Storia dell'Hellas Verona Football Club
Nell'ottobre del 1903 un gruppo di studenti del liceo classico Scipione Maffei fondò un club e lo battezzò Associazione Calcio Hellas (per ricordare l'antica Ellade, ovvero l'odierna Grecia) su proposta del professor Decio Corubolo, per l'appunto insegnante di greco[1]; primo presidente venne eletto
il conte Fratta Pasini, con un fondo pari a 32 lire.
In questo periodo il calcio si giocava a livello professionale solo in Piemonte, Lombardia e Liguria (non a caso le prime società a vincere il titolo di campione d'Italia furono Genoa, Milan e Juventus), dove era più nutrita la presenza di cittadini britannici. Nei primi anni di vita, l'attività del club fu episodica e frammentaria, perlopiù tesa a contendere a Enotria, Bentegodi e altre società minori il primato cittadino, mentre a partire dalla stagione sportiva 1906 l'Hellas iniziò a confrontarsi con altre squadre della regione Veneto, dando origine a una rivalità col Vicenzatuttora molto sentita.
Nel 1911 la squadra iniziò a partecipare al campionato regionale, che fino al 1921 era la fase di qualificazione per le finali nazionali. Ottenne diversi secondi posti nel girone veneto-emiliano, ma non giunse mai alla finalissima contro i vincitori del girone nazionale.
Nel 1919, dopo la Prima guerra mondiale, l'Hellas assunse la denominazione di Football Club Hellas Verona accogliendo, per fusione, la società minore denominata Verona.
Dal 1921 al 1929 il Campionato di Prima Divisione si componeva delle migliori squadre dei vari gruppi regionali, fra cui anche la formazione veronese che riuscì più volte ad arrivare al girone finale, senza però ottenere grandi risultati; in questi anni particolarmente sentita fu la rivalità cittadina tra il Verona e la Bentegodi.
Dall'esordio in B alla massima serie
Già un anno prima dell'avvio della Serie A a girone unico, nel 1928, l'Hellas incorporò, per fusione, due rivali veronesi, Bentegodi e Scaligera, assumendo la denominazione di A.C. Verona, e l'anno dopo partì dal campionato di Serie B, in seguito al brutto piazzamento (12º posto) ottenuto l'anno precedente nella Divisione Nazionale, che impedì al club di iscriversi alla Serie A.
Al suo debutto nel campionato cadetto (1929-1930) chiuse con un incoraggiante sesto posto, con 7 punti di distacco dal Legnano promosso nella massima serie. Sarebbero occorsi quasi tre decenni (28 anni) per conquistare la promozione, con una serie di alti e bassi annuali che portarono il Verona ad alternare annate molto positive ad altre scoraggianti.
Mentre il mondo era impegnato nel secondo conflitto mondiale il Verona affrontò uno dei suoi peggiori momenti storici, retrocedendo in Serie C nel 1941 dopo aver subito una dura sconfitta a Modena (6-1). Paradossalmente soltanto due anni prima (1939) la squadra scaligera era andata assai vicino alla promozione in massima serie, chiudendo il campionato al quinto posto a soli 3 punti di distacco dal Venezia promosso.
In ogni caso i gialloblù riuscirono a risalire abbastanza in fretta, nel giro di due stagioni (1943). L'impresa tuttavia non fu affatto facile: all'epoca la serie C era composta da un enorme agglomerato di squadre divise in ben 12 gironi di diverse dimensioni, molte delle quali trovandosi prive di fondi fallivano o si ritiravano dal campionato prima ancora della sua conclusione. Le 12 squadre vincitrici dei rispettivi gironi (tra cui anche il Verona, quell'anno) si affrontavano poi in due gironi finali di 6 squadre ciascuno. Le prime due classificate di ciascun girone finale venivano infine promosse in Serie B. L'Hellas quell'anno arrivò secondo nel girone finale B dietro la Pro Gorizia, a pari punti con il Parma: nello spareggio avvenuto sul campo neutro di Brescia, l'Hellas venne sconfitto 2-0, ma la condanna per illecito sportivo degli emiliani (puniti con la condanna al sesto e ultimo posto del girone finale) permise così ai gialloblù di festeggiare il ritorno in cadetteria.
