A Gianni Rodari.

Non volevo scrivere
per paura di essere fraintesa,
ma il calamaio è una mano tesa
pronta a cancellare ogni mio timore.
Ho rimosso gli abiti grigi
che facevano tremare la mia carne di follia
e ho abbracciato i colori della vita.
Di quei veli pietosi del passato
di un esistenza in bianco e nero
non è rimasto più nulla.
Gianni, ricomincio da me,
da quella bimba tutta ciccia
che hai conosciuto
battezzandola nell'arte.
Ho imparato a cavalcare gli arcobaleni
e a cantare con le lucciole
ad inventare rime dorate
e a giocare con le fate, 
ma la cosa più bella
era quella di addormentarmi
esausta su di una stella.
Mi hai dato il dono della fantasia
e giuro che non lo farò andare più via.

                          Anyta Goffredo.

Conobbi Gianni Rodari nell'80, pochi mesi prima della sua morte nel suo ultimo soggiorno in Sicilia. Io avevo 5 anni e sapevo già leggere e scrivere, rimasi affascinata da quell'uomo "magico" e pieno di fantasia, ricordo ancora come se fosse oggi il suono della sua voce, il modo come pronunciava il mio nome, ed è da lì che iniziò tutto...nacque Anyta.