuma longa): 40%
  • Zenzero: 20%
  • Liquirizia (o Altea negli ipertesi) 20%
  • Cannella 20%

RIMEDI PER L’INTESTINO

Bisogna innanzitutto distinguere tra i disturbi dell’intestino e le disfunzioni. Tra i disturbi consideriamo le coliti, come disfunzioni consideriamo la stipsi (ovvero la diarrea).
Anche nel caso delle coliti bisogna distinguere tra coliti fredde e coliti calde. Segno di calore è un dolore acuto, improvviso, mobile e trafittivo. Di freddezza un dolore sordo, continuo, poco mobile.

La stipsi può essere dovuta sia ad eccesso di calore (che asciuga e dissecca) che ad eccesso di freddezza (che rallenta il movimento intestinale perché contrae). La lentezza digestiva con senso di pesantezza localizzato nella regione pelvica, è segno di freddezza.

Se prevale l’aspetto calore, le piante utilizzate sono lenitive rinfrescanti: malvaachillea (Achillea millefolium), piantagginepapavero rosso. Se accompagnate da umidità è opportuno aggiungere delle piante moderatamente calde ma “asciuganti”, come ad esempio finocchio (Foeniculum vulgare) e anice (Pimpinella anisum).

Se al contrario prevale la freddezza, accompagnata o meno da umidità, si ricorre a spasmolitici caldi come melissa (Melissa officinalis), angelica (Angelica archangelica), camomilla (Matricaria chamomilla).
Si accompagnano anche in questo caso droghe antifermentative calde, anche più calde dell’anice e del finocchio come ad esempio cannellaorigano (Origanum vulgaris), salvia (Salvia officinalis).

Il problema della stipsi viene trattato con diversi tipi di droghe a seconda dell’azione prevalente.
Abbiamo i seguenti tipi di lassativi:

Meccanici: si tratta di sostanze indigeribili che facendo massa nell’intestino premono sulle pareti stimolando la peristalsi. La crusca dei cereali è il rappresentante tipico di questo gruppo.

– Osmotici: lassativi capaci di rendere le feci morbide aumentando il contenuto idrico nel lume intestinale. Mucillagini e soprattutto pectine, contenute in quantità in alcuni frutti come peremelekiwi, si comportano con questo meccanismo. Anche alcuni zuccheri non assimilabili si comportano alla stessa maniera. Di questo gruppo il più rappresentativo è l’essudato della corteccia dell’ornello (Fraxinus ornus) noto come manna.

– Lubrificanti: sono oli vegetali che facilitano lo scorrimento delle feci all’interno del lume intestinale. Qualunque olio usato a digiuno (perché non essendoci bile viene poco digerito) può favorire questa funzione).

– Antrachinonici: sono purganti ad azione irritante. Stimolano le terminazioni nervose provocando la peristalsi. Sono di sicura efficacia ma non privi di effetti collaterali. Vanno utilizzati come estrema ratio. Le piante più rappresentative sono: sena (Cassia angustifolia e Cassia ovata), frangula (Rhamnus frangula), cascara sagrada (Rhamnus purshiana), rabarbaro (Rheum palmatum), aloe (Aloe ferox, Aloe socotrina).

Il problema della diarrea viene trattato con piante ricche di tannini che astringono ed esercitano anche una certa sepsi intestinale: mirtillo foglie (Vaccinium myrtillus), ma soprattutto tormentilla (Potentilla tormentilla), quercia (Quercus robur) e noce foglie (Juglans regia).

RIMEDI PER L’APPARATO RESPIRATORIO

Cominciando dalle problematiche delle prime vie respiratorie c’è da dire che il ruolo principale viene svolto dalle droghe ad attività balsamica. Si tratta di piante ricche di oli essenziali altamente volatili, di natura calda e secca, generalmente impiegate per inalazione attraverso i suffumigi.
Le più note che hanno queste caratteristiche sono Eucaliptus globulus, Mentha piperita, Thymus vulgaris, Pinus.

