Cinzia Giluni

Founder Starter

QUALCOSA DI ME

2019-05-05 14:09:22

PARTE QUINTA

IO E LA CASA

La casa rappresenta per tutti un nido, un rifugio, per me non lo è mai stata, sarà per quello che a tutt'oggi ho ancora difficoltà a trovare una stabilità in tal senso?


Come ho già scritto anche nelle parti precedenti quando ancora vivevo con mio padre era in casa che avevo i miei attacchi di panico. A parte il fatto che in quella casa ho perso in breve tempo anche se in modo diversi sia mia madre che mio padre ma per non so quale motivo quella casa l ho sempre sentita opprimente


All età di 25 anni dopo un lungo percorso psicoterapico riesco a lasciare casa di mio padre.


Sicuramente il senso di oppressione non c era più anche se inizialmente l idea di stare sola in casa non mi faceva stare tranquilla ma ebbi decisamente una instabilità abitativa infatti inizio andando in subaffitto da una signora anziana, poi una coabitazione andata decisamente male, proseguo per un anno in un garage adibito a casa,  per poipoi andare per un anno e mezzo presso una famiglia, successivamente vado di nuovo in subaffitto da una signora per poi riuscire a prendere un appartamento in affitto credendo di aver trovato la soluzione definitiva ma così non fu. 

Fu in quel periodo che conobbi quello che poi diventò mio marito.


Quando sono in attesa della mia prima figlia vista al difficile gravidanza decido di seguire il consiglio di mio marito e di trasferirmi nella sua casa familiare dove ho vissuto fino alla separazione.

Quando lasciai mio marito inizialmente sono stata in una casa rifugio insieme ai miei figli per circa dieci mesi. Li avevamo a disposizione una camera a letto con l uso in comune con le altre donne presenti in.struttura della cucina, bagno e sala.


Uscire alla casa protetta non fu semplice perché non avevo dei risparmi x poter pagare la caparra di un appartamento in affitto ma grazie ad una catena di solidarietà su fb unita al contributo dei servizi sociali sono riuscita a prendere un appartamento in affitto.


 Era un appartamento di circa 45 mq, decisamente piccolo per quattro persone ma non potevo permettermi una soluzione diversa e pian piano ci eravamo sistemati.


Certo non era la soluzione ottimale visto che oltre al fatto che era proprio piccino, era decisamente umida, piena di muffa al punto che in più di una occasione dovetti gettare panni, scarpe, giochi, cibo, senza contare che eravamo invasi dagli scarafaggi ed una volta trovai anche un topolino ma non avevo alternative.


 Quando al lavoro iniziarono a non pagare gli stipendi entrai in un loop dal quale non riuscii più ad uscire, non riuscii più a pagare l affitto al punto che nel 2015 subii uno sfratto esecutivo, chiesi un aiuto tangibile alle istituzioni, cioè una casa popolare che non ottenni.





Ero disperata, non sapevo cosa fare, provai a chiedere al mio ex prima e al giudice dopo di rientrare in casa coniugale ma inutilmente così mi vidi costretta ad andare contro ogni mio principio e ad occupare un ufficio Inps.


Quando presi questa decisione mai avrei pensato di trovare quello he ho trovato nell'estrarre in dell'ufficio.


Per me fu uno shock talmente grande che ero convinta che non ce l avrei mai fatta.

Mi feci prendere dallo scoramento.

Trovai il pavimento completamente ricoperto di guano di piccioni, trovai nidi di piccioni ovunque, piccioni vivi e morti.

Dopo un breve stallo capii che non mi potevo permettere di mollare e così mi rimboccai le maniche e pulii il locale. 


Si trattava di un ufficio, un open space di 120mq , ovviamente essendo un ufficio non aveva cucina e nemmeno doccia, chiamai una persona x fare i lavori indispensabili, poi di nuovo grazie ad una catena solidale su Facebook potei arredare quel locale, rendendolo una casa abitabile. Con gli armadi che mi regalarono riuscii a creare delle stanze così che mia figlia ebbe una stanza tutta per se, una stanza x i miei due figli maschi e una per me. 

