Annalisa Cabrini

FINO A PROVA CONTRARIA, QUESTO CAPOLAVORO SEMISCONOSCIUTO

2019-12-12 10:29:11

Fino a prova contraria di e con Clint Eastwood racconta la vicenda di un uomo ingiustamente condannato a morte e della corsa contro il tempo di un giornalista che crede alla sua innocenza e vuole salvarlo. E' uno dei film meno conosciuti ed ingiustamente sottovalutati di Clint Eastwood...

IL RETROSCENA DA CUI TRAE ORIGINE

Nel 1999, Clint Eastwood decide di cimentarsi con il romanzo Prima di mezzanotte di Andrew Klavan, un thriller poliziesco basato sulla vicenda di un uomo ingiustamente condannato a morte. Il vincitore di 5 Premi Oscar si siede dietro la macchina da presa e tiene per sé il ruolo del protagonista, un antieroe che sembra scritto apposta per lui. Ma Fino a prova contraria (il cui titolo originale è True Crime) si rivela un flop.

Negli Stati Uniti, il film incassa poco più di 16 milioni di dollari a fronte di un budget di 55 e la critica esprime giudizi discordi, anche se perlopiù negativi. Eppure (o forse proprio per questo), la pellicola affronta con coraggio tematiche sensibili e di grande attualità come la fallibilità del sistema giudiziario, il razzismo e il pregiudizio. Oltre a mostrare la natura umana nelle sue tante sfaccettature, dalle più nobili alle più grette e disperate.

LA TRAMA

Il giornalista investigativo Steve Everett (Clint Eastwood) è un ex alcolista e un donnaiolo impenitente (per quanto sposato e con una figlia) e porta avanti stancamente all'Oakland Tribune ciò che resta di quella che un tempo era una brillante carriera.

In seguito alla tragica morte della giovane e appassionata collega Michelle Ziegler (Mary McCormack), l'uomo eredita una intervista a un uomo rinchiuso nel braccio della morte a San Quintino, Frank Beechum (Isaiah Washington), la cui esecuzione è fissata allo scadere del giorno, a mezzanotte e un minuto.

L'uomo è accusato di avere ucciso nel supermercato dove lavorava come cassiera Amy Wilson (Marissa Ribisi), una giovane donna al sesto mese di gravidanza, che aveva con lui un piccolo debito.

Il caporedattore di Everett, Bob Findley (Denis Leary), che intanto ha scoperto che il gironalista ha una storia con sua moglie, gli ordina di scrivere un articolo sul risvolto umano della vicenda. Ma sfogliando le carte del caso, il navigato reporter inizia a pensare che ci siano molte cose che non tornano. E dopo avere parlato con Beechum e la moglie Bonnie (Lisa Gay Hamilton), si convince del fatto che l'uomo sia innocente.

Everett inizia un'indagine personale sulla vicenda e fa un sopralluogo nel supermercato dove è stato commesso l'omicidio. Poi incontra uno dei due testimoni chiave, il contabile Dale Porterhouse (Michael Jeter). Sulla base di quello che ha visto nel negozio, il giornalista contesta la versione dell'uomo e la reazione di quest'ultimo lo convince sempre di più che Beechum sia vittima di un errore giudiziario.

RECENSIONI E CURIOSITA'

Nel carcere di San Quentin (California), il giovane nero Frank (Washington) deve essere giustiziato un minuto dopo la mezzanotte per l'omicidio di una commessa bianca. Vecchio cronista di "nera" in chiusura di carriera all'"Oakland Tribune", sobrio come un ex alcolizzato, fumatore, marito infedele, padre assente, puttaniere, Steve Everett (Eastwood) ha dodici ore di tempo per trovare la prova della sua innocenza. Da una calibratissima sceneggiatura di Larry Gross, Paul Brickman e Stephen Schiff, adattamento del romanzo The crime di Andrew Klavan, Eastwood - al suo 21° film di regista-produttore (Malpaso) - ha cavato un thriller a orologeria che soltanto critici e spettatori che guardano il dito invece che la luna hanno giudicato meccanico, effettistico, sentimentalmente demagogico. Oltre a divertirsi con il suo antieroico giornalista, politicamente scorretto a 360 gradi, e con i dialoghi scoppiettanti di irriverenza, gli altri apprezzano l'irridente lucidità con cui, senza mai salire sul pulpito, smonta la logica del sistema giudiziario USA, la macchina disumana della pena di morte, il latente razzismo della maggioranza silenziosa, il sistema formalistico della democrazia fittizia, il giornalismo che bada al "lato umano", il clericalismo ipocrita e untuoso, il perbenismo familiare e persino Babbo Natale. Fedele al suo classicismo di scrittura e al suo ottimo direttore della fotografia Jack N. Green, Eastwood ha fatto un altro film minore perfetto. Gli dà voce il solito, bravo Michele Kalamera.                 


ALTRA RECENSIONE  : https://www.sentieriselvaggi.it/fino-a-prova-contraria-di-clint-eastwood/         

IL FINALE (SPOILER !)

https://www.mondofox.it/2018/10/18/fino-a-prova-contraria-la-trama-e-il-finale-del-film-con-clint-eastwood/