Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: uomo e ambiente rapporto a rischio

2019-08-25 07:20:14

Stiamo assistendo alla devastazione del nostro pianeta a causa di scelte irresponsabili dell’uomo non curante del rapporto simbiotico, molto delicato, tra il suo genere e l’ambiente circostante.

Sentiamo, in modo insistente, parlare  di surriscaldamento globale del pianeta che determina lo scioglimento dei ghiacciai. Le cause più frequenti sono gli scarichi delle ciminiere di industrie che seguono cicli produttivi senza abbattimento di fumi, l’uso di mezzi di locomozione con benzina, gasolio e altri combustibili derivanti dal petrolio, il riscaldamento delle case  che utilizza ancora legna, gasolio e metano.

A tutto questo, contribuisco anche  gli incendi, in prevalenza dolosi, di grandi proporzioni che devastano intere aree boschive del nostro pianeta.

Di fronte a una tale desolazione, noto che ci sono due tipi di atteggiamento:

-persone, in prevalenza giovani, che si fanno carico del problema e decidono di protestare perché é a rischio la sopravvivenza del genere umano, sono quelli che hanno a cuore il Bene Comune e si sentono corresponsabili;

-persone, meno avvedute, che seguono logiche di mercato e di profitto e che stanno ignorando le serie conseguenze di uno sfruttamento insensato del nostro pianeta.

A questo punto  sorge la domanda: 

io come uomo mi rendo conto della situazione e cosa sto facendo per evitare questo degrado? Sto operando nel mio quotidiano per un cambiamento a tutela dell’ambiente?


Come agricoltore, da un po’ di tempo mi sono posto il problema della necessità di un cambio di gestione dei miei terreni, in considerazione dell’inquinamento derivante dall’uso di concimi chimici e diserbanti.


Da tempo ospito un apicoltore perché ritengo che sia importante la presenza delle api nelle rotazioni colturali e perché ritengo che la presenza degli alveari e il loro monitoraggio può darmi una dimensione del mio livello di inquinamento ambientale. 


Grazie all'impollinazione, “le mie piccole amiche” mi concedono di raccogliere i prodotti della terra.


Da quando nel 2006 ho chiuso la stalla, alterno la coltura del frumento con la coltura della soia. 

Questa alternanza, che non è ottimale, mi permette di risparmiare l’irrigazione che è una voce importante nell’economia di un’azienda ad indirizzo cerealicolo.


Quando semino il frumento faccio concimazioni chimiche essenziali  e dopo la raccolta della paglia a giugno cerco di concimare con il letame di aziende zootecniche limitrofi, in modo che quando semino la soia, a maggio dell’anno dopo, non faccio uso di sostanze chimiche. 

In questo modo almeno un anno su due concimo in modo naturale su un determinato appezzamento.


Per contrastare le infestanti, durante il periodo colturale, intensifico le lavorazioni meccaniche di estirpazione e nelle peggiori situazioni  faccio uso di micro dosi di diserbante in modo da ridurre l’impatto ambientale, e tuttavia, mi sto rendendo conto che, per rispettare a pieno l’ambiente, l’ottimale sarebbe passare a una gestione biologica dell’azienda.


Questo passaggio comporta un periodo di conversione di tre anni dove il prodotto viene pagato come una produzione tradizionale , inoltre, le produzioni si abbassano in modo significativo e il ritorno economico non compensa la perdita di produzione.


Non esiste una seria remunerazione del prodotto biologico rispetto a quello tradizionale nella mia zona: infatti il frumento normale viene quotato intorno a € 18,00/ql, mentre il frumento biologico viene remunerato intorno   ad € 28,00/ql. 


In passato questo divario era più marcato, mentre adesso la forbice si è ristretta.


C’è in me una sorta di lotta interna: da un lato sento il dovere di iniziare una seria conversione verso il biologico perché ho a cuore le sorti delle generazioni future e dall’altra parte ho la preoccupazione di subire una forte contrazione dell’entrata economica principale della mia famiglia.


Mi sto confrontando con i miei colleghi agricoltori di cereali che mi danno dell’incosciente e dell’irresponsabile a cambiare il tipo di metodica a tutela dell’ambiente perché ritengono che non ci siano validi presupposti economici, inoltre, l’uso ripetuto di infestanti nel terreno ha creato delle resistenze importanti che si contrastano difficilmente con il solo uso di lavorazioni meccaniche. 


Voglio andare in approfondimento, voglio dare una svolta responsabile al mio lavoro di agricoltore perché sento l’urgenza del momento.


Un caro saluto a tutti. Antonio

by Antonio Masoch