Associazione Kama

Lo Yoga per l'Associazione Kama

2019-06-30 09:32:41

L’ errore nel quale forse noi occidentali cadiamo spesso nella pratica dello yoga è di considerarlo o esclusivamente una pratica fisica, o al contrario viene data una valenza quasi unicamente spirituale. Difficilmente lo yoga viene considerato nella sua interezza:

sicuramente è tutt’e due le cose insieme, ma nessuna delle due separate.
È difficile in realtà anche solo dare una risposta precisa a chi accostandosi per la prima volta chiede “ a cosa serve lo yoga?”
Lo yoga non va spiegato, va praticato.
Ma se proprio vogliamo dargli una definizione possiamo vederlo come un percorso che partendo dal corpo, che è la parte di noi più tangibile, porta a comprendere all’interno di se stessi ciò che inconoscibile.
Ponendoci in questa ottica ci rendiamo conto che la pratica fisica è necessaria, ma non può essere fine a se stessa, è uno strumento necessario per accedere a stadi superiori.
Per comprendere in modo preciso come avviene questo percorso è indispensabile conoscere il testo base dello yoga “ Gli yoga sutra di Patanjali”. Un testo scientifico, esatto, senza parole inutili, preciso.
Per un principiante può sembrare di non facile comprensione, secondo me la lettura va associata alla pratica, altrimenti risulta incomprensibile.
Un commento esauriente del testo di Patanjali è all’interno del nostro sitowww.associazionekama.com (opera di Giuseppe Merlicco).
Noi qui in breve proviamo ad esaminare gli otto gradi che Patanjali descrive nel suo testo che sicuramente valgono più dei fiumi di parole per spiegare lo yoga.
Questi otto stadi sono:

1) YAMA : astensione ( dalle azioni scorrette )
2) NIYAMA : osservanza ( purezza di pensiero, studio, devozione)
3) ASANA : posizione yoga stabile
4) PRANAYAMA :controllo del respiro
5) PRATYAHARA : ritrazione dei sensi
6) DHARANA : concentrazione su un solo oggetto
7) DHYANA : meditazione
8) SAMADHI : fusione con l’oggetto di meditazione


Ora se esaminiamo questi otto stadi notiamo che asana e pranayama sono posti al centro del percorso. Questo significa che è proprio in questo stadio che avviene il passaggio da uno stato di offuscamento della mente ad una stabilità e maggiore raffinazione. Solo successivamente con la ritrazione dei sensi all’interno e le successive focalizzazioni si rendere la mente imperturbata e si raggiunge uno stato di meditazione stabile che porta al samadhi. Appare quindi evidente che prima di poter sperimentare questi ultimi stadi il praticante deve imparare a conoscere il proprio corpo, a controllare i soffi vitali, a penetrare nella comprensione della mente. Con la pratica delle asana si affina la conoscenza del corpo, e soprattutto lo si libera dagli ostacoli che impediscono lo scorrimento del prana lungo i canali, mentre il pranayama ne regola il flusso. Solo quando sarà completa l’esplorazione del conoscibile, quando si sarà reso il corpo ricettivo e stabile si potrà andare oltre.

Il percorso dello yoga è indispensabile per liberarsi dalla identificazione con il corpo e pervenire all’io interiore. E’ una scienza esatta che porta dall’ignoranza alla conoscenza. Solo una pratica fisica con questa consapevolezza può definirsi yoga, altrimenti chiamiamola ginnastica e basta.