Chiara Rey

Founder Senior

USANZE/In Italia calze piene di doni o carbone portati dalla Befana. Ma anche in altre parti del mondo si festeggia l'Epifania..

2020-01-06 18:47:03

Leggende e curiosità dell’Epifania: ecco come nasce la tradizione della «vecchietta» che porta dolci ai bambini e quella dei Magi venuti da lontano per adorare il Bambin Gesù.

«L’Epifania tutte le feste porta via»  - recita un popolare proverbio diffuso in Italia - ma come nasce il personaggio della Befana?

Il 6 gennaio si celebra l’Epifania (dal greco, significa «rivelazione improvvisa», «manifestazione»), giornata che mette fine alle festività natalizie. Nella tradizione cristiana si ricorda l’adorazione dei Magi che, venuti da lontano, si dirigono verso Betlemme per festeggiare la nascita di Gesù Bambino, portandogli in omaggio dei preziosi doni: oro, incenso e mirra. Un’occasione che non in tutto il mondo si festeggia allo stesso modo. Un esempio? La chiesa ortodossa la festeggia il 19 gennaio.

Le calze della Befana

Uno dei simboli legata a questa festività è la Befana, figura tipica di alcune regioni italiane e meno conosciuta nel resto del mondo. Nell’immaginario collettivo si tratta di una donna anziana che porta dolciumi (e anche carbone) ai bambini la notte tra il 5 e il 6 gennaio. Ma perché ad essere riempite sono delle calze? Secondo una delle versioni più accreditate, i Magi diretti a Betlemme non trovando la mangiatoia chiesero informazioni a un’anziana, incontrata lungo la strada. La donna, pur sapendo che i Magi si recavano dal piccolo Gesù, non volle andare con loro in un primo momento. Quando si pentì della decisione presa, preparò un cestino ricco di dolci e si mise in cammino alla ricerca dei Magi, sperando di raggiungerli. Bussò a ogni casa per trovarli e a ogni bambino incontrato regalò dei doni, nella speranza di imbattersi anche nel piccolo Gesù. Da allora la Befana girerebbe il mondo, regalando dolci per farsi perdonare e i piccoli metterebbero fuori dall’uscio di casa calze e scarpe per la vecchia signora: se nel suo vagare ne avesse avuto bisogno poteva usarle, altrimenti riempirle di dolci.



L'Epifania in Oriente

Ma mentre la Chiesa cristiana d’occidente celebra il 6 gennaio l’Apparizione di Gesù ai Magi e la consegna degli enigmatici doni, nel rito orientale, invece, vera Epifania è considerata solo quella del Battesimo di Cristo nel fiume Giordano.

Personificazione pagana dell’Epifania, la Befana contiene elementi simbolici presenti in tutte le figure di donatori leggendari, che provengono da età molto remote e sono riconducibili ai riti ciclici e solstiziali delle popolazioni primitive.
Molte culture la considerano una vera strega. La Befana, col suo carico “eventuale” di carbone, dal significato di monito e castigo, conserva indubbiamente una funzione pedagogica per l’infanzia. E’ un “mediatore mitico” tra il mondo degli adulti, quello dei fanciulli e, talora, dei morti. Il carbone corrisponde ad una simbologia educativa, in quanto immagine del peccato che annerisce l’anima. Inoltre, dalla quantità ricevuta nella calza, il bambino ottiene il metro per valutare il proprio comportamento. Questo ruolo punitivo ne fa un personaggio in apparenza diverso dagli altri “dona ferentes”. Il carbone è materia nera, opera al nero, che collima con l’inferno, luogo in cui, secondo talune leggende, dimora la nostra vegliarda.

Quali sono le origini della Befana?

Comunemente si ritiene che la Befana abbia tratto origine dall’immaginario medievale, popolato da numerose figure di streghe (Satia, Abundia, Erodiade, Salomé), sempre pronte a darsi convegno nelle notti propizie alle evocazioni. In realtà, la insospettabile vecchina non trova i suoi oscuri natali nella pur misteriosa Età di mezzo ma rappresenta un vero e proprio archetipo culturale, una “figura di convergenza” fra diversi miti e leggende, che affonda le sue radici molto indietro nel tempo, prima del Cristianesimo, nei riti del solstizio d’inverno, nei culti solari, nelle diverse manifestazioni proprie delle civiltà mediterranee e di quelle nordiche.