RIMEDI PER LA GOLA

Quando il problema si presente nelle seconde vie respiratorie la situazione si complica un po’.
In particolare, se ad essere colpita è la gola, si può provare con gargarismi a base di queste stesse erbe magari associate a piante più spiccatamente lenitive ed antiinfiammatorie come erisimo (Sysymbrium officinale, caldo), agrimonia (Agrimonia eupatoria, fredda), piantaggine (Plantago sp., fredde).

Qualora non fosse sufficiente si può ricorrere a prodotti a base di propoli che è la sostanza di uso erboristico più potente come attività antibatterica.

RIMEDI PER LA TOSSE

Ancora più complesso è il trattamento della tosse. Per prima cosa bisogna individuare il tipo di tosse; si distinguono due tipologie principali: tosse secca, stizzosa (interessamento della bile gialla), oppure grassa catarrosa (interessamento del muco ostruttivo, stomaco).

Le piante utilizzate si dividono in gruppi:
– Droghe emollienti: si tratta di mucillaginose che svolgono funzione lenitiva, umettante e protettiva di mucosa. verbasco (Verbascum thapsus barbassus, calda), altea (Althaea officinalis, calda), malva (Malva sylvestris, l’unica equilibrata tra caldo e freddo), lichene islandico (Usnea islandica, freddo).

– Droghe espettoranti: ricche di saponine, esercitano azione espettorante in parte in virtù della loro azione emulsionante, in parte perché si sfrutta il riflesso, mediato dal bulbo, che collega stomaco e apparato respiratorio: marrubio (Marrubium officinale, caldo), poligala (Polygala senega, calda), issopo (Hyssopus officinalis, caldo), liquirizia (Glycirrhyza glabra, equilibrata).

– Droghe balsamiche: concorrono all’attività di una preparazione in virtù della loro marcata azione antisettica e dell’attività di stimolo del movimento delle cellule ciliate che facilita la rimozione del muco.

– Bechici: sono droghe che bloccano lo stimolo della tosse inibendo il riflesso a livello bulbare. Il bechico puro non esiste in natura sebbene nel mondo vegetale (specificatamente nel papavero da oppio) esistono dei bechici. Il bechico più utilizzato è il rosolaccio (Papaver rhoeas, freddo), ricco anche di mucillagini, utile quando la tosse, particolarmente stizzosa, provoca sintomi dolorosi o rende difficile il sonno o in quelle forme di tosse di origine nervosa.

Una formulazione equilibrata per la tosse dovrebbe tener conto di quanto prevalga la componente calda, secca e quanto quella umida ostruttiva. In ogni caso, in genere si impiegano piante appartenenti a tutti i gruppi, privilegiando la componente lenitiva rinfrescante nelle tossi secche oppure quella balsamica riscaldante in quelle con abbondante catarro.

Può essere utile accompagnare il trattamento con piante capaci di potenziare le difesecome Rosa canina, ricca di vitamina C, oppure Echinacea sp., ad attività immunostimolante.
Alle volte, se le circostanze lo richiedono, si utilizzeranno anche dei febbrifughi come droghe ricche di salicilati, (SpireaFilipendula ulmaria), salice (Salix alba), o ad alcaloidi come la corteccia di China (China sp.), che combattono eventuali sintomatologie febbrili.

RIMEDI PER L’APPARATO CIRCOLATORIO

L’apparato circolatorio verrà trattato da due punti di vista: uno concernente la struttura che lo costituisce e cioè i vasi sanguigni, l’altro legato al sangue circolante. Per quel che riguarda il primo aspetto bisogna distinguere le arterie dalle vene.
Le prime sono dotate di una struttura a tre strati con una forte innervazione che permette alle pareti delle stesse di contrarsi e dilatarsi assecondando la spinta proveniente dal cuore.
L’energia propulsiva così ottenuta si esaurisce a livello della rete capillare e il ritorno del sangue verso il cuore è garantito solo ed esclusivamente dalla contrazione dell’atrio destro che richiama sangue verso l’alto.
Le vene accompagnano il movimento del sangue verso l’alto attraverso un lavoro elastico conseguente allo spostamento del sangue stesso.

