Antonio Di Paolo
Riassunto delle ultime due settimane, per i distratti: [1] La Groenlandia perde 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio al giorno [2] Entro pochi decenni potremmo dire addio ai ghiacciai delle Alpi [3] La Siberia sta andando a fuoco mandando tonnellate di gas serra nell'atmosfera (e continua) [4] Lo scorso luglio è stato il mese più caldo mai registrato. Di sempre. [5] Tra una ventina di anni l'artico potrebbe restare senza ghiacci [6] Il nuovo governo brasiliano ha duplicato il disboscamento dell'Amazzonia [7] Presto un quarto della popolazione mondiale rimarrà senza acqua [8] Il cambiamento climatico destabilizzerà la geopolitica nel breve termine (surprise!) [9] Parti del pianeta densamente popolate saranno invivibili a causa del caldo Notate che fino a qualche anno fa si parlava di fenomeni attesi per il 2100, mentre adesso stiamo parlando del 2030-2050, cioè di dopodomani. E parliamo di estinzione - veramente - con un finale davvero poco piacevole. L'agenda politica della maggior parte dei paesi nemmeno sfiora questi problemi, mentre noi assuefatti non abbiamo idea di dove iniziare per cambiare le cose, a conferma che «così finisce il mondo / non in un baccano ma in un piagnisteo».
Antonio Di Paolo
I ROGHI DELL'AMAZZONIA E LE BISTECCHE DI MACRON Ha fatto bene Macron a “sculacciare” pubblicamente Bolsonaro, per la faccenda dei roghi brasiliani. Lo ha fatto a nome di tutti noi occidentali, e tutti noi ci siamo sentiti un pò vendicati da questo suo intervento, tanto plateale quanto inappuntabile. Da quando infatti è arrivato in Brasile il nuovo presidente “diversamente progressista”, le pene per i disboscatori illegali – già tutt’altro che pesanti – si sono alleggerite ancora di più. E’ stato come dire “dateci dentro, che tanto non vi faccio niente”. Giusto quindi riprenderlo pubblicamente, perchè il pianeta è di tutti, e con il pianeta non si scherza. C’è però un piccolo problema. Bolsonaro non ha incoraggiato i disboscamenti “perchè lui è cattivo”, o perchè “non gliene frega niente dell’ambiente”. Lo ha fatto per aiutare l’economia del suo paese. I disboscamenti infatti servono soprattutto per fare spazio a nuovi allevamenti di bestiame, e per coltivare la soia che serve proprio a nutrire questo bestiame. I disboscamenti quindi servono, in ultima analisi, ad aiutare il mercato brasiliano di esportazione della carne. E chi sono i maggiori importatori di carne brasiliana nel mondo? Siamo proprio noi europei, e gli italiani in particolare. Ecco cosa scrive in proposito il Corriere della Sera: "L’Italia ha un curioso primato in Europa: è il massimo importatore di carne bovina dal Brasile e, insieme alla Gran Bretagna, il principale acquirente di manzo dalla multinazionale JBS, il più grande produttore mondiale. Il dato non è solamente statistico ma pone una questione di opportunità: comprare carne dal Brasile, in particolare da JBS, vuol dire acquistare da una multinazionale che negli ultimi anni è stata ripetutamente accusata dell’acquisto illegale di migliaia di capi allevati in aree deforestate dell’Amazzonia." Ma Italia e Gran Bretagna non sono gli unici a rifornirsi pesantemente di carne bovina dal Brasile: in realtà lo fa tutta l’Europa, e lo fa in modo economicamente vantaggioso grazie anche al recente trattato commerciale fra UE e Mercosur (l’equivalente sudamericano del mercato unico europeo, che comprende Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay). In base a questo trattato, noi esportiamo con tariffe doganali scontate prodotti industriali e automobili, mentre loro esportano primariamente carne. Il cerchio quindi si chiude in fretta: lo stesso Macron (leggi “Europa”) che ha appena formato il trattato con Mercosur prima bacchetta i brasiliani per avere la mano troppo leggera con i disboscatori/allevatori dell’Amazzonia, e poi probabilmente si siede a tavola per mangiarsi una bella bistecca di carne, appena arrivata dal Brasile a prezzo scontato. La grande lezione di questa vicenda è che dobbiamo renderci conto che nel mondo della globalizzazione non esistono più problemi locali. Una volta si diceva "Può, il batter d'ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” Oggi invece dobbiamo dire: “Può un innocente trattato commerciale firmato a Bruxelles provocare un disboscamento devastante e selvaggio nel cuore del Brasile?” La risposta, purtroppo, è sì.
Antonio Di Paolo