Dopo essere tornato nella categoria superiore, il Verona iniziò un lungo percorso che lo portò quattordici anni dopo a vincere il suo primo campionato di Serie B. Nel mezzo vi furono una serie di prestazioni annuali stazionarie e rassicuranti che tennero gli scaligeri quasi sempre nella metà superiore della classifica. La promozione venne sfiorata già nel 1948, quando la squadra arrivò al secondo posto del girone B della serie cadetta alle spalle di uno scatenato Padova: in quella specifica occasione però, solo la prima classificata dei due gironi venne promossa in massima serie e così il Verona fu costretto a pazientare ancora, fino al 1957.
Il debutto in Serie A
Quell'anno i gialloblù, allenati da Angelo Piccioli (secondo allenatore più presente sulla panchina scaligera con 225 partite, dietro al solo Bagnoli), furono i protagonisti del torneo e pareggiando in casa con il Como per 1-1 nell'ultima giornata ottennero il punto che mancava loro per poter festeggiare la tanto agognata promozione. L'entusiasmo per il primo posto in un torneo tanto incerto (all'intervallo dell'ultima giornata erano quattro le squadre a pari merito al primo posto) fu tale che i tifosi corsero in campo per incoronare d'alloro il capo dei giocatori scaligeri
Il Verona restò in Serie A una sola stagione (1957-1958), dopodiché tornò nella serie cadetta: a un ottimo girone di andata che vide i gialloblù girare la boa alla rassicurante quota di 18 punti in 17 partite, seguì infatti un disastroso girone di ritorno. La squadra totalizzò solo 3 punti nelle ultime 12 partite di campionato, scivolando lentamente in classifica fino all'ultimo posto. A fine stagione il Verona ebbe l'occasione per riscattarsi, disputando un doppio spareggio per la permanenza in A contro il Bari secondo classificato tra i cadetti, ma il quale ottenne il posto in massima categoria ai danni degli scaligeri (1-0 per il Bari all'andata sul campo neutro di Bologna; 2-0 per il Bari al ritorno sul campo neutro di Roma). il Verona chiuse così la sua prima infruttuosa esperienza in Serie A.
Nell'estate del 1958 la società veneta assorbì un club minore veronese, l'A.S. Hellas, nel frattempo ammessa in Serie C, in modo da poter riprendere la denominazione di Associazione Calcio Hellas Verona in omaggio alle sue origini.
Nel 1962 il Verona terzo in classifica insieme alla Lazio con 42 punti e il Napoli quinto a quota 41 si giocarono la promozione in Serie A a campionato ormai concluso; la partita che doveva giocarsi il 20 maggio, alla terzultima giornata, era stata infatti rinviata a causa di un presunto tentativo di corruzione da cui però il Napoli venne assolto. A risultare vincitori nello scontro diretto furono i partenopei, che si imposero a Verona per 0-1 conquistando l'agognata promozione. Pur militando ancora in Serie B, l'anno dopo (1963) il Verona raggiunse la semifinale di coppa Italia dopo aver eliminato a sorpresa la Juventus per 0-1 (si tratta ad oggi dell'unica vittoria ottenuta dall'Hellas Verona in trasferta ai danni dei bianconeri). A fermare la corsa dei gialloblù fu poi il Torino, che in semifinale si impose fra le mura amiche per 2-1.
Seguirono quindi dei campionati anonimi, fino a quando nel 1968 la squadra guidata da Nils Liedholm riconquistò la categoria esattamente un decennio dopo l'ultima promozione. Il salto di categoria venne guadagnato all'ultima giornata, grazie a una vittoria sul Padova per 1-0. Contemporaneamente infatti il Bari, già battuto in casa la settimana prima dal Verona, pareggiò a Perugia e gli scaligeri guadagnarono una seconda posizione che sembrava impossibile. L'Hellas poté così riscattarsi sui pugliesi (dopo lo spareggio promozione perso un decennio prima) e gioire insieme al Palermo, primo classificato, e al Pisa.
Il decennio in massima serie
Gli scaligeri della stagione 1969-1970, quella del debutto europeo in Coppa Mitropa.
