Benessere Consapevole

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La vita inizia alla fine della tua zona di comfort

2019-03-21 15:32:48

"Un giorno un re ricevette in regalo due piccoli falchi e li consegnò al maestro falconiere per la loro formazione.Dopo pochi mesi, l’istruttore disse al re che uno dei falchi era stato educato perfettamente, ma non sapeva cosa stesse accadendo all’altro. Da quando era arrivato al palazzo non si era mosso dal ramo su cui stava, al punto da dovergli portare cibo e acqua. Non ne voleva sapere di volare.Il re convocò guaritori e maghi ma nessuno riuscì a fare volare il piccolo falco. Quindi emise un editto tra i suoi sudditi e, la mattina seguente, vide sorpreso il piccolo falco che volava nei suoi giardini.– Portatemi il responsabile di questo miracolo – disse.Davanti al re comparve un contadino, e il re gli chiese:– Come sei riuscito a far volare il falco? Cosa sei, un mago?– Non è stato difficile mio signore- ha spiegato l’uomo – Ho semplicemente tagliato il ramo su cui stava.

Solo allora l’uccello si rese conto di avere le ali e spiccò il volo."

È proprio vero che la vita inizia un passo al di fuori della nostra zona di comfort.

Ti capita mai di sentirti come il falco sul rametto?! Cioè imprigionata in una vita apparentemente sicura, ma contornata da insoddisfazione?

Ti capita mai di avere la sensazione di voler agire verso nuovi obiettivi, ma nel contempo, sentire una paura paralizzante che non ti permette di spiccare il volo?

Se la risposta è "sì", questa e-mail (e la prossima che ti arriverà lunedì) fanno al caso tuo.

Oggi parliamo della famosa zona di comfort.

Ma, cos'è la zona di comfort?

È uno spazio confinato da una linea invisibile, all'interno del quale il nostro rischio percepito è molto basso. 

In parole povere, all'interno della nostra zona di comfort ci sentiamo al sicuro.

Attenzione, l'inganno sta proprio qui.

Sicurezza non significa felicità. Anzi. Spesso all'interno della nostra gabbia invisibile, da noi stessi creata, siamo imprigionati in un lavoro sottopagato, in una relazione che non ci piace più, in una routine che sentiamo troppo stretta. 

È la classica vita caratterizzata da "vorrei" che non si trasformano mai in decisioni concrete.

Ognuno di noi, in base alla propria percezione e al proprio stato dell'essere, delinea quest'area secondo i propri criteri. Per alcuni è più ampia, per altri è molto ristretta.

Ma, per tutti, al di fuori della stessa, senza eccezioni, scatta una delle sensazioni più ataviche e difficili da gestire: la paura.

Paura dell'ignoto, paura del fallimento, paura della solitudine, paura del cambiamento, paura del giudizio degli altri...Questi sono solo alcuni dei mostri ad aspettarci al di là della nostra linea invisibile.

E quindi, se ci sono i mostri, perché dovrei uscirne?

Non so se hai notato che ho utilizzato parole come percezione e sensazioni. 

Il primo grande traguardo, per uscire dalla propria zona di comfort, è di comprendere razionalmente che la nostra mente è programmata per farci sopravvivere e non per renderci felici.

La felicità è una scelta intenzionale quotidiana.

E uscire dalla propria zona di comfort è parte integrante di questa scelta.

La nostra mente, di fronte ad una determinata situazione, si premura di metterci in evidenza il rischio, proprio perché questo possa innescare in noi il senso della paura e fungere da meccanismo di protezione.

Il fatto di comprendere che la nostra mente tende sempre a scegliere la sicurezza rispetto alla felicità, ha fatto sì che iniziassi a chiedermi cosa ci fosse davvero al di là della zona di comfort.

Ho iniziato a comprendere che i mostri della paura erano spesso solo un'ombra gigante di qualcosa di molto più piccolo.

Hai presente quando eri bambina e faticavi ad addormentarti nella tua cameretta perché c'era un

 piccolo giocattolo che faceva ombra sul muro e sembrava un mostro gigante?

La percezione della nostra paura funziona proprio così. È più difficile gestire la paura da anticipazione di un'esperienza, che l'esperienza stessa.

E questo meccanismo ci blocca all'interno della nostra zona di comfort, impedendoci di spiccare il volo.

Quante volte ti è capitato di avere il terrore nel fare qualcosa, ma di scegliere di buttartici comunque e: 1. non è stato poi così male come pensavi 2. la ricompensa è stata incredibile!

Come quando sali su un palco o ti alzi in piedi di fronte a un gruppo di persone, stai per iniziare a parlare e c'è quella punta di paura del giudizio o che tutto vada storto, ma poi ti sblocchi e, a fine presentazione, ti senti invincibile.

Quando iniziamo a scegliere di essere felici i mostri diventano sfide. E proprio dalle sfide nascono traguardi e ricompense meravigliose.

Quindi l'ultima domanda è: come faccio ad affrontare la paura che mi aspetta al di fuori della mia zona di comfort? 

Io ho scoperto che la risposta non sta nell'affrontare la paura, ma nell'espandere la zona del proprio comfort.

Cosa significa?

Affrontare la paura implica un po' il "buttarsi", di cui parlavo prima. Questo va benissimo, ma non ti garantisce il raggiungimento della felicità, perché a volte si è più predisposti a fare quel passo in più, mentre altre volte siamo più deboli, più stanchi e preferiamo la sicurezza. 

Non possiamo permetterci di affrontare la paura, perché quando non abbiamo abbastanza energia rimaniamo fregati. Dobbiamo cambiare punto di vista. 

Io ho trovato la mia risposta nel trovare un punto di comfort proprio nel discomfort.

Dove sta scritto, infatti, che dobbiamo sentirci a nostro agio per stare bene?

Siamo stati educati e cresciuti ad essere mediocri. Non per cattiveria nei nostri confronti, ma per protezione.

La mamma ci ha insegnato a non saltare sul muretto, perché se poi cadiamo ci facciamo male. 

Abbiamo quindi dato per scontato che sia giusto rimanere sul marciapiede, al sicuro. 

Come se cadere fosse un male irreparabile. In realtà quando cadi, impari anche ad arrampicarti meglio, impari cosa significa il dolore, impari a farti furbo per la prossima volta. 

Ho scoperto che il senso di disagio non è qualcosa di negativo.

Anzi, tutt'altro. Il discomfort mi allena ad accogliere le sfide, mi allena a giocare con i miei limiti e mi allena ad essere resiliente.

Al di fuori della zona di comfort ci sono le ombre della paura che oscurano un processo di crescita molto sano, che ci porta ad essere persone migliori, più sicure e più piene di esperienze.

Al di fuori della zona di comfort nasce la straordinarietà.

Imparare a svegliarsi presto ogni mattina, anche quando il letto caldo ci fa sentire tanto bene. Correre quel km in più, anche quando sentiamo le gambe tremare. Spingersi a scrivere quell'articolo per il nostro blog, anche quando abbiamo paura che non piaccia al pubblico. Fare quella telefonata che ci costa così tanta energia, anche avendo paura di ricevere un secco "no".

Non si tratta più di affrontare le paure, ma di intraprendere un nuovo modo di vivere.

Rifletti su questo: dalle sveglie all'alba nascono i migliori imprenditori, da quel km in più nascono i migliori atleti, da chi pubblica qualcosa di controverso nascono i migliori scrittori e per chi ha il coraggio di mettersi in gioco nascono le più grandi opportunità. 

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