Canto e Incanto

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La coincidentia oppositorum nel miracolo del belcanto

2019-08-22 20:31:16

L’opera meritoria di Antonio Juvarra, uno dei più noti docenti di canto nei conservatori e nelle accademie italiane ed estere, consiste nella ricerca, nello studio e nel ripristino della vera tecnica vocale italiana, universalmente riconosciuta come suprema espressione di canto ...

... in termini di bellezza e armonia.


Vi offro un’anticipazione di ciò che dirò durante la presentazione, prossimamente al Centro Culturale Candide, dei due suoi libri più significativi, “La tecnica vocale italiana. Corso di canto con DVD Italiano/English”, Armelin Musica 2014, e il più recente “Esserci o non esserci nel canto. Saggi sulla vocalità”, UtOrpheus 2015. Questo perché ho trovato singolari affinità, già leggendo le prime pagine, con ciò che scrissi in un mio saggio sull’armonia universale nel mio sito Web personale.


Vorrei anzi ricordare che uno scritto del maestro Juvarra casualmente letto in Internet mi indusse - sia per l’eleganza della sua prosa, sia per il mio recente e singolare (come la maggior parte degli appassionati di jazz detestavo il canto lirico fino al punto di apprezzarne le parodie in certi musical) interesse nel canto – a fondare insieme ad un collega avvocato e tenore per diletto, il gruppo su Facebook CANTO E INCANTO,https://www.facebook.com/groups/cantoeincanto.


Ho detto prima opera meritoria, e ciò per l’arte e la cultura italiane, perché il lavoro di Antonio Juvarra, inteso a ritrovare il filo di Arianna della vera tradizione belcantistica purificandola dalle fantasiose teorie gradualmente aggiunte nel secolo scorso, è come il restauro di un capolavoro pittorico o architettonico. Si chiarisce subito nelle prime pagine che la tecnica vocale italiana non ha nulla a che fare né con la “maschera”, né con l’“affondo”, né con altre astruse tecniche meccanicistiche di stampo foniatrico o“scientifico”. Si tratta invero di far agire in noi l’energia dolce, invisibile e inesauribile della natura, mettendo la voce in grado di autosintonizzarsi e autosostenersi senza fatica.


Si entra allora in una sorta di stato di grazia dove le cose non sono fatte o poste, ma semplicemente e miracolosamente lasciate avvenire, rivelando se stesse per quello che sono: meravigliose emanazioni dell’armonia universale.


E vengo al punto, che è il titolo di questa mia recensione. Juvarra mette subito in luce che solo fondendo due poli opposti – il “piccolo” del parlato armonico (e pronunciato corretto) quale suono puro, e il “grande” dell'ampio sospiro-respiro che lo avvolge – si ottiene l’unità del vero canto.


La didattica moderna, nel trattare sia la respirazione sia il sistema di articolazione/risonanza, ha invece spezzato questa complementarità originaria degli opposti di cui vive il belcanto.


Ritrovo in questo ragionamento il mio pensiero espresso nello scritto sopra richiamato. La concindentia oppositorum di Giordano Bruno è tuttavia diversa da quella di Niccolò Cusano. Si tratta infatti di una complementarità dei contrari che, più che coincidere e risolversi in Dio o nell’infinito, come diceva Cusano, si armonizzano nell’intero mondo. Bruno aveva infatti una visione più “immanente” che trascendente.


Si arriva ad una unità nel senso di superamento delle coppie di aspetti opposti caratteristici della realtà, come materia – energia, che Einstein poi dimostrò con la nota equazione. Ma prima, con Giordano Bruno, il dualismo più caratteristico era quello di materia- forma, che a sua volta dava vita a quello di potenza – atto: egli comprende, anticipando la fisica quantistica, che gli apparenti opposti non sono più tali, che materia e forma finiscono per essere la stessa cosa e che la materia non è più realtà inerte ma un qualcosa di vivo. Tornando a noi, non c’è altra dimensione più elevata e metafisica del belcanto che possa tradurre tale filosofia in pratica.  


Vorrei infine cogliere la morale dell’opera di Juvarra, il quale si ispira alla natura e alla naturalezza: “imparare a cantare è ritrovare se stessi, la propria dimensione più vera e profonda, che comprende anche quella espressiva e comunicativa”.


Non potevo che usare la sua stessa espressione, scritta nell’introduzione al primo libro. Solo ora comprendo appieno quel senso euforico di apertura dell’essere, di elevazione e di liberazione che spinge tante persone sulla strada del canto.


Giovanni FF Bonomo – Centro Culturale Candide






Fonte: https://www.facebook.com/notes/cand%C3%ACde/la-coincidentia-oppositorum-nel-miracolo-del-belcanto/908645732550383/ 



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