L'Hellas, al ritorno in massima serie dalla breve avventura della stagione 1957-1958, stavolta si salvò con relativa facilità, conducendo un campionato equilibrato chiuso al decimo posto. I veronesi si tolsero tra l'altro la soddisfazione di battere in casa sia gli storici rivali del L.R. Vicenza (2-1) che la blasonata Juventus (2-1); si trattò, nel dettaglio, della prima vittoria in campionato dell'Hellas contro i bianconeri. Gettate le basi, gli scaligeri avviarono un lungo ciclo di sudate salvezze che permise loro di affermarsi come presenza costante nella Serie A. Di quegli anni si ricorda soprattutto la storica vittoria per 5-3 ottenuta contro il Milan nell'ultima giornata della stagione 1972-1973 che costò ai rossoneri lo scudetto; il Milan perderà il campionato a Verona anche nel 1990, quando, alla penultima giornata, verrà sconfitto per 2-1 finendo la partita con soli otto giocatori: da qui la celebre espressione della «fatal Verona»
Nel 1974 l'Hellas finì la stagione al quart'ultimo posto evitando la retrocessione, ma fu declassato in ultima posizione e condannato alla Serie B durante i mesi estivi a causa dello "Scandalo della telefonata" in cui furono coinvolti il presidente della squadra Saverio Garonzi e un ex giocatore, Sergio Clerici. Il Verona ritornò comunque subito in Serie A al termine del successivo campionato cadetto (1975), chiuso al terzo posto a pari punti con il Catanzaro. Il successivo spareggio promozione disputatosi a Terni verrà infatti poi vinto dal Verona (1-0) che farà così ritorno in massima serie.
Le tre finali di Coppa Italia
Un anno dopo (1976) la squadra gialloblù arrivò in finale di Coppa Italia per la prima volta nella sua storia, eliminando Torino, Cagliari, Lazio e Inter dal torneo. Tuttavia, in finale il Verona fu sconfitto 4-0 dal Napoli, con il risultato sbloccato solo al 74' minuto dall'autorete del portiere Alberto Ginulfi, dopo che l'ala Gianfranco Zigoni aveva colpito un palo sullo 0-0.
Nel 1978 la squadra rimase sfortunatamente coinvolta nell'incidente ferroviario di Murazze di Vado. A causa di un disguido aereo legato al maltempo, il club veneto era ricorso al treno per raggiungere la capitale, dov'era in programma la sfida di campionato contro la Roma: i giocatori e lo staff viaggiavano sul primo vagone della "Freccia della Laguna", che in prossimità di Monzuno investì le carrozze dell'espresso Bari-Trieste deragliato pochi secondi prima; destino volle che al momento del disastro la formazione si fosse spostata per il pranzo nella carrozza ristorante, che non fu tra quelle scagliate dall'urto nel dirupo sottostante, salvandosi e uscendo quasi illesa dall'incidente che contò una quarantina di vittime.
Dopo aver disputato dieci campionati su undici in Serie A dal 1968 in poi, il Verona tornò in Serie B nel 1979. In cerca di equilibrio e con un ricambio generazionale in corso sia dei dirigenti che dei giocatori, la società rimase bloccata tra i cadetti per tre anni; addirittura nel campionato 1980-1981 a causa di una lunga serie di pareggi (6 nelle prime 8 giornate, 22 in totale) l'Hellas si ritrovò a dover lottare per la permanenza in B, ma la squadra riuscì infine a centrare l'obiettivo minimo grazie all'ennesimo pareggio, ottenuto all'ultima giornata contro la Spal (1-1).
Dalla rivoluzione di rosa e tecnici che seguì, ebbe inizio quello che sarebbe stato il ciclo di vittorie più importante della storia del club scaligero: nella stagione successiva (1981-1982), sotto la guida del nuovo allenatore Osvaldo Bagnoli, l'Hellas chiuse infatti al primo posto, vincendo il campionato cadetto e facendo ritorno in Serie A.
L'anno successivo, i gialloblù stupirono tutti e nel girone di andata della massima serie contesero a lungo il primo posto della classifica alla Roma, che poi vinse lo scudetto; nella tornata di ritorno vi fu l'inevitabile calo fisico di una formazione costruita senza grosse ambizioni, ma gli scaligeri riuscirono comunque a terminare il campionato al quarto posto, guadagnandosi la qualificazione all'edizione successiva della Coppa UEFA. Inoltre, nello stesso anno giunsero nuovamente in finale nella coppa nazionale: dopo una vittoria casalinga per 2-0, il Verona andò a Torino per giocare la sfida di ritorno contro la Juventus di Platini, che vinse il trofeo ai supplementari sconfiggendo i veronesi per 3-0.
