antonello milione

Divenuta "italiana", la Sicilia s'accorse ben presto di quale fosse l'onere di tale nuova condizione. Garibaldi, proclamatosi suo dittatore, emanò decreti coi quali prendeva possesso delle casse comunali delle città "liberate". Promise la terra ai contadini, ma di fatto, i beni demaniali ed ecclesiastici furono venduti a nobili e borghesi, drenando altri capitali, che finirono a Torino. Il governo italiano introdusse nuove tasse e accrebbe quelle già vigenti a tal punto che il carico fiscale divenne cinque volte superiore a quello esistente durante il Regno delle Due Sicilie. Le prime rivolta antisabaude non tardarono a venire: Bronte, Caltavuturo, Modica. Tutte sedate nel sangue dai "prodi" garibaldini. Sempre con Garibaldi – poi confermato dalle leggi sabaude – fu imposto il servizio militare di leva, sconosciuto in Sicilia epoca borbonica. Il rifiuto alla leva fu pressoché unanime, tanto che nel 1863, il governo italiano, istituì tribunali militari, autorizzò la fucilazione dei renitenti e legittimò il diritto di rappresaglia sulle popolazioni dei comuni dei renitenti. Furono queste le premesse alla Rivolta del Sette e Mezzo, che scoppiò a Palermo nella notte tra il 15 e il 16 settembre 1866 e che si protrasse, appunto, per sette giorni e mezzo. A scendere in armi fu il popolo, ma ciò che colpisce fu la composizione trasversale dello schieramento anti italiano. Vi erano coloro che nel 1860 avevano creduto a Garibaldi e alle sue false promesse e avevano sostenuto la sua spedizione, vi erano i repubblicani mazziniani, vi erano i filoborbonici, vi era chi aspirava alla creazione di uno Stato siciliano indipendente. Per una settimana, l'ex capitale restò sotto il controllo dei ribelli e la rivolta si estese a gran parte della provincia di Palermo, coinvolgendo circa 35.000 insorti. Il governo italiano dichiarò lo stato d'assedio e attuò una crudele repressione. Oltre 40.000 soldati sabaudi invasero Palermo, dando la caccia ai rivoltosi, mentre, dal mare, navi italiane e BRITANNICHE bombardavano la città. Oltre mille furono i caduti tra le fila degli insorti, sempre un migliaio coloro che furono fatti prigionieri. La rivolta era stata sedata, soffocata dal sangue dei palermitani, caduti vittime dello Stato italiano.

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La spiaggia di San Nicola Arcella Arcomagno è sicuramente una delle destinazioni più apprezzate dell’alto tirreno calabrese e tra le spiagge più belle della Calabria. Uno sperone di roccia alta circa 100 metri sul livello del mare, offre un panorama mozzafiato sull’incantevole costa calabrese, abbracciando la vicina Isola di Dino e il circondario che comprendo l’intero golfo di Policastro. Da visitare assolutamente!

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In una società fradicia di autorità e servilismo allo Stato. In una società che trasforma gli individui in pedine manovrabili. In In una società competitiva e alienante solo l'anarchia può salvarci. Contro ogni autoritarismo, per l'anarchia!

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