Le problematiche che affliggono le arterie sono prevalentemente legate alla formazione della placca ateromatosa e quindi al fenomeno dell’aterosclerosi.
Costituiscono fattori aggravanti l’ipercoagulabilità sanguigna, nonché l’eccesso di grassi nel sangue (colesterolo e trigliceridi).
Pertanto, tutti i trattamenti che fluidificano il sangue, diminuendo l’aggregazione piastrinica, costituiscono fattori preventivi del rischio connesso all’aterosclerosi.
Agiscono in questo senso droghe ricche di cumarine come ad esempio il meliloto.
Anche droghe quali il Ginkgo biloba rendono il sangue più fluido e svolgono azione protettiva a livello della rete capillare. Possono essere utili anche droghe ricche di derivati dell’acido salicilico come Spirea ulmaria. Naturalmente, tutte le droghe coleretiche e colagoghe, comunemente usate per trattare l’ipercolesterolemia, entrano a far parte del gruppo dei rimedi utili per proteggere le arterie.

Recentemente sono state introdotte droghe capaci di neutralizzare i radicali liberi con particolare riferimento a quelli presenti nel sangue. Queste sostanze, danneggiando la struttura interna delle arterie, innescano il meccanismo della formazione del coagulo. Potenti divoratori di radicali liberi a livello sanguigno sono gli antociani (mirtilo, uva rossa, vite rossa, ribes frutto, more ecc), il resveratrolo presente negli estratti di buccia e seme di uva e il picnogenolo, sostanza estratta dalla corteccia di pino marittimo.

Anche gli acidi grassi poliinsaturi concorrono alla protezione delle arterie non solo attraverso la loro azione ipocolesterolemizzante ma anche per la formazione di prostaglandine antiaggreganti che proteggono dalla formazione di coaguli. Tra i gemmoderivati, quelli più importanti sono il Cornus sanguinea, utile in tutte le situazioni legate a sindromi trombotiche, e Citrus limonum.
A livello venoso la situazione si presente differente: qua il rischio è essenzialmente collegato allo “sfiancamento” che le vene subiscono nel corso degli anni a causa dello sforzo che devono svolgere per spingere il sangue verso l’alto. L’esercizio fisico, tonificando la muscolatura degli arti inferiori, facilita il ritorno venoso.

Vi sono poi delle droghe capaci di tonificare la muscolatura delle vene potenziandola.
In particolare due droghe ricche di saponine particolari che svolgono attività tonica sulle vene piuttosto che detergente ed emulsionante; si tratta dell’ippocastano, ricco in escina, e del rusco, ricco in ruscogenina. Entrambe le droghe sono di grande utilità sia se assunte oralmente che utilizzate per uso topico. Di nuovo, tenere un sangue fluido e scorrevole aiuta notevolmente a sollevare le vene dallo sforzo che devono compiere; oltre alle summenzionate droghe fluidificanti, bisogna ricordare l’azione coadiuvante svolta dei depurativi che, sottraendo tossine al sangue venoso, lo rendono più leggero e scorrevole.
Tra i gemmoderivati trovano applicazione Aesculus hippocastanumCastanea vescaSorbus domestica.

E’ molto importante non confondere, come invece spesso avviene, l’insufficienza venosa per ritenzione di liquidi. Infatti, chi soffre di ritenzione non ha problemi localizzati solo agli arti inferiori. In questi casi è opportuno valutare innanzitutto le condizioni della pressione sanguina (spesso chi soffre di gonfiore agli arti inferiori è ipoteso) e ricorrere alle droghe vasotoniche su descritte.

Si riporta una formulazione utile come rimedio naturale per ipotensione:

  • Romice radice: 20%
  • China corteccia: 20%
  • Cannella corteccia: 20%
  • Sedano semi: 20%
  • Ginseng radice: 10%
  • Kola noci: 10%

Macerare per dieci giorni in marsala possibilmente all’uovo e bere un bicchierino da rosolio ogni mattina.

