Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: nostalgia di una frase in presenza

2021-02-19 15:02:37

La cenere ricorda al cristiano la precarietà della vita terrena ed è esortazione a fare riflessione e consapevolezza personale nel qui e ora oltre a pensare di fare penitenza nel periodo che anticipa la Pasqua.

Nel mercoledì passato, per i cristiani, si è svolta la benedizione ed imposizione delle ceneri.
Questo rito viene svolto nel primo giorno di Quaresima.
Il celebrante pone sul capo del fedele una manciata di cenere ottenuta bruciando le parti secche degli ulivi e delle palme benedette l’anno precedente nella Domenica delle Palme.
La cenere ricorda al cristiano la precarietà della vita terrena ed è esortazione a fare riflessione e consapevolezza personale nel qui e ora oltre a pensare di fare penitenza nel periodo che anticipa la Pasqua.
Solitamente le tre azioni che aiutano la persona a fare penitenza e quindi a promuovere un cambiamento sono:
la preghiera, il digiuno e la carità.
La preghiera è la chiave che apre la porta del dialogo con noi stessi e con il nostro Dio.
Il digiuno aiuta a liberarsi dai condizionamenti delle cose per guardare all’essenza.
La carità ci aiuta a muovere i nostri passi verso l’altro in modo semplice senza tornaconto personale.
Nell’atto di porre la cenere sul capo o sulla fronte del fedele, il celebrante, due anni fa, diceva l’esortazione: “convertiti e credi al Vangelo” oppure “ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”.
Nella mia parrocchia si diceva, in passato, anche il nome della persona prima della frase e questa modalità rafforzativa ha sempre dato “una scossa spirituale” al credente.
Quest’anno l’esortazione è stata pronunciata una sola volta di fronte a tutta l’assemblea e non ripetuta davanti al cristiano che ne faceva richiesta.
Inoltre, oggi si accentua il tempo quaresimale più come tempo di conversione che come fragilità dell’uomo che viene dalla polvere.
Il mio parroco ha precisato che questa decisione è stata presa dal collegio dei vescovi.
Ho ascoltato persone, a riguardo, e noto che si sono create due opinioni.
Da una parte quelli che hanno manifestato nostalgia per la frase che il celebrante pronunciava davanti a loro.
Sostengono il valore esortativo del discorso che può suscitare una riflessione personale.
Secondo queste persone quel risuonare aveva la sua efficacia.
Nella versione di mercoledì scorso, hanno avuto la sensazione che si sia posta in secondo piano la riflessione e consapevolezza personale per privilegiare un moto collettivo.
Hanno paura che si tenda ad uniformare tutti verso un pensiero unico.
Altre persone, al contrario, non hanno patito l’omissione e sostengono che siamo entrati in un nuovo mondo ,a causa della Pandemia, dove tutti sono invitati a fare auto-orientamento spirituale.
Siamo esortati ad essere guide di noi stessi partendo dal principio cristiano che, in forza del battesimo ricevuto da piccoli o da adulti, siamo diventati “ re, sacerdoti e profeti”.
Da parte mia rilevo che l’anno scorso, a causa della chiusura delle chiese, questo rito non è stato celebrato, mentre quest’anno la mia chiesa era piena di gente.
Ho immaginato il bisogno di tutti di tornare alla normalità, una riscoperta e maggiore fede.
Come counselor esorto sempre i miei clienti a ragionare in modo autonomo partendo dal loro profondo sentire e mi ha fatto molto piacere rilevare che le persone si sono poste in posizione critica di fronte al nuovo rito.
Alla luce di quello che ho detto, auguro a tutti di continuare a riflettere per generare una vita piena di significato.
Un caro saluto.
Antonio

by Antonio Masoch