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Maggio degli alberi - 27. IL PINO
Oggi parliamo del Pino, anzi dei Pini, perchè esistono più di 100 varietà differenti e tutte molto diffuse in Italia da potersi definire un albero simbolo della nostra penisola.
Il pino è una conifera diffusa dalla pianura all’alta montagna. Appartiene alla famiglia delle Pinacee.
Ama la luce, predilige i terreni sciolti e sabbiosi dei litorali marittimi. È molto usuale infatti trovare pinete vicino alle spiagge e fra le dune, dove il pino si mescola con altre piante tipiche della macchia mediterranea.
Albero sempreverde maestoso che può vivere fino a 200-250 anni e raggiungere grandi dimensioni, fino a 30 m di altezza. Il periodo di fioritura è da marzo a maggio.
In Italia si trovano una quindicina di specie, indigene o esotiche, tra le quali:
- il pino domestico anche detto pino da pinoli;
- il pino marittimo o pino selvatico ombrelliforme e localizzato lungo le coste dalla Liguria alla Toscana;
- il pino nero o austriaco, con pigne ovoidi, comune nelle Alpi venete;
- il pino murgo
- il pino loricato
- il pino cembro
- il pino d’Aleppo
Pino domestico
È la varietà più diffusa in Italia, soprattutto in Liguria e Toscana. Preferisce i terreni secchi, ma cresce bene anche su suoli più profondi, ricchi, freschi e assolutamente non calcarei.
Cresce anche sulla sabbia ed in tutta Europa si è diffuso in presenza di dune ed in ambienti pressoché semi-desertici.
Le infiorescenze maschili sono minute e gialle mentre quelle femminili sono costituite dalle classiche pigne, che fecondate producono semi oleosi racchiusi in un guscio legnoso.
Pino marittimo
Il pino marittimo (tipo Pinus pinaster) è un sempreverde dalla forma conico-arrotondata di grande robustezza e rapida crescita. Ha una caratteristica corteccia screpolata arancio-marrone tendente al viola, ed i germogli sono di colore marrone. I rami crescono orizzontalmente dal tronco, che tende a diventare più sottile man mano che l’albero cresce. Gli aghi sono a coppie e sono lunghi da 10 a 25 cm, rigidi e robusti, di colore grigio-verde e rivolti verso la parte anteriore dei rami.
Come suggerisce il nome, tollera bene la salsedine e il vento marino, e difatti si trova sul lungomare sia sull’Atlantico che nel Mediterraneo.
In passato fu ampiamente piantato nelle zone paludose per stabilizzare il terreno e, in seguito, per rifornire le cartiere.
Pino argentato
Il pino argentato (tipo Pinus monticola) cresce soprattutto tra le montagne del Nord America occidentale, in particolare sulle Montagne Rocciose, la Sierra Nevada e le Pacific Coast Mountains.
Come tutte le specie appartenenti al genere, è estremamente sensibile alla ruggine del pino bianco.
Pino nero
Il pino nero (Pinus nigra) è una grande conifera – può raggiungere i 55 m di altezza in condizioni favorevoli – diffusa in tutta Europa, ed in particolare l’Austria.
La sua corteccia è nera e molto screpolata, mentre gli aghi sono lunghi fino a 14 cm, rigidi, pungenti e diritti, sono accoppiati. Fiorisce a maggio e i suoi fiori sono impollinati dal vento. Produce pigne piuttosto grandi (8 cm) che maturano nel secondo autunno. La sua chioma è conica con una dirada naturalmente nei rami inferiori.
Pino mugo
Il pino mugo cresce in tutta Europa fino a 2.500 m di altitudine. In Italia si trova su tutto l’arco alpino. Ha una chioma densa e arrotondata, e può raggiungere i 3-4 m di altezza. Gli aghi sono rigidi e pungenti, di colore verde tenero, uniti a ciuffi di 2-3, mentre i rami sono ritorti e la corteccia liscia e grigiastra. Le pigne sono brune, ovoidali e non superano i 5 cm di grandezza.
Quest’albero ama i terreni secchi e ben drenati e tollera il calcare. Si adatta sia al sole che alla penombra, ma teme lunghi periodi di siccità e di caldo eccessivo. Le sue dimensioni ridotte ne fanno una delle conifere più adatte per i giardini. Il suo legno viene utilizzato per il camino e viene spesso piantato nelle vallate alpine per trattenere le valanghe per via del suo apparato radicale ben saldo. È noto soprattutto per le sue proprietà antisettiche ed è utilizzato molto in aromaterapia.
Pino loricato
Il pino loricato (Pinus heldreichii o Pinus leucodermis) è diffuso soprattutto nelle foreste dei Balcani e dell’Italia settentrionale, per questo è chiamato anche ‘pino bosniaco’.
Caratterizzato da una corteccia morbida, di colore bianco-grigio, che nel corso degli anni diventata ruvida, può avere varie dimensioni. Gli aghi verde scuro sono piuttosto rigidi e disposti in gruppi. Le pigne sono di colore blu scuro, e diventando viola prima della maturazione.
