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SONNOLENZA POST PASTO: ecco come l'ho risolta!

2020-12-16 10:15:33

Ho iniziato a capire l’effetto del cibo sul corpo-mente quando ancora lavoravo in agenzia di viaggio. Un giorno mia mamma mi fece trovare il miglio con le zucchine, e quel giorno compresi la relazione tra cibo-corpo-mente...

Ho iniziato a capire l’effetto del cibo sul corpo-mente quando ancora lavoravo in agenzia di viaggi.

Mi ero diplomata da pochi anni e avevo iniziato a nutrirmi con cibi sani. Avevo introdotto i cereali in chicchi, il seitan, i legumi ed eliminato quasi tutta la carne tranne il pollo, il pesce, le uova e qualche formaggio fresco di capra.

Ogni giorno davo a mia mamma delle indicazioni precise su cosa cucinare. Abitavamo in via Panisperna, nel bellissimo quartiere Monti di Roma. L’agenzia in cui lavoravo era a venti minuti di cammino da casa, per cui avevo dei tempi stretti per mangiare, per questo chiedevo a lei di preparare qualcosa per il pranzo, le davo delle indicazioni precise tipo l’insalata, il miglio, la pasta, ecc. Altre volte mi portavo il pranzo da casa, tipo il farro oppure un affettato di seitan che accompagnavo con del pane o della pizza che compravo in un forno lì vicino..
Mi ricordo erano delle pizzette tonde buonissime che invece di farcire con i classici affettati riempivo con del buonissimo seitan.
Ma quando decidevo di tornare a casa, le davo delle indicazioni su cosa preparare.
Erano giorni caldi e l’asfalto si scioglieva sotto i piedi lasciando impronte sulla strada ed io coi miei vestiti leggeri tornavo a casa proprio nelle ore più calde e assolate. 


Era un giorno afoso, nel luglio 2001 e mia mamma mi fece trovare una delle nostre insalate preferite ovvero pomodori, cetrioli, cipolla rossa di Tropea, basilico e tanto origano. Insalata che come d’abitudine accompagnavo con del pane.


Quel giorno dopo la pausa tornai in ufficio e poco dopo essermi messa al lavoro sentii un improvviso “calo” di energia o meglio avvertii la classica sonnolenza post pasto. Premetto che avvertire questa sonnolenza dopo il pasto era per me una cosa normale. Quelle ore, minuti di ripresa erano veramente duri ma tutto ciò rientrava nella normalità.
Era una sensazione così sgradevole! D'altronde non conoscevo ancora l'energia del cibo e ne "subivo" l'effetto senza esserne consapevole. Mi sentivo impotente di fronte a questo e ad altri sintomi. Non potevo farci nulla, era così e basta. La consideravo una di quelle cose da "sopportare". Come quando si manifestava un sintomo.
La maggior parte delle persone ancora oggi considera i disturbi più comuni, come qualcosa di "normale" con cui convivere. Qualcosa di fronte alla quale ci sentiamo impotenti o prigionieri. Prigionieri perché ci sentiamo in qualche modo vittime di qualcosa che non possiamo controllare.
Quel giorno, facevo fatica a stare sveglia e ciò durò fino alle cinque del pomeriggio. Pensa fino alle cinque! E in quel lasso di tempo il mio lavoro scorreva a rilento. 
Il giorno dopo chiesi a mia mamma di cucinare il miglio con le zucchine. Semplicemente come variazione del menù.

Quando rientrai al lavoro successe una cosa incredibile, mi sentivo incredibilmente sveglia la mia mente era lucida. Quel senso di offuscamento che avvertivo di solito dopo pranzo, di colpo sparì. 
Era una sensazione strana, mi creava un certo disagio. Perché non ero abituata a quella sensazione ora invece la mia mente era chiara…è la stessa differenza che c’è tra un vetro sporco e appannato e un vetro limpido, pulito. Quel giorno fu come se mi avessero tolto la nebbia dalla mente. Fare le cose in modo diverso dal solito si sa, ci fa avvertire una sensazione di discomfort.
Era successo qualcosa di alquanto significativo. Non ero abituata a sentirmi così attiva dopo pranzo. Cosa faccio adesso? Pensai. Avevo “liberato” del tempo che di solito impiegavo a contrastare la sonnolenza. Era una sensazione del tutto nuova. Che significato profondo… Cambiare una piccola abitudine mi aveva dato un vantaggio sul tempo e la possibilità di mantenere la stessa lucidità, concentrazione ed energia che avevo al mattino.
Quindi la normalità era che fino alle cinque la mia attenzione calava, la testa diventava pesante e facevo fatica a concentrarmi anche se mangiavo cibi biologici e di qualità. Infatti avevo cambiato la qualità sostituendo gli ingredienti, le materie prime ma non quello che mangiavo di solito. Ad esempio non avevo ancora imparato ad associare i cibi in modo corretto.
Quel giorno si accese una lampadina.
“Ma allora” pensai “quello che mangio interferisce sulla mia capacità di concentrazione, quindi sulle mie capacità mentali?” Quindi il cibo ha un effetto sulla mente, incide su come mi “sento” e agisce sul mio sistema energetico facendomi sentire in un modo piuttosto che in un altro.
Quel giorno compresi che quello che mangiavo interferiva sulla mia concentrazione quindi sulle mie capacità mentali. C’era un tipo di nutrimento che mi permetteva di essere più efficiente e produttiva, mi donava energia, chiarezza e lucidità mentale e c'era un altro tipo di alimenti invece che generava in me quella spiacevole sensazione di offuscamento. E questo significava essere meno efficace e spreco di tempo.
meno efficace = spreco di tempo ed energie
Da quel giorno in poi prestai molta attenzione a quello che mangiavo e a come mi sentivo.
E a te è mai capitato di sentirti così e di associare il modo in cui ti senti a quello che mangi?
Un’ alimentazione sana ed equilibrata è un modo di nutrirsi che rispetta i principi di armonia e di equilibrio, e si basa sulla conoscenza del corpo e dell’energia degli alimenti.
Grazie a questa conoscenza possiamo diventare persone libere di creare la nostra salute senza dover seguire diete particolari, fare troppe rinunce o doverci necessariamente rivolgere a un dietologo.  
Grazie alla conoscenza del cibo, mi sono liberata da questo e da altri sintomi.
Quel momento segnò per me l’inizio di un cammino alla scoperta del cibo e del suo potere curativo.