Cinzia Giluni

Founder Starter

SONO PASSATI NOVE ANNI

2020-07-28 18:18:36

Esattamente nove anni fa moriva la vecchia Cinzia e iniziava a nascere una nuova me, quella che iniziĆ² a vedere ora.

Sono trascorsi esattamente nove anni da quando la vecchia Cinzia è morta per lasciare spazio ad una nuova Cinzia che solo oggi inizia a vedere il cammino fatto.


Il 28 luglio del 2011 alle 12 circa ricevo una telefonata dall'ispettrice di polizia che mi avvisa che entro le 15 avrei dovuto lasciare casa di mio marito perché a quell'ora sarebbero arrivati x la perquisizione ed io non dovevo esserci, e mi comunica altresì che avrei dovuto farlo da sola perché loro non potevano accompagnarmi seppure i patti erano diversi.


Fui colta dal panico, i miei piani erano tutt'altri e si erano sgretolati tutti, ero certa che non sarei mai riuscita a lasciare quella casa, avevo meno di tre ore per far mangiare i bambini, parlare con loro, preparare le cose importanti e necessarie da portare con noi, salire in macchina ed andare via.


Seppure avevo la sensazione che la terra stesse scomparendo sotto i miei piedi non avevo alcuna alternativa e mi misi ad organizzare ogni cosa, contattando anche chi mi aveva dato tutte le dritte fino a quel momento. 


Mi disse che avrei dovuto raggiungere due persone che mi avrebbero accompagnato nel luogo dove sarei rimasta x il tempo necessario.


Difficile spiegare quello che sentivo, ricordo quel giorno e quello che ho provato come se fosse ora. Mi sentivo da una parte terrorizzata all'idea di quello che stavo x fare, da un'altra sollevata perché non mi sarei più sentita succube e in pericolo, da un'altra parte ancora mi sentivo in colpa nei confronti dei bambini perché sapevo che per un po non avrebbero potuto vedere né il papà né i nonni, né gli zii, né i cugini, da un'altra parte ancora mi dicevo che forse stavo sbagliando e che era colpa mia se mi trovavo in quella situazione, che ero io quella sbagliata, da un'altra ancora ero convinta che nessuno avrebbe potuto aiutarmi e che probabilmente non avrei trovato nessuno ad aspettarmi o forse che l unico che mi avrebbe raggiunto e riportata a casa era mio marito o qualcuno x suo conto.

Nonostante il marasma di pensieri che si alternavano vorticosamente nella mia testa in meno di tre ore sono riuscita a far mangiare qualcosa ai bambini, sono riuscita a parlare ai bambini spiegando cosa stavamo x fare e chiedendo loro cosa preferivano io facessi e tutti e tre furono compatti nell'appoggiare la mia decisione, caricai in macchina documenti e panni gettati alla rinfusa dentro dei sacchi, salimmo in macchina e senza voltarmi indietro mi diressi verso le due persone che mi stavano aspettando.


Quando arrivai da loro mi dissero che prima di andare verso il posto che ci avrebbe ospitati avrei dovuto gettare i telefoni x evitare che venissi rintracciata e così feci. 


Quando arrivammo al centro di ascolto di Terracina non c era nessuno ad aspettarci e le due persone che mi avevano accompagnata fino a lì se ne andarono dicendomi che di lì a poco sarebbero arrivate le operatrici.


In realtà trascorse più di un'ora, un'ora che mi sembrò una eternità, un'ora in cui fortunatamente i bambini rimasero tranquilli nonostante il caldo, un'ora in cui quella miriade di pensieri che avevo avuto prima di partire ricominciò ad assalirmi con prepotenza, di tutti i pensieri quelli che principalmente avevo in quel momento era che mi avessero preso in giro, che non sarebbe arrivato nessuno e che però mio marito mi avrebbe trovata e a quel punto non avrei avuto vie di scampo

Quando dopo poi di un'ora arrivarono le operatrici non potevo crederci, era tutto vero, stavo x ricominciare da zero, non potevo crederci. Ci fecero entrare nel centro di ascolto dove mi fecero raccontare la situazione.


Successivamente ci accompagnarono in quella che sarebbe stata la nostra casa per un po e dove saremmo state insieme ad un'altra donna con una bambina.


Sinceramente non ricordo l ingresso nella casa, ricordo solo che mi sentivo spaurita,  senza identità, non sapevo chi io fossi.


Il primo mese fu difficile x tutti, non potevamo affacciarci nemmeno al balcone, nessun contatto con il mondo esterno,.


Quando poi avremmo potuto iniziare ad uscire insieme alle operatrici io fui presa dal panico e mi rifiutai di farlo ma poi capii che non potevo continuare a rimanere segregata in casa non solo per me ma anche per i bambini.


Non fu facile, quando stavamo fuori mi guardavo intorno, avevo il terrore di trovarmi mio marito alle spalle o qualcun altro e non sapevo cosa mi sarebbe successo.


Sono stati dieci mesi difficili ma alla fine sono stati nove anni di lotte continue per riuscire ad arrivare a fine mese, lotte x la casa, lotte con me stessa, lotte con il mio ex marito.


Oggi dopo nove anni riesco finalmente a guardarmi allo specchio, riesco finalmente a vedere quanti passi io abbia fatto, riesco finalmente a credere in me stessa, riesco a dirmi che mi merito il meglio dalla vita.