RIMEDI PER IL FEGATO

Il fegato è tra gli organi trasformatori il principali, ivi svolgendosi quasi tutte le trasformazioni metaboliche necessarie al funzionamento dell’organismo. Ne consegue che l’alterata funzionalità dell’organo può compromettere moltissime funzioni incluse il controllo della glicemia e del metabolismo degli acidi grassi.
Inoltre, come tutti gli organi, si può ammalare di patologie varie sia di natura infettiva (epatiti virali) che di natura degenerativa (steatosi, cirrosi ecc).

Molte sono le piante che si possono usare per curare il fegato; le possiamo suddividere in due grandi gruppi: quelle che agiscono direttamente sul tessuto epatico riparando la cellula (epatoprotettori) e quelle che stimolano le funzioni specifiche dell’organo in particolare stimolando la produzione e l’eliminazione della bile che è la via mediante la quale il fegato si “disintossica” (coleretici).

Le piante del primo gruppo si utilizzano in tutti i casi che il fegato soffre di malattie acute o croniche che ne compromettano la struttura (epatiti, cirrosi). Tra queste, le più note e utilizzate appartengono al gruppo dei cardi, in particolare il cardo mariano (Sylibum marianum, caldo) ed agiscono stimolando i sistemi di autoriparazione dell’organo rinforzando la parete cellulare e riportando la mortalità cellulare ai limiti normali (si abbassano le transaminasi).
Esistono anche epatoprotettori freddi come ad esempio l’agrimonia, la parietaria (Parietaria officinalis) e la piantaggine.

Le piante del secondo gruppo si usano quando il fegato, affaticato per ragioni varie, pur non presentando segni di danno diretto, fatica a svolgere le sue funzioni normali quali ad esempio regolare il tasso di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Le piante che svolgono simile attività sono molte e ricordiamo: carciofo (Cynara scolymus, caldo ma con la componente fredda), curcumaboldo (Peamus boldus, caldo), rosmarino (Rosmarinus officinalis, caldo), tarassaco (Taraxacum officinalis, freddo), gramigna (Agropyron repens, freddo), elicriso (Helyuchrysum hitalicum, caldo).
Accanto a queste piante è opportuno utilizzare droghe che stimolino la contrazione della colecisti per facilitarne lo svuotamento: rosmarinoginepro (Juniperus communis, caldo), zenzero sono ottimi colecistocinetici.

Per avere un effetto depurativo completo è corretto sostenere il fegato con piante che stimolano gli altri organi emuntori come reni e pelle: tra queste ricordiamo la gramigna, il tarassaco, la betulla (Betula sp., fredda), l’ononide (Ononis spinosa, calda), per ciò che concerne i reni, e tiglio (Tilia officinalis, calda) e sambuco (Sambucus nigra, calda) per stimolare la sudorazione.

RIMEDI PER I RENI

I reni sono l’organo mediante il quale si regola l’equilibrio idrico salino del corpo umano. In altre parole, si regola la quantità di acqua e di sali che devono circolare nel plasma. E’ ovvio che qualsiasi situazione patologica che comprometta l’organo può portare alla rottura di questi equilibri con conseguenze anche molto gravi per la salute. Inoltre, il rene, si comporta in parte da organo trasformatore oltreché emuntore ivi concludendosi alcune trasformazioni metaboliche iniziate nel fegato.

Grande è la varietà di piante che possiamo definire come diuretiche; si può anzi affermare che, almeno in modo leggero, qualunque tisana ha una certa attività diuretica.

Piante diuretiche in modo significativo sono: le radici di prezzemoloruscoononidefinocchioasparago; i rizomi di gramigna; i peduncoli di ciliegio; le barbe di mais (ottime anche come spasmolitico delle vie urinarie); le foglie e le radici del tarassaco; le foglie di betullapilosella, la verga d’oro.

