Founder Junior
Quanto è importante conoscere la storia dei colori?
Conversazione con Michel Pastoureau
I colori sono parte essenziale della nostra esistenza, ci circondano, ne preferiamo uno invece di un altro. Ma per quale motivo? Qual è la loro storia? Lo abbiamo chiesto a Michel Pastoureau, classe 1947, massimo esperto mondiale di storia dei colori e dei loro significati simbolici e direttore dell’École pratique des hautes études di Parigi, incontrato a MUBA di Milano durante il ciclo di conferenze “Di tutti i colori Mi interesso al colore sin dalla tenera età, avevo 3 prozii pittori e mio padre aveva diversi amici che svolgevano la stessa professione. Usavo giocare nei loro atelier, fra tele e tubetti di colore”, racconta lo storico francese. Una passione alla quale ha dato seguito anche durante gli studi Quando ho iniziato a studiare storia all’università mi sono focalizzato sulla storia del colore perché avevo intuito che si trattava di un argomento all’epoca ancora non molto studiato, neanche dagli storici dell’arte”. Un interesse, quello per il colore, legato alle più svariate discipline. Studiare la storia del colore è un modo per entrare in contatto con specialisti di altri settori, come storici dell’arte, storici di altre materie, ma anche professionisti della moda, chimici, fisici, musicisti”.Perché è importante studiare la storia del colore? Il principale compito del colore è di classificare, associare, di creare codici e sistemi di segni proprio nello stesso modo in cui in ufficio si classificano i documenti in faldoni rossi, blu, verdi o gialli. L’abbigliamento per esempio ha un codice a colori che classifica i gruppi, gli individui, le società intera. Il mio lavoro si occupa quindi del rapporto fra i colori e la società, perché non è possibile comprendere i colori del tempo presente se non in relazione a quelli delle epoche passate”, precisa Pastoureau. Quanti sono i colori che sono stati classificati? I colori sono sei, ed è molto difficile farlo comprendere al pubblico. Si tratta del bianco, del rosso e del nero – un’organizzazione risalente alla protostoria – ai quale in epoca medievale si aggiungono blu, verde e giallo. Il rosso mattone, il verde oliva, il blu cielo, sono delle nuance, delle sfumature, non sono colori”commenta lo specialista, che ogni volta che mi domandano quali saranno i nuovi colori, rispondo che non saranno colori ma sfumature, sfumature di sfumature”. Una rivelazione.
Michel Pastoureau ha passato la vita a studiare la storia dei colori e dedicando a quasi ognuno di loro (il blu, rosso, il verde e il nero; il giallo è in preparazione) interessanti monografie che svelano l’evoluzione del colore dal Medioevo ai giorni nostri, con tanto di supporto iconografico. Oltre alle monografie, anche il Piccolo libro dei colori– quasi un bigino sul tema – e il“Dizionario dei colori del nostro tempo(Ponte alle Grazie) dove sviscera un centinaio di voci legate al mondo dei colori, ai loro usi e ai loro codici sociali. Scopriamo così che il salmone ad oggi è l’unico nome di animale utilizzato come vocabolo cromatico, che gli abiti da sposanon sono stati sempre bianchi o che l’arancione è uno dei colori meno amati nella società occidentale. Oppure che nessuno si vestiva di blu;nell’antica Roma, che i primi oggetti di design avevano tinte pastello, che la Maglia Gialla ha contribuito a rivalutarne il colore e che la notte può avere molteplici sfumature.