Andrea Giusti

Orto Felice: a Siena gli anziani insegnano ai ragazzi con disabilità come coltivare i campi

2019-09-01 15:54:38

Un bellissimo progetto di inclusione sociale tra le colline senesi, dove si impara a crescere in una comunità e a rispettare le esigenze altrui.

Siamo a Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, dove un’azienda agricola ha dato vita a un progetto davvero speciale, grazie al quale le persone più anziane insegnano come si lavora nell’orto e con gli animali a un gruppo di ragazzi con la sindrome di Down e autistici. 


È “Orto Felice”, nato 6 anni or sono attraverso un bando della Regione Toscana, un vero e proprio giardino sociale che coinvolge insieme gli anziani residenti della zona e alcuni giovani diversamente abili.

Il programma rientra nel più ampio progetto L’orto e l’aia nel Borgo”, un campo dove i “ragazzi speciali”, aiutati da Sonia Belluardo, coltivano ortaggi del territorio prendendosi cura dei prodotti in base alla loro stagionalità. 

E non solo, il progetto di agricoltura sociale è anche l’occasione per inserire lavorativamente i giovani con disabilità grazie all’aiuto di un gruppo di anziani dell’Associazione della Terza Età, che a turno vanno a dare una mano e a insegnare i segreti dell’orto.


Biologici e a km zero, tutti i prodotti coltivati – ma anche marmellate e conserve – vengono poi usati direttamente nei ristoranti del luogo o vengono venduti sul territorio.

E così è stato: pian piano si è creato tra chi impara e chi insegna un rapporto unico in cui si trasmettono conoscenze e tradizione centenarie, si impara l’arte della pazienza e della memoria, si conserva la propria identità e ci sia apre al mondo di chi si ha accanto.


L’orto felice adesso occupa 2.500 metri quadrati, è dotato di una nuova serra ed è inserito nel progetto “Aia Felice” dove i ragazzi, guidati sempre dai “nonni”, si prendono anche di un pollaio di 40 galline ovaiole. In più sono arrivate anche le capre, impiegate per la pet therapy.

Una bellissima idea di condivisione, insomma, in cui non solo i ragazzi con disabilità ma anche gli anziani, spesso lasciati soli, riescono a rendersi utili e a ricominciare a sorridere della vita.

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