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Psicologia & Relazioni

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L’essenza del valore universale dell’accoglienza

2019-09-10 18:18:38

Se c’è una parola ricca di senso, tale cioè da generare sentimenti, che va oltre la parola stessa poiché tradotta in un agire comportamentale (non in atteggiamento) tale da renderla autentica, vera in ogni suo aspetto, sperimentata nell’incontro con tante persone, questa parola è Accoglienza.

Quando dico “vera in ogni suo aspetto”, il riferimento è al contesto, ma anche al ConTeSto: ai sentimenti di affetto percepiti, alle relazioni vissute, alla vivacità del confronto anche quando le idee non erano allineate da medesimi pensieri. Un sentirsi (ancora una volta un sentimento) a casa e, in essa, in quella grande famiglia dell’umanità intera nella quale il “benvenuto” va ben oltre la formalità dell’espressione.

Casa e famiglia sono i luoghi per eccellenza dell’accoglienza, del percepirmi e sentirmi ri-conosciuto come persona innanzitutto prima ancora per qualsiasi altra qualità (e, inevitabilmente, limite): senza timore alcuno, in autenticità.

Accogliere, nella suo significato, è “fare spazio all’Altro”, declinabile e descrivibile – vocabolario alla mano – in tre modi di agire espressione di altrettanti forme di “attenzione”. È innanzitutto “ricevere”, sentire, accettare, con un particolare stato d’animo, “attento alla persona” così da farle spazio dentro di sé (se non proprio fisicamente, in empatia), come nella propria casa o nel gruppo di appartenenza (e, in questo caso, un vero e proprio spazio fisico).

Accogliere, con riferimento a un luogo, a un ambiente, significa “ricevere per contenere”: è l’espressione, e l’agire, “attento alla realtà”, una forma di partecipazione politica rivolta soprattutto agli ultimi, a quanti bisognano di percepirsi contenuti, ricevuti, ai senza casa fisica ed emotiva.

C’è infine, ma non per ultimo, un ulteriore significato dell’accoglienza che è “raccogliere”, “radunare”, “riunire”: l’espressione e l’agire (devo necessariamente ripetere la modalità dell’azione) “attento al contesto”, al sociale, funzionale al tenere insieme le individualità contro ogni forma di individualismo.

Vicinanza, partecipazione politica (e, nostro malgrado, l’azione di ciascuno è un agire politico), considerazione sociale o, altrimenti detto, stare accanto, ricevere, riunire, diventano azioni concrete, un “modo di essere”, dell’accoglienza. Espressioni in cui ConTeSto assume pregnanza, si rende visibile, tale da costituire un modello di riferimento al presente, nel qui e ora, spendibile in ogni processo relazionale (penso soprattutto a quello educativo in famiglia e dell’apprendimento a scuola).

È da questo stile di fare spazio all’Altro che, penso, si generi quel circuito virtuoso di reciproca accoglienza capace di legare, tenere insieme, l’uomo, gli uomini, nella loro infinita umanità: nelle differenze di ciascuno, nascenti dai differenti punti di forza e debolezze.

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