Angelo Tatti

IL 17 LUGLIO 1988 UNA NUBE TOSSICA SI SPRIGIONÒ PER 2000 KM QUADRATI DALLA FARMOPLANT, AVVOLGENDO MASSA E CARRARA La Farmoplant era un’azienda del gruppo Montedison che nella città di Massa controllava un omonimo stabilimento destinato alla produzione di fitofarmaci. Nata sulle ceneri della vecchia fabbrica “Azoto”, la Farmoplant occupava circa 500 dipendenti all’inizio degli anni ’80, quando iniziarono a verificarsi i primi incidenti gravi che la faranno balzare all’attenzione dell’opinione pubblica. Alle 2 di notte del 17 agosto 1980 si verificò un incendio per autocombustione che sprigionò una nube solforosa. Sebbene in quel caso non si fossero verificate serie conseguenze per i lavoratori e la popolazione civile, la combustione mise in luce le inadempienze dell’azienda sul piano della sicurezza. Nacque così un primo movimento ecologista formato soprattutto dai cittadini delle frazioni di Alteta e Ricortola, a ridosso degli stabilimenti, che cominciò un importante opera di sensibilizzazione e denuncia. A dicembre, dopo un momentaneo fermo, la fabbrica venne però riaperta su pressioni di vari soggetti politici e sociali, tra cui la Chiesa e il Partito Comunista, che vedevano con preoccupazione la possibile perdita di lavoro legata alla chiusura dello stabilimento. Si riproponeva la purtroppo sempre viva dicotomia lavoro-salute, artificialmente creata da chi vuole fare profitti sfruttando al tempo stesso manodopera e territorio. La verità era che la Montedison non aveva la forza per competere in un settore come quello dei fitofarmaci, e che nella Farmoplant continuavano a verificarsi continuamente incidenti. Ma la Montedison non mollava, e anzi a metà anni ’80 rilanciava con ulteriori finanziamenti la produzione nello stabilimento, mentre le lotte ecologiste puntavano alla realizzazione di un referendum consultivo, che effettivamente si tenne il 25 ottobre 1987 e vide il 75% dei partecipanti votare a favore della chiusura dello stabilimento. A quel punto il comune di Massa revocò le licenze a Farmoplant, decisione presto annullata dal TAR della Toscana, che nella sentenza definiva lo stabilimento sicuro al 99,99%. L’anno seguente però, il 17 luglio, si verificarono quattro esplosioni in due ore, provocando un grave incendio e la creazione di una nube tossica che si espanse per ben 2000 km quadrati. Ci vorranno ancora tre anni per far chiudere definitivamente l’azienda, che in circa 15 anni di attività aveva collezionato 42 incidenti. Il sito aziendale venne poi sottoposto a bonifica, ma le operazioni, non eseguite nella maniera adeguata, causarono nuove contaminazioni e rischi per l’ambiente. Ancora oggi molte falde acquifere della zona risultano contaminate. Nel 2010 una lunga causa civile tra enti locali e Montedison si concluse con un accordo che prevede un risarcimento di 1,6 milioni di euro da destinare ai comuni di Massa e Carrara e alla provincia. Cannibali e Re Cronache Ribelli

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