Il rene soffre soprattutto di due diverse forme patologiche: quelle di natura infettiva, e quelle di natura metabolica (calcoli).
Le prime possono essere trattate con una numerosa varietà di piante: un primo gruppo comprende le ericaceae: uva ursina (Arctostaphylos uva ursi, fredda), mirtillo rosso e nero (Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis idaea, fredde), erica (Calluna vulgaris, fredda), corbezzolo (Arbutus edo, freddo) che contengono delle sostanze ad alto potere antibiotico (arbutina e metilarbutina).
Per essere esatti, si tratta di profarmaci in quanto per essere attive devono essere ulteriormente trasformate in arbutone e metilarbutone che sono le vere sostanze attive.
La trasformazione avviene nel rene stesso ad opera di un enzima, cosa che rende queste piante uniche in quanto attive solo ed esclusivamente sull’apparato genitourinario.
L’unica accortezza è quella di verificare il ph delle urine perché questa trasformazione avviene solo in ambiente alcalino e quindi, in presenza di urine acide, si consiglia di somministrare mezzo cucchiaino di bicarbonato mezz’ora prima dell’assunzione delle erbe.

A fianco di queste, si possono abbinare piante ad olio essenziale a basso peso molecolare come timoeucaliptogineprosambuco e soprattutto in oriente, sandalo. Anche la gramigna, che contiene olio essenziale in tracce, esercita una blanda azione antisettica locale.
A queste piante si deve abbinare anche qualche diuretico che meccanicamente facilita l’eliminazione dei batteri patogeni.

Bisogna tener presente che sia l’eccesso di calore epatico, per “asciugamento” delle urine, che l’eccesso di scorie solide prodotte dalla milza, per precipitazione, sono fattori predisponenti ai calcoli.
Pertanto abbiamo “martelli caldi” capaci di disgregare i calcoli da freddo, “martelli freddi” capaci di disgregare i calcoli da calore.

Sono martelli caldi: spaccapietra (Ceterach officinarum), rusco (Ruscus aculeatus), parietariaequisetocapelvenere (Adianthum capillus-veneris), rafano nero (Raphanus nigra, preparazioni da pianta fresca).
Martelli freddi sono: gramignaononideverga d’oro (Solidago virga aurea).

RIMEDI PER LA MILZA

Organo legato al sangue, ne costituisce il deposito organico più importante. In seguito ad aumentato fabbisogno, la milza, contraendosi, fornisce agli organi periferici il sangue necessario. Inoltre, svolge un ruolo importantissimo nel metabolismo del ferro: è infatti nella milza che vengono distrutti i globuli rossi e riciclato il ferro che contengono. Serve anche da deposito per questo importantissimo minerale.

Conseguentemente, disturbi della milza, possono provocare anemie. Tra le piante, tonici della milza sono: la ceterach (spaccapietre, erba ruggine, ruggiola), la bardanal’equiseto. Producono effetti positivi sulla milza anche i catartici (che purgano il sangue dagli “umori perversi”) e i depurativi freddi in genere,che rendendo il sangue più fluido, facilitano il ruolo fisiologico della milza stessa. Tra i gemmoderivati, quello di eccellenza nel trattamento dei disturbi di milza è la tamarix gallica. Nelle anemie, oltre a tonici della milza, si usa somministrare anche piante che favoriscono l’assorbimento e l’utilizzo del ferro. Tra queste, meritano menzione la romice, la china e la genziana.

RIMEDI PER IL PANCREAS

Il pancreas è diviso in due parti funzionalmente distinte: il pancreas esocrino e il pancreas endocrino. Il pancreas esocrino produce gli enzimi digestivi che vengono inviati nell’intestino e svolgono prevalentemente attività proteolitica. Le piante amare stimolano per meccanismo riflesso la secrezione pancreatica migliorando le funzioni digestive. Tra queste un posto di riguardo lo merita la centaurea.

Ananaspapaia contengono rispettivamente bromelina (soprattutto nel gambo) e papaina (nel frutto). Si tratta di enzimi proteolitici simili a quelli prodotti dal pancreas e che possono supplire ad eventuali deficit della ghiandola oppure aiutare in caso di diete iperproteiche a digerire meglio. Il pancreas endocrino è deputato alla produzione di due ormoni: insulina e glucagone. L’insulina facilita l’ingresso del glucosio all’interno delle cellule dell’organismo, mentre il glucagone facilita la formazione di glicogeno e quindi il ripristino delle riserve energetiche dell’organismo. In particolare, la carenza di insulina porta al diabete in quanto, per compensare la difficoltà di entrata degli zuccheri nelle cellule, l’organismo aumenta la concentrazione plasmatici degli stessi.