Essendo una abusiva non potevo fare l allaccio del gas e questo ci ha portato a non poter avere il riscaldamento al punto che d inverno stavamo in casa con i giubbotti e anche x cucinare ho dovuto usare le piastre elettriche ma sicuramente quella casa in confronto alla precedente potevamo definirla una reggia.


Una mattina di novembre 2018 al mio risveglio quello che vedete nella foto è una minima parte di quello che c'era sotto casa mia. 

C erano tutte le forze dell'ordine, polizia, carabinieri, finanza, vigili del fuoco, polizia locale, digos.


Quando tre anni prima avevo occupato sapevo che prima o poi sarei dovuta uscire ma mai avrei pensato che sarebbe avvenuto in quel modo.


Quando vidi tutte quelle forze dell ordine e seppi che alcune famiglie erano state sgomberare, il mio primo pensiero fu quello di non far subire ai miei figli una esperienza simile. Dissi ai ragazzi di preparare in fretta valige con alcuni vestiti per tamponare l emergenza e tutti i libri di scuola e chiamai il mio ex marito affinché venisse a prenderli.


Arrivò poco dopo, mia figlia scoppiò in un pianto disperato, era terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere, ho cercato di tranquillizzarla spiegandole che avrei sicuramente trovato una soluzione. 


Appena andarono via, le forze dell ordine bloccarono la possibilità di entrare ed uscire, non so come non mi venne un attacco di panico, chiamai l assistente sociale che mi seguiva che parlò con l assistente sociale che si trovava sul posto.


Quando bussò alla mia porta era insieme al maresciallo dei vigili urbani. 

Entrambi mi tranquillizzarono dicendomi che sicuramente avrei dovuto lasciare casa ma non quel giorno e che avrebbero fatto in modo di trovare una soluzione.  

Ebbi comunque un crollo emotivo. Erano sette anni che chiedevo aiuto tangibili, puntualmente mi proponevano aiuti economici temporanei che per quanto utili alla scadenza mi lasciavano sempre in balia della tempesta.


Stavolta ero decisa ad avere soluzioni definitive, era stressante per me ma anche e soprattutto x i miei figli.

Seppure la sensazione che stavo provando era quella di stare per affogare ero anche decisa a non lasciarmi andare.

Avevo promesso a mia figlia che avrei trovato una soluzione e avrei mantenuto la mia promessa.


Ho scritto la mia storia su Facebook insieme ad una richiesta di aiuto, ho scritto ad emittenti televisive, a testate giornalistiche, a personaggi politici, a chiunque mi venisse in mente ho scritto chiedendo che ci venisse riconosciuto il diritto alla casa.


Ho ricevuto alcune risposte che mi hanno consentito di promulgare la mia storia sia in tv che su carta stampata e l unica cosa che ho ottenuto è stato nuovamente un contributo finalizzato a pagare l affitto per un anno.


Il grande problema però è che avendo un lavoro precario nessun proprietario di casa mi darebbe un appartamento in affitto e comunque il contributo che mi viene riconosciuto è di 300€ mensili che non consentono di pagare un affitto.


Fortunatamente un mio amico medico mi ha messo a disposizione un suo piccolo appartamentino fino però ai primi di luglio, data in cui uscirà la nuova graduatoria delle case popolari e spero che finalmente mi verrà data.


Un altro amico medico mi ha dato un garage dove poter mettere i mobili che avevo seppure molti li ho dovuti donare così come molta biancheria x la casa.



Seppure piccino l appartamento che ci è stato messo a disposizione è decisamente caldo e accogliente.


Certo nessuno ha più i suoi spazi, io dormo nella camera con mia figlia e i due maschi dormono nella sala ma c è un piccolo giardino, un piccolo cortile, abbiamo i riscaldamenti quindi dopo quattro anni abbiamo trascorso un inverno decisamente al calduccio, ci troviamo fuori Latina quindi è scomodo x il fatto che io lavoro a Latina e i miei figli hanno scuola e attività sportive a Latina ma nonostante i sacrifici che ognuno di noi deve fare ci sentiamo decisamente a casa.


Sappiamo che è una soluzione temporanea, fra due mesi dovremo lasciare anche questa casa ma speriamo che la prossima sia quella definitiva. 


Spero davvero che finalmente anche io e i miei figli potremo avere un vero e proprio nido.