Andrea Giusti

La sindrome dell’ingenuo

2019-07-15 21:48:19

La sindrome dell’ingenuo

L’ingenuità di per sé, solitamente, non è una sindrome ma un modo d’essere della persona, può diventare tale quando incomincia ad essere invalidante per il quotidiano vivere del soggetto, che deve essere continuamente assistito, seguito, aiutato per evitare che combini guai, errori o si lasci abbindolare facilmente da manipolatori con pochi scrupoli.

L’ingenuo è colui che troppo bonaccione e credulone, si fa circuire facilmente in quanto parte dal presupposto che gli altri non mentano, non siano maliziosi e che quindi non possano prendersi gioco di lui.

Egli non concepisce negli altri la malizia, l’astuzia, il raggiro, la cattiveria e si dimostra quindi fiducioso, sincero, candido, semplice e credulone di qualunque cosa, in realtà la vita stessa ci insegna che dai furbi e dai truffatori dobbiamo continuamente stare attenti, saperli riconoscere immediatamente o prima che succeda il disastro e dunque tenerli lontani e non dar loro modo di imbonirci con fase promesse.

Si può dunque considerare la Sindrome dell’ingenuo come una disfunzione che riguarda l’intelligenza emotiva e cognitiva che raggiunge livelli tali da influire negativamente sul comportamento e sul rapporto con gli altri, senza che ciò comporti un vero e proprio ritardo o disfunzione psicologica.


Dal latino l’origine della parola “ingenuo”

Il termine “Ingenuo” deriva dal latino ingenuus cioè “indigeno” e designava qualche cosa di innato che apparteneva all’uomo puro, illibato e intaccato dalle brutture del mondo.

Indicava anche colui che era nato libero, ossia da genitori liberi e non schiavi, per traslazione venne poi a designare ciò che è degno di un uomo libero, ciò che è onesto e schietto e puro da influenze negative.

Conservare un certo grado di ingenuità vorrebbe dire, etimologicamente, conservare ciò che è veramente onesto e degno di un essere umano, cioè conservare un tratto della propria umanità originaria, “primitiva”, non corrotta dalla società e dai suoi sistemi illegali e fuorvianti.

Essere ingenui significava anche conservare anche un legame originario ed immediato col mondo, sentirsi a proprio agio nella rivelazione embrionale delle cose, come avviene nel bambino che nasce ingenuo rispetto alla malizia ed alla malvagità del mondo.

Ecco perché la persona ingenua viene oggi identificata come quella persona che appare sempre un po’ stranita, un po’ spaesata e fuori moda rispetto al suo tempo, dalle mode e dalle tendenze della società.

Sören Kierkegaard aveva compreso il significato profondo dell’ingenuità, e riteneva che la perdita dell’uomo moderno di tale qualità fosse uno dei segnali più allarmanti dell’imbarbarimento e dell’imbruttimento della civiltà moderna.

Nel suo scritto La dialettica della comunicazione etica ed etico religiosa (all’interno del volume Scritti sulla comunicazione, a cura di Cornelio Fabro; Edizioni Logos, Roma, 1979), così scriveva il filosofo danese:

Una vita all’inizio può presentarsi con molte premesse e poi subito combinarle in grovigli così imprevedibili ch’è impossibile parlarne: anche una simile vita è disonesta. È in questo senso che noi possiamo parlare della disonestà dell’età moderna, e perciò noi possiamo anche, perfino, sostituire una espressione più mite dicendo: l’età moderna manca d’ingenuità.

Non è affatto segno di maturità il perdere completamente l’ingenuità, ancor meno è naturale per l’esistenza umana il non esserlo mai stata. All’esistenza umana sana e onesta appartiene sempre fino all’ultimo un certo momento d’ingenuità.

Qualcuno potrebbe forse chiedere come ciò conviene a una generazione; l’antichità era ingenua e da ciò segue di per sé  che l’epoca moderna non può esserlo.

Ma è proprio qui che noi abbiamo la disonestà dei tempi moderni. La scienza moderna ha voluto insegnarci che noi tutti abbiamo imparato troppo da essa per abolire la categoria dell’individualità e sostituirla con quella della generazione.



Cos’è l’ingenuità

Per ingenuità si intende la mancanza di esperienza che è tipica della prima infanzia e che rende il bambino esposto ad una molteplicità di errori e fatalità derivanti dalla sua mancata conoscenza del mondo e dell’esistenza.

Con la crescita e l’insegnamento dei genitori, degli insegnanti durante la scuola e degli adulti in generale che si occupano di lui, tutte queste persone gli forniscono le informazioni necessarie per diventare più “esperto”, anche se è l’esperienza concreta e formativa sarà quella che egli stesso prova sulla propria pelle durante il percorso di vita.

Le esperienze apprese da solo sul campo, sbagliando, facendosi male, provando dolore, saranno quella che lo formeranno come personalità e gli daranno anche gli strumenti necessari per non ricadere negli stessi errori e a non ritrovarsi a soffrire per le circostanze evitabili e quindi superabili.

Ci sono persone invece che a causa del proprio vissuto, dovuto ad una eccessiva protezione da parte dei genitori che non ha mai permesso al giovane di formarsi e di farsi esperienza, crescendo e maturando, rimangono eternamente degli ingenui, dei bambini immaturi, inevoluti emotivamente e cognitivamente, incapaci di affrontare le avversità della vita ed incapaci di gestire da soli le relazioni, sia sentimentali, che amicale o lavorative con gli altri e con il mondo esterno.

Un interessante studio condotto dall’Università di Stanford negli Stati Uniti ha dimostrato che la bontà viene percepita come un modo meraviglioso ed eccezionale di connettersi con gli altri, un modo che risulta essere correlativo all’ingenuità.

Ebbene, nonostante sia una caratteristica socialmente apprezzata, c’è chi vede in questo carattere persone che possono facilmente essere manipolate a proprio favore.

Ed in effetti le persone buone, disponibili, generose altruiste sono spesso facilmente vittime di altri che di tale virtù si approfittano a proprio vantaggio, spesso facendo danni se non fisici o materiali sicuramente psicologici nella persona che con troppa disponibilità si è resa oggetto del raggiro e della manipolazione.

È pur vero che chi agisce sempre con il cuore, senza guardare al proprio tornaconto personale, favorendo gli altri e d aiutandoli in tutti i modi, difficilmente cambia con il tempo

Questo perché la sua parte ingenua è una caratteristica innata e facente parte della sua personalità e del suo modo d’essere e di accostarsi sia alla vita cha al prossimo.

C’è chi alla fine impara col tempo e con l’età ad essere un po’ più arguto, attendo e meno credulone, c’è invece chi non cambierà mai, allora per proteggere tali persone dagli approfittatori è buona cosa che vi siano sempre delle persone che possano accorrere in suo aiuto o intervengono per prevenire situazioni spiacevoli e dolorose.

2