Riconvertire le piattaforme di petrolio e gas per immagazzinare CO2 invece che dismetterle. Lo studio
Altro che dismissione: le piattaforme di petrolio e gas del Mare del Nord potrebbero essere usate per combattere i cambiamenti climatici, immagazzinando le emissioni di anidride carbonica. Lo afferma uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università di Edimburgo.
10 volte più economico usare le piattaforme di estrazione dei combustibili fossili per catturare le emissioni di gas serra piuttosto che dismetterle: gli scienziati propongono in particolare di riconvertire vecchie strutture in stazioni di pompaggio di CO2, in modo che questa diminuisca nell’atmosfera, portando il gas nelle rocce sotto il fondo del mare.
I siti così ripensati immagazzinerebbero le emissioni generate dalla produzione di gas naturale e potrebbero anche essere utilizzati per bloccare anche quelle prodotte da altre fonti, come le centrali elettriche, contribuendo a combattere i cambiamenti climatici.
Lo studio è stato condotto analizzando i dati del giacimento petrolifero Beatrice, 15 miglia al largo della costa nord-orientale della Scozia, scoprendo che le piattaforme esistenti potevano essere riutilizzate come siti di archiviazione apportando modifiche relativamente modeste.
Utilizzando un modello al computer, hanno previsto che, per un periodo di 30 anni, il regime sarebbe stato circa 10 volte più economico rispetto alla disattivazione del giacimento petrolifero, che probabilmente costerebbe oltre 215 milioni di euro.
Secondo gli scienziati, inoltre, l’opzione è sicura: l’anidride carbonica miscelata con l’acqua di mare (salata) rende l’immagazzinamento nel sottosuolo sicuro e permanente, senza rischi di fuoriuscita indesiderata.
Che le piattaforme offshore servano a qualcosa oltre che a fare danni?