È una splendida conifera adatta anche in un grande giardino, ma preferisce il sole ed un clima temperato al posto di temperature rigide, sebbene tolleri molto bene il freddo.
Pino cembro
Il pino cembro (Pinus cembra) cresce nelle Alpi centrali tra i 1.400 e i 2.500 metri. La sua chioma è piramidale o ovale, il tronco è dritto ed i rami tesi verso l’esterno. La corteccia è grigia scura, liscia in giovane età e poi ruvida quando invecchia.
Gli aghi sono lunghi da 4 a 8 cm e di colore verde scuro. Sono raggruppati in gruppi di 5 (il che è raro nei pini) e resistono fino a 5 anni. Le sue pigne sono ovoidali e tozze (5-8 cm di lunghezza per 4-5 cm di larghezza), di colore rosso carminio, o rosa-violaceo.
Il pino cembro ama i terreni pietrosi e ricchi di silice, e ha una crescita molto lenta. Il legno ha delle venature molto fini che lo rendono adatto all’intaglio e all’ebanisteria.
Pino d’Aleppo
Il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), chiamato anche pino bianco per via degli aghi fini e leggermente argentei, in realtà non proviene dalla Siria, dove invece cresce il suo simile, il pino brutia.
Il venti e la salsedine scolpiscono la sua silhouette e le gemme esposte muoiono, per questo si sviluppa maggiormente dalla parte opposta del mare.
I pinoli sono prodotti dal pino marittimo (Pinus pinea) e da una ventina di altre specie, ma di dimensioni troppo piccole per poter essere utilizzate. Si tratta di un alimento tipico del Mediterraneo, proprio perché sul suo bacino cresce questo tipo di conifera.
Il nome del genere Pinus è di origine controversa, anche se pare plausibile possa derivare dal greco pitys, latino pinus, nomi che hanno tutti origine nel sanscrito pitu, resina. Altre ipotesi indicano che possa derivare dal latino pix, che significa “pece” o “resina”, essudato della pianta, o dagli epiteti di radice indoeuropea pic, pungere con riferimento agli aghi, oppure pi, stillare, sempre con riferimento alla resina; infine, forse dal celtico pen, testa, alludendo alla forma della chioma.
Mitologia e storia
Il Pino è governato dall’energia di Saturno, che rappresenta l’archetipo del Padre e dell’Eremita, di colui che contiene, regola, dona forma e struttura, sorregge.
Nella mitologia il Pino è l’albero in cui viene trasformato Attis, protagonista insieme a Cibele di una delle storie più intricate del mondo mitologico, ma anche più potenti. Il modo in cui lo sentivano gli antichi ci dice molto sulla sua energia. Il mito di Attis è antichissimo, rappresenta movimenti primordiali inconsci e risale ai tempi in cui dio era una donna, la Grande Madre Terra.
Dietro al Pino ci sono queste energie: energie legate all’impulso primordiale d’amore che ha portato alla nascita del Cosmo. Il mito ce lo mostra legato alla Madre Terra, e all’unione primordiale degli opposti, maschile e femminile. Il Pino è infatti un albero ermafrodita, e una delle specie più antiche presenti sulla Terra. Non c’è da stupirsi che gli antichi lo vedessero come simbolo dell’amore tra madre e figlio, divenuti amanti, in un cerchio che può venire spezzato soltanto dall’estremo sacrificio, la morte, che però genera vita immortale.
Nella versione greca, Agdistis, il dio-pietra ermafrodita, è un presentato come una creatura mostruosa, che Zeus amputa per disgusto. Questo era infatti come la società patriarcale rappresentava la Grande Dea delle religioni del Neolitico. La sua potente femminilità spaventava terribilmente i Greci, così come le altre società patriarcali dell’epoca, che sottomisero la civiltà matrifocale diffusa nella Vecchia Europa. Perciò la dipinsero come un mostro.
In realtà però, al di sotto della maschera, possiamo ancora leggere parti di una vicenda sacra, che rappresenta l’eterno rinconrrersi ed amarsi del principio maschile e di quello femminile presenti entrambi in ognuno di noi, dell’irresistibile impulso alla creazione che nasce da dentro e che per nascere ci chiede il sacrificio di una parte di noi, per poi riunirci nuovamente, in un’altra forma.
Il ritmo di questa storia ricorda una spirale, e il Pino, col suo tronco che si staglia verso il cosmo e la sua radice fittonante che penetra nelle profondità della Terra, è il simbolo saturnino di forze potenti e contrapposte, che in lui si fondono in un’alchimia purificatrice che dà luogo alla resina, il pianto di luce del Pino, la sua essenza cosmica.
I cicli biologici del Pino seguono ritmi lenti, planetari, e sui suoi rami più generazioni di frutti vivono una accanto all’altra, impregnandosi di informazioni cosmiche.