Fermo restando che non vi sono piante capaci di curare il diabete mellito, ve ne sono invece di utili in caso di forme diabetiche non insulinopendenti. In particolare, molte piante tanniche, come ad esempio il mirtillo, il gelso, il rovo, il noce, il nocciolo hanno attività ipoglicemizzante. Anche piante contenenti guanidina, come la galega, la bardana, la salvia e le foglie di olivo hanno attività ipoglicemizzante. Buona attività ipoglicemizzante orale hanno anche le foglie di eucalipto.

RIMEDI PER IL SISTEMA NERVOSO

Partiamo dalle droghe che stimolano il sistema nervoso. Le più note ed utilizzate, prevalentemente a scopo voluttuario, sono le droghe contenenti xanthine.
Si tratta delle piante più bevute al mondo o comunque consumate a vario titolo includendo il caffè, il , il cacao, il mate, le noci di cola e il guaranà.
Stimolano il sistema nervoso (e non solo), mimando l’effetto dell’adrenalina e della noradrenalina.
Tra tutte, quella che presenta azione più immediata ed intensa ma di breve durata è il caffè, almeno come viene abitualmente consumato.
Più moderato ma dall’azione prolungata è il guaranà, mentre il mate si colloca un po’ a metà strada.
Il tè contiene prevalentemente teina, meno potente come stimolante del sistema nervoso e del cuore, in quantità uguali nel tè verde e nel tè nero.
Tuttavia nel tè verde, essendo presente un antagonista, manifesta effetti più prolungati anche se di minore entità.

Altre droghe stimolanti largamente impiegate sono quelle ascrivibili al gruppo dei cosiddetti adattogeni. Alcune sono molto note: ginseng ed eleuterococco in primis. Altre lo sono meno, anche se si stanno ritagliando uno spazio sempre più importante: sono l’astragalo, la schisandra, la rhodiola rosea.

Vi sono poi alcune droghe stimolanti tipiche della nostra flora meno utilizzate forse perché meno esotiche. Sono soprattutto rosmarinosantoreggia che possono essere anche utilizzate anche per inalazione sotto forma di olio essenziale.
C’è una pianta classificata come adattogena che forse è l’unica che possiamo definire veramente tale in quanto in tutte le altre, tende a prevalere comunque l’azione stimolante. Si tratta dell’ashvagandha (Whitania somnifera), pianta di origine indiana che ha la caratteristica di essere un vero e proprio regolatore dell’attività del sistema nervoso centrale.

Abbiamo poi un vasto assortimento di droghe rilassanti, sedative o prettamente ipnotiche. Fermo restando che una suddivisione netta è impossibile perché ciò che è ipnotico a grandi dosi a piccole è calmante e viceversa, possiamo tuttavia tracciare una classificazione generale basata sulle dosi normalmente impiegate.

Rilassanti sono alcune piante usate spesso anche a scopo voluttuario in virtù del loro buon sapore come tigliocamomillaverbena odorosa, fiori d’aranciomelissa.
Più propriamente sedative fino a poter essere considerate degli addormentanti sono la lavanda, la passiflora e le foglie dell’arancio sia dolce che amaro.
Vi sono poi le droghe più strettamente ipnotiche come la valerianal’escolzia, la peonia, il ginestrino (Lotus cornicolatus), il meliloto e la ballota (ottima anche come spasmolitico).

Infine vi sono le droghe attive sull’umore. La più nota ed utilizzata è l’iperico, che agisce come IMAO (inibitore delle monoamino ossidasi). Abbiamo poi alcune droghe serotoninergiche come l’avena sativa (da utilizzarsi però solo da preparazioni di pianta fresca), il tanaceto e la griffonia.
Una menzione a parte merita il kawa kawa attualmente sospeso ma che potrebbe, speriamo, essere riammesso. Si tratta della droga più attiva sull’umore che aveva suscitato notevole entusiasmo in tutto il mondo e che meriterebbe di essere reintrodotta.