Nella stagione 1983-1984 la squadra disputò un'altra ottima stagione e giunse sesta alla fine del campionato, dopo essere stata anche momentaneamente al comando della classifica. Disputò inoltre, di nuovo, l'atto finale della Coppa Italia: dopo un pareggio nella partita di andata (1-1) l'Hellas perse nel ritorno all'Olimpico per 1-0 contro la Roma di Falcão.
Lo scudetto
Il Verona di Bagnoli vinse il campionato ritagliandosi così un posto nella storia del calcio italiano, rinverdendo dopo quasi settant'anni i fasti delle "provinciali" d'inizio Novecento. I gialloblù arrivarono al tricolore grazie a 15 vittorie, 13 pareggi e 2 sconfitte, per un totale di 43 punti in classifica (si assegnavano ancora 2 punti per vittoria), staccando di 4 lunghezze il Torino secondo classificato, e con Inter e Sampdoria a completare le prime quattro posizioni.
Lo scudetto assunse valore non solo perché conseguito in un'epoca in cui le squadre italiane stavano iniziando a riaffermarsi a livello internazionale (la Nazionale stessa era campione del mondo), ma anche per i molti tra i migliori calciatori del mondo, vedi Platini, Zico, Maradona, Sócrates, Rummenigge e Falcão, che calcavano i campi della Serie A.
La città scaligera restò molto legata alle radiocronache del cronista e attore teatrale Roberto Puliero
In Europa
Il Verona ha debuttato nelle competizioni internazionali partecipando alla Coppa Mitropa del 1969-1970 (la competizione europea più antica che trovava le sue origini nel lontano 1927), ma venne subito eliminato dai cechi dello Slavia Praga (doppia sconfitta, 1-4 in trasferta e 0-3 in casa). Poco più tardi partecipò al torneo Anglo-Italiano del 1971, dove chiuse al quarto posto tra le sei squadre italiane che vi presero parte.
Nel 1982-1983, in virtù della vittoria nel campionato cadetto dell'anno precedente, l'Hellas partecipò nuovamente alla Coppa Mitropa, nella quale però ancora una volta non giunse a risultati di rilievo, chiudendo il girone all'ultimo posto con soli due punti. La stagione successiva avvenne il debutto in Coppa UEFA. La squadra superò la Stella Rossa di Belgrado (doppia vittoria, 1-0 a Verona e 3-2 a Belgrado), e fu poi eliminata al secondo turno dagli austriaci dello Sturm Graz (2-2 a Verona, 0-0 a Graz).
La stagione 1985-1986 vide la squadra in Coppa dei Campioni grazie allo scudetto conquistato nella stagione precedente. Nei sedicesimi l'Hellas incontrò ed eliminò il PAOK Salonicco (piegato per 3-1 a Verona e per 2-1 in Grecia, con doppiette di Elkjear in entrambi i match), uscendo in seguito negli ottavi contro la Juventus campione uscente: la partita di andata, giocata al Bentegodi, fini 0-0 mentre quella di ritorno, disputata a Torino a porte chiuse (per via della sanzione irrogata dall'UEFA al club bianconero dopo i fatti dell'Heysel), terminò 2-0 per i padroni di casa, con gli scaligeri a contestare l'arbitraggio del fischietto francese Wurtz.
Nella stagione 1987-1988 la squadra ottenne il suo miglior risultato internazionale, raggiungendo i quarti di finale della Coppa UEFA, grazie a quattro vittorie e due pareggi. Dopo aver eliminato i polacchi del Pogon Stettino (1-1 in Polonia e 3-1 in Veneto), gli olandesi dell'Utrecht(pareggio 1-1 in Olanda e vittoria 2-1 in casa) e i rumeni dello Sportul Studentesc Bucarest (battuti sia all'andata a Verona per 3-1, sia al ritorno in Romania per 1-0), il Verona venne infatti eliminato nei quarti dai tedeschi del Werder Brema al termine di un doppio confronto molto combattuto (0-1 a Verona, 1-1 a Brema).
Il miglior marcatore del Verona nelle coppe internazionali è Preben Elkjær con 9 reti (4 in Coppa dei Campioni e 5 in Coppa UEFA), seguito da Galderisi (3 reti in Coppa UEFA) e da Di Gennaro e Fanna (2 reti ciascuno in Coppa UEFA); ad aver realizzato almeno una rete in campo internazionale con la maglia del Verona sono invece Volpati (1 rete in Coppa dei Campioni) e i vari Berthold, Fontolan, Pacione, Sacchetti e Volpecina (1 rete in Coppa UEFA).