La figura della Befana ha però origini molto più antiche.

Innanzitutto, va detto che la Befana è certamente in rapporto con la dea Diana e il culto della fertilità a lei connesso. Nell’antica Roma si riteneva infatti che, durante le notti tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, misteriose figure femminili volassero per i campi per propiziare un buon raccolto.
Presso le popolazioni germaniche la dea classica Artemide-Diana si trasformò nella strega Frau Holle, personaggio positivo e negativo al contempo, benigno verso i bambini e i trapassati prematuramente, ma implacabile verso i cattivi. Talora volava sulla scopa, talaltra su un carro trainato da aurei destrieri. Nelle zone meridionali della Germania, questa figura femminile prese il nome di Berchta, signora della notte dell’Epifania, terrifico spauracchio, che girava per le case, chiedendo il rispetto di usanze e rituali ben precisi.

Le autorità religiose cercarono di sradicare queste superstizioni ma, nonostante i divieti, le demonizzazioni e i roghi, queste figure leggendarie sopravvissero, magari con altri nomi, e si diffusero nelle aree montane. Ai nostri giorni, in Svizzera troviamo la strega Posterli e in Tirolo la Zuscheweil. Queste figure, maligne ma non temibili, vengono esorcizzate accendendo grandi fuochi (in Veneto è ancora diffusa l’usanza, forse di matrice druidica, di bruciare la vecia su roghi improvvisati, che rammemorano i riti piromagici dell’estremo passato). Scendendo dalle Alpi verso il Sud, la vecchia diviene Befana e incarna il personaggio della maga buona, anche se brutta, che esercita l’arte magica a buon fine.

Figure mitiche dispensatrici  di doni nell'antichità.

Le feste dell’Epifania sono ancora più antiche di quelle in onore di Artemide-Diana. Fin dai tempi più remoti, l’uomo ha osservato l’alternarsi del giorno e della notte, del sole e della luna, il ciclo delle stagioni, come analogia della vita e della morte, cogliendo nel Sole il principio della vita e nel gelo lunare dell’inverno la mortale attesa prima della rinascita. Il culto del sole o di altre divinità solari era diffusissimo tra i più diversi popoli (Maya, Incas, Atzechi, Olmechi, Celti, Sumeri, Assiri, Babilonesi, Egizi, Greci, Romani), talora in coppia alla luna, talaltra in opposizione ad essa. Solitamente aveva connotazioni maschili (Ra, Mitra, Apollo) ma alcune religioni (arabe, semite) vi vedevano una divinità femminile, sovrapposta o associata ai riti della fertilità. Il periodo dell’anno che va dalla fine di ottobre ai primi di gennaio (a parte gli egizi e i Caldei, i popoli antichi non erano in grado di calcolare con esattezza le fasi astrali) era consacrato a feste e cerimonie legate al solstizio d’inverno o rinascita del Sole (14 novembre-morte di Osiride, 17-23 dicembre-Saturnalia, 25 dicembre-Dies Natalis Solis Invicti), il cui ricordo ancestrale si perpetua tuttora in alcune ricorrenze (31 ottobre-Halloween, 2 novembre- i Defunti, 6 dicembre-San Nicola, 13 dicembre-S. Lucia-lux, 25 dicembre, Natività del Cristo-Sole dell’umanità). Durante tutte festività era in uso l’elargizione di regali. Nella paganità latina, immediatamente dopo il 25 dicembre, avevano inizio le feste dedicate a Giano e alla dea Strenia, durante le quali si sviluppò la consuetudine dei regali. Queste rituarie venivano dette, infatti, Sigillarie e nei loro antecedenti più remoti prevedevano sacrifizi umani – forse proprio di fanciulli – in onore di Kronos-Saturno. Giano bifronte era il dio di tutto ciò che ha inizio e Januarius era il primo mese dell’anno. Giano, divinità magica per antonomasia, era considerato il corrispondente maschile di Iside-Artemide-Diana-Luna (ricordiamo il predetto rapporto di discendenza Diana-Frau Holle-Befana) ed era quindi una divinità solare, poi sostituita da Elios-Sole. Anche Strenia (divinità sabina della salute, antenata della befana secondo G. Mauri) era cara ai Romani che, all’inizio dell’anno (periodo in cui si eleggevano i consoli), ne invocavano la protezione elargendo doni. Ancor oggi chiamiamo proprio "strenne" i regali natalizi.