“Non ho ricordi recenti di un Natale da carovana, con grandi tavolate e schiamazzi sputanti. In casa mia sopravvive l’idea di un Natale sobrio e intimo, molto tradizionale. Siamo stati in tanti anche noi. Poi in quattro da alcuni anni. Ora in tre.
L’eco dei ricordi è quello delle numerose telefonate (ancora a rete fissa) da parte dei pazienti di mio padre per gli auguri, a cui io mi divertivo a rispondere per primo, fantasticando sui vari dialetti che si esprimevano dall’altra parte della cornetta. Tra un dotto’ e un dutaur, con mio padre che fingeva di conoscere tutti. ‘Chi era babbo?’. ‘Non l’ho capito.’ Mia madre rideva. Aneddoti di un periodo in un cui i medici erano parte stessa della famiglia di tante persone.
Un Natale sobrio non vuole dire infelice. Anzi, all’attesa della nascita di Gesù, con il presepe in ceramica, rigorosamente non dipinto e tenuto in vita da una piccola candela che restava accesa fino all’alba, ci sono affezionato. (...)
Ognuno di noi vorrebbe un Natale normale, ‘come da bambini’. Anche io. Ma bambini non siamo più e piangere non serve.”
Abbiamo il cuore a sinistra e non al centro del petto. Così, quando abbracciamo chi amiamo, il battito del suo cuore riempie il nostro lato vuoto.
Il potere del cuore è grande, ma il potere di due cuori è infinito.
❤️
L.
Pøbel / Pobel