Platoon: il conflitto è anzitutto quello interiore
Il film di Oliver Stone ebbe successo, oltre che per l'interpretazione di grandi attori - Willem Dafoe su tutti - anche per una rara peculiarità: esso poteva essere sottoposto a differenti chiavi di letture, dalla più esterna (la guerra) alla più interna (il conflitto interiore presente in noi)...
Un giovane idealista in un luogo privo di ideali
Platoon è ambientato nel pieno del conflitto vietnamita. Chris Taylor (Charlie Sheen) è un giovane idealista di buona famiglia e dall’aspetto pulito, desideroso di servire il proprio paese. Appena giunto in Vietnam comprende quanto sia dura la vita militare, venendo anche iniziato all’uso delle droghe. Attraverso l’assunzione di sostanze stupefacenti Chris riesce a tenere a bada le proprie paure e a familiarizzare con i membri del plotone. Leader indiscussi del gruppo, per capacità e carisma, sono i sergenti Robert Barnes (Tom Berenger) e Elias Grodin (Willem Defoe). I due sono molto diversi: freddo e spietato l’uno, umano, comprensivo e solidale, l’altro. Grazie alle sue caratteristiche, Grodin diverrà preso un punto di riferimento per Chris. Con lo scorrere delle settimane il protagonista perde progressivamente le residue inibizioni legate al vivere civile, trasformandosi in un animale da guerra.
Nel frattempo, il plotone è spaccato da una lotta interna per il potere che vede contrapporsi i due sergenti. A prevalere è Barnes che, profittando di uno scontro a fuoco con i vietcong, spara a tradimento all’odiato rivale. Grodin sopravvive per poi perire poco dopo sotto il fuoco nemico. Chris assiste coi propri occhi, dall’alto di un elicottero, alla tragica morte dell’amico, probabilmente nella scena più commovente del film. Convinto della responsabilità di Barnes nella morte dell’amico, Chris approfitterà di un assalto a sorpresa dei vietcong per trovarsi da solo con lui ed ucciderlo.
La disumanizzazione
Oliver Stone offre un quadro brutale dell’esercito americano stanziato in Vietnam. Esso, attraverso la voce narrante del protagonista, viene descritto come un’organizzazione criminale legalizzata con licenza di uccidere. I soldati a stelle e strisce fanno strage di interi villaggi senza risparmiare donne e bambini. Uccidono per puro piacere piuttosto che per reale necessità militare. Non esitano a macchiarsi di reati disumani quale lo stupro di innocenti ragazzine indifese. L’orrore brutale della guerra diviene normalità per coloro che la vivono quotidianamente. Anche Chris inizia, infatti, a provare un macabro piacere durante gli scontri a fuoco osservando il suo desiderio di uccidere prevalere sulla paura di essere ucciso. Un processo di disumanizzazione che lo condurrà alle soglie della follia.
Il conflitto interiore
La guerra contribuisce a creare un atmosfera talmente surreale da far apparire possibile l’avveramento di ogni male. Nonostante la distorta percezione della realtà circostante, il soldato volontario Chris trova comunque modo di ravvedersi per i peccati compiuti sotto le armi. Dimostrerà, infatti, di conservare un briciolo di umanità schierandosi dalla parte dell’amico sergente Grodin, sempre fedele a un proprio codice d’onore, totalmente contrapposto alla ferocia criminale di Barnes. Il pensiero di Chris a conclusione della storia sintetizza degnamente il senso dell’opera stoniana: in guerra non vi sono buoni o cattivi, soltanto un’accozzaglia di singoli uomini in lotta contro loro stessi.
Grandi attori: Willem Dafoe e non solo
Di Willlem Dafoe abbiamo già parlato ampiamente e comunque non escludo di tornare presto ad approfondire il suo profilo, fortemente iconografico. Tuttavia la migliore interpretazione, in Platoon, a mio avviso è quella di Tome Berenger, un attore molto sottovalutato, spesso ingiustamente. Non che la carriera di Tom Berenger sia parca di successi, però. L'attore lavora senza sosta fino all'inizio degli anni '80 e partecipa a un altro cult, interpretando Sam Weber, ne Il Grande Freddo (1983). Al suo fianco, molti volti che vi suoneranno molto familiari, come Glenn Close, William Hurt e Kevin Kline, oltre ovviamente ai polsi di Kevin Costner, ma questa è un'altra storia... Il film culto c'è, la carriera è ben avviata e va in crescendo: manca solo l'interpretazione della vita e anche questa non tarda ad arrivare. Nel 1986 Oliver Stone spiazza il mondo del cinema con Platoon, destinato anch'esso a diventare un cult, che sbanca i botteghini e fa razzie agli Oscar. Una nomination, purtroppo non trasformata in statuetta dorata è proprio per Tom Berenger, che interpreta il Sergente Barnes, uno dei personaggi più iconografici del grande schermo. Per uno scherzo del destino di quelli piuttosto frequenti, Tom Berenger non era la prima scelta per il ruolo, perché gli fu preferito Kevin Costner (quei polsi dovevano essere piaciuti parecchio!) il quale, però, dovette rifiutare perché occupato dalla post-produzione di un altro capolavoro, Gli Intoccabili. Grazie a questo impedimento, Tom Berenger ottenne la parte ed entrò di diritto nell'Olimpo degli